E' nostra intenzione a partire da questo numero della Rivista presentare alcune aziende vitivinicole del comprensorio dei Castelli Romani che si sono messe in luce sia sotto l'aspetto agronomico, anche attraverso la sperimentazione di tecniche culturali innovative, e sia sotto l'aspetto imprenditoriale-commerciale per le oculate azioni di comunicazione e marketing attuate, e che tendono realmente o in prospettiva a migliorare l'immagine dei nostri vini sui mercati italiani ed esteri.
Iniziamo con l'Azienda S.A.I.T.A. PRINCIPE PALLAVICINI, che è compresa nel territorio che si estende tra Colonna e Frascati, vicino all'antica Labicum. La famiglia Pallavicini si distingue per la cura particolare indirizzata ad ottenere prodotti a basso impatto ambientale; la superficie a vigneto è di circa 64 ettari e la sede amministrativa, con alla presidenza Maria Camilla Pallavicini, è a Roma all'interno di Palazzo Pallavicini Rospigliosi, ove è ubicato il Casino dell'Aurora Pallavicini, gioiello del barocco romano. La responsabile della commercializzazione è la Dott.ssa Giovanna Trisorio, le consulenze vinicole dell'enologo Carlo Roveda, ma è con Mauro De Angelis, responsabile delle attività agronomiche, che intavoliamo un cordiale colloquio.
Mauro De Angelis è da circa due mesi anche Presidente del Consorzio di Tutela della D.O.C. Frascati e ci riserviamo di ricontattarlo, sotto questa veste, per avere precise notizie di eventuali nuove iniziative viti-enologiche attuate dal Consorzio medesimo.
Chiediamo al De Angelis della S.A.I.T.A. se nell'Azienda è prevista l'implementazione di nuovi vitigni e le eventuali possibili ripercussioni sul "marchio" in caso di abbandono dei vitigni autoctoni. Chiediamo, inoltre, quali sono le dimensioni e le produzioni delle aziende del comprensorio e se l'innovazione apre concretamente nuovi canali di commercializzazione.
Le risposte che ci fornisce sono sintetiche e precise: "L'Azienda Pallavicini di Colonna-Frascati sta implementando la coltivazione di uve a bacca bianca storiche, Malvasia Puntinata, Greco, Bombino, Trebbiano giallo e per le uve rosse il Cesanese e i vitigni bordolesi (questi ultimi anche presso l'Azienda Pallavicini di Cerveteri). Per alcune varietà si recupera il materiale dai vigneti aziendali di età tra i 40 e i 50 anni. L'introduzione di vitigni non prettamente autoctoni ha aiutato il marchio ad emergere in diversi casi con vini dal taglio più moderno e ha consentito di diversificare le produzioni e di esaltare la vocazione del territorio pur non sminuendo la valenza dei vitigni storici. Aprire nuovi orizzonti in un mercato maturo come quello del vino richiede innovazione. Le aziende prevalentemente più grandi in un contesto di grande frazionamento hanno spesso più innovato (nel Lazio sono alcune decine). Per il Frascati D.O.C. verticalizzare la produzione, istituendo la D.O.C.G. - Denominazione di Origine Controllata e Garantita - diventa l'elemento cardine per affrontare positivamente le nuove disposizioni comunitarie."
"Gli ettari coltivati a vigneto nel comprensorio sono circa 1.700, con una produzione vino di circa Hl. 120.000. L'imbottigliamento in zona e l'eventuale modifiche del disciplinare non possono avere riscontro se non supportate da promozione e sinergie con tutti i soggetti del territorio. Il nostro vino Frascati punta ad essere eccellenza del territorio, nonché a mantenere la sua origine di vino internazionale. Stiamo lavorando su questi aspetti e contemporaneamente per rendere i consumatori informati del nostro impegno. Chi a tavola consuma il nostro Frascati è il cardine vero di tutta l'attività dal vigneto alla bottiglia e l'obiettivo primario è quello di continuare a fornire un prodotto di qualità che venga sempre più orgogliosamente richiesto."
Da parte nostra non possiamo che ringraziare l'interlocutore e ricordare che i vini bianchi e rossi dell'Azienda hanno ottenuto, in base alle loro peculiari qualità organolettiche, prestigiosi premi nazionali ed esteri.