Si fa un gran parlare oggi di bullismo, delle stragi del sabato sera, del nichilismo verso cui le nuove generazioni, gli adolescenti e poco oltre, stanno correndo. Una sorta di lost generation che colpì i giovani americani prima della grande depressione (i romanzi di Scott Fitzgerald, per intenderci). A noi sembra che questo nichilismo abbia assunto comunque caratteri molto precisi, terreni, costosi: cellulari, automobili, vestiti firmati o griffati, mp3, iPod, piaceri a buon mercato consumati subito, in fretta e senza sentimenti, assenza di spirito di sacrificio, nessuna responsabilità , conflittualità latente verso ogni gerarchia e poi ancora: soldi, veline, grandi e miserabili fratelli, isole o penisole famose, Amici/Nemici e, uffa, quant'altro.
Insomma, pare evidente che cosa attiri i giovani, inutile girarci attorno. Abbiamo diagnostico la patologia, siamo in grado di proporre una cura? Dobbiamo ritenerci fortunati se i nostri figli non fanno parte di questo sistema? Chiaramente, per ogni genitore, il pensiero dei propri figli è quello che più fa soffrire. Ma l'idea di "vivere e lasciar morire", ammesso che i nostri figli non ne facciano parte (e su questo talvolta ci illudiamo) siamo certi che è la più vantaggiosa, l'unica strada da seguire?
Nata a Velletri per gioco o scommessa, la Compagnia dell'anello al naso è uscita dal nulla nel dicembre duemilasette, con una/due/cinque persone. Ora siamo trenta, di cui due terzi minori. Non sono un insegnante e quindi potrete capire benissimo le difficoltà che si provano ad aggregare una selezione di ragazzini alle prese con i problemi legati all'età adolescenziale e proporre loro un percorso teatrale/pedagogico. Non starò qui ad elencarli. Voglio parlare in positivo e non leccarmi le ferite, lo facciamo troppo spesso ed è ora di finirla. Occorre solo lavorare duramente. L'oro migliore è quello che giace in fondo ai barili di merda (e mi scuso dell'espressione un po' cruda ma, come diceva Mary Poppins, "quando ci vuole, ci vuole").
Si accreditano vari metodi per tenere uniti o sotto (apparente) controllo i ragazzi: dalle minacce alle ricompense, dal prospettare mète luminose al provare col solito metodo del bastone e la carota. Empiricamente racconto ciò che nel nostro caso ha funzionato Tanto per cominciare, è l'aver lasciati liberi i ragazzi di modificare personaggi e copione secondo la propria fantasia, il carattere, le peculiarità personali, la disponibilità a mettersi in gioco. Non solo. Abbiamo anche lasciato spazio ad alcune iniziative di regia: qualcuno proponeva movimenti e soluzioni per sé e i compagni, un lavoro che solitamente spetta al regista (in questo caso il sottoscritto ed Emanuela Elisei).
Spesso le soluzioni erano azzardate, non pertinenti. Credo di poter dire che non abbiamo mai bocciato nulla, ma modificato insieme quelle più stravaganti. Credo che nel nostro ruolo di adulti siamo sati in grado di incoraggiare la creatività .
Ci piace vedere una scintilla trasformarsi in fuochi d'artificio.
Poi le difficoltà . Devo confessare che alcuni momenti sono stati davvero difficili: abbiamo temuto di non riuscire a trattenere il gruppo, serate e prove cariche di tensione, chiarimenti faticosi, minacce di espulsione (tipo partita di calcio dove l'arbitro, ahimè, è sempre...cornuto!). Ma ci siamo ricordati che uno dei consigli migliori che abbiamo sentito è quello che ripetono le hostess in caso di pericolo:" Indossate la maschera di ossigeno prima di aiutare gli altri". Non siamo di aiuto a nessuno quando ci sentiamo il fiato sul collo. Occorre concedersi un periodo di riposo. Così lasciamo liberi i ragazzi per un certo periodo di tempo.
Inoltre si sono responsabilizzati e ora collaborano a tutte (o quasi) le fasi di allestimento degli spettacoli. Valga un esempio: l'anno scorso, al cambio scena, nessuno muoveva un dito. Oggi, tutti dentro, tutti al lavoro. Lentamente il gruppo è cresciuto, ma bisogna fare attenzione ai nuovi inserimenti: mai farlo di getto, ma programmarlo, parlarne, stabilire tempi e modalità , attendere magari qualche tempo in più, magari un nuovo spettacolo.
Quando la cellula madre è compatta, bisognerebbe evitare un lievitamento non autorizzato e frettoloso.
I pericolo non sono dietro l'angolo: sono davanti a noi, visibili. Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è sorto per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo
Nel nostro spettacolo, "Affari di Scimmie" gli alunni, sulle note emblematiche di The Wall dei Pink Floyd, buttano giù un muro che li separa dalla Professoressa.
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