RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Arte

Barocco: “spazio” di comunicazione

Quello del Palazzo Chigi di Ariccia con la sua Piazza di Corte è uno spazio straordinariamente adatto a percepire i valori formali del Barocco: profondità, squarci prospettici, profonde inquadrature; elementi questi che devevano commuovere, conquistare; il nuovo linguaggio puntava direttamente ai sentimenti dello spettatore di questo "spettacolo" straordinario.
Le pareti che si aprono a scorci "surreali" sono cunei prospettici che ti invadono, che penetrano, e la volontà di celebrazione che questa arte esprime ti colpisce e si insinua in profondità.
Possiamo definire la volontà del Barocco di volere dimostrare tutta la grandezza e tutta la potenza della chiesa della controriforma e delle monarchie assolute, una anticipazione della moderna pubblicità?
Ci sono delle somiglianze, i meccanismi paiono gli stessi. Oggi per ottenere il risultato si spinge sull'acceleratore, si accentuano gli aspetti più gratificanti, per dare valore a ciò che ancora non l'ha, si ammicca a valori già riconosciuti e condivisi.
Il nuovo Museo del Barocco Romano di Ariccia per certi aspetti non realizza completamente gli obiettivi che questa corrente artistica si era dato, proponendo opere che rimandano ad una lettura del seicento più intima, meno celebrativa.
Questa percezione è dovuta sicuramente alle opere stesse. Esse sono tutte di formato contenuto, a volte bozzetti per grandi cicli di affreschi o per impegnative pale d'altare e comunque opere legate oltre che alla sensibilità dei collezionisti e degli storici che le hanno donate, anche alle necessità di spazio che una raccolta richiede.
Anche l'allestimento gioca la sua parte, la quadreria proposta ci rimanda ad una dimensione più intima e persino la scelta degli ambienti, originariamente di servizio e non le sale destinate alle attività pubbliche dei Chigi, determinano questo sapore lontano dal monumentale, dal celebrativo.
Lasciando agli studiosi ed esperti valutazioni ed approfondimenti critici e storici vogliamo puntare l'attenzione su alcuni aspetti utili per riflettere sull'impatto che una iniziativa di tale portata ha con il nostro territorio.
In primo luogo bisogna dire che la realizzazione di un Museo del Barocco Romano a Palazzo Chigi ad Ariccia si presenta come un raro esempio di proposta di alto valore scientifico e culturale per il territorio, in contro tendenza con la normale prassi che vede i comuni vicini alle grandi città ed i territori periferici usati, consumati, depredati; è prassi consolidata quella di decontestualizzare opere di valore per nasconderle poi nei magazzini dei musei romani.
Nel nostro caso, in particolare, non è stato pensato un museo "piccolo" adatto ad una provincia poco dedita alla cultura e insensibile all'arte, ma finalmente una operazione di grande respiro che può rimettere in moto ulteriori ricerche e approfondimenti delle tematiche del Barocco Romano, che fu un grande cantiere ricchissimo di iniziative e fervore creativo, e che ha visto i Castelli Romani comprimari di primo piano.
Il progetto di allestimento del museo si è già posto in questa direzione. I cartelli esplicativi risultano esaurienti, di facile lettura e quindi molto utili anche ai non esperti, per la comprensione dei temi e degli autori. Le didascalie, inoltre, ricche di indicazioni portano anche riferimenti e notizie storiche sulle cornici delle opere dando così un prezioso contributo alla conoscenza e alla divulgazione delle Arti Applicate troppo spesso ignorate o relegate in spazi residuali.
Un appunto va fatto alle transenne posizionate a protezione delle opere. Queste risultano invasive e non in sintonia con la qualità delle opere e dell'insieme delle sale. Suggeriamo di ripensarle per renderle meno evidenti e più discrete.
Sicuramente questo nuovo "luogo" porterà crescita e sviluppo se saprà accogliere e ben proporsi ai visitatori. Sarà però necessario realizzare una programmazione ben modulata tale da rendere sempre "attraenti" le proposte, non per un mero esercizio spettacolare, ma per sviluppare sempre nuove riflessioni sui materiali museali ed attirare altre donazioni e lasciti con ulteriori incrementi dei visitatori.
Chi non è un addetto ai lavori, con questo progetto potrà divenire più consapevole del valore che il proprio territorio esprime, sentire più forte l'appartenenza alla propria terra e aderire ai luoghi in cui vive. Ciò darà il senso della concatenazione e necessità della storia, che diventa in questo modo anche la propria, per riflettere su storie più ampie.

Per la rubrica Arte - Numero 78 febbraio 2009