RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

I Mirabilia urbis Romae

Tra i fogli del manoscritto latino 3973 della Biblioteca Vaticana (sec. XII) e tra quelli di altri numerosi manoscritti di biblioteche italiane ed estere è conservato un piccolo opuscolo, capolavoro della letteratura latina medievale, i “Mirabilia Urbis Romae”.
Per lunghi secoli dimenticato, il trattetello è stato pubblicato per la prima volta nell’Ottocento dallo studioso tedesco H. Jordan (1887), e successivamente dal L. Duchesne all’inizio del 900 (1904), e circa 40 dopo, nel 1940 da R. Valentini e Zucchetti; ma tutte e tre queste edizioni, destinate ad un pubblico ristretto di studiosi, di fatto hanno lasciato nel sonno il prezioso opuscoletto.
Le edizioni Tored hanno nei loro obiettivi editoriali quello di proporre alla lettura e alla conoscenza del pubblico testi inediti o poco conosciuti, che al di là del loro attuale stato di oblio, hanno avuto per i tempi in cui sono apparsi rilievo di circolazione e importanza culturale.
È caso dei Mirabilia, un trattatello originariamente scritto in latino, la cui redazione più antica databile 1140 - 1143 c’è tramandata in un’opera della curia romana di carattere amministrativo - liturgico, il cosiddetto Liberò Polipticus composto da Benedetto canonico di San Pietro.
I “Mirabilia” possono definirsi “la guida medievale di Roma”, perché rispetto ai precedenti itinerari o ai vari e semplici cataloghi di monumenti e di chiese, presentano Roma con un carattere completamente nuovo che mostra una maggiore consapevolezza del fascino dell’antichità e un vivo interesse per il leggendario e il simbolico della tradizione classica e cristiana. L’opuscolo ebbe una grande fortuna nel Medioevo, poiché era la guida che indirizzava i pellegrini nella loro conoscenza della città di Roma, sia per i monumenti pagani che per quelli cristiani. Fu tradotto in varie lingue ed ebbe numerosi volgarizzamenti; e naturalmente sta alla base di tutte le guide della città che si sono susseguite nel tempo e dell’idea di incanto e di fascino che in ogni epoca ha suscitato Roma.
Il trattatello si divide in trentadue capitoli, ognuno dei quali dedicato a monumenti (le mura, le porte, gli archi, i colli, le terme, i palazzi, i teatri, i ponti, i cimiteri) o a zone della città ( il Campo Marzio, il Campidoglio, i Fori, l’area del Palatino, del Colosseo, della Via Appia, il Circo Massimo, il Celio e gli altri colli, il Foro Boario, il Foro Littorio, la regione Circus Flamineus e Trastevere) ed è arricchito dal racconto di numerose leggende, come ad esempio la leggenda della visione di Ottaviano, delle statue dei Dioscuri e del cavallo di Costantino, che rendono in modo fascinoso il clima e la tipologia di cultura che circolavano a Roma nel secolo XII.
Il volume, curato da due studiose dell’Università di Roma “La Sapienza”, Maria Accame ed Emy dell’Oro, arricchito da un ampia introduzione storica, presenta il testo latino e la prima traduzione italiana moderna che invita ad una lettura che si presenta curiosa ed affascinante nello stesso tempo.

Maria Accame e Emy dell’Oro, I “Mirabilia urbis Romae”, Tored 2004

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 59 febbraio 2007