Assieme all'Appia la via Latina, nata in epoca preclassica in funzione della transumanza e dei commerci con le popolazioni dell'Italia centro-meridionale, costituì per tutto l'evo antico una delle principali direttive di comunicazione tra Roma e il sud della Penisola. Il suo tracciato, di 216 km, venne realizzato solo nella prima metà del IV secolo a.C. e giungeva sino a Capua; la sede carrabile era ampia circa 4 m, mentre i marciapiedi, destinati ad un eccezionale traffico di pedoni, avevano un'ampiezza compresa tra 3 e 3,5 m. Una iscrizione della prima metà del I secolo d.C. attesta, inoltre, l'esistenza di un magistrato preposto alla sua puntuale manutenzione (curator viarum Labicanae et Latinae).
È opinione comune che la via Latina sia stata realizzata per scopi militari, dal momento che lungo questa direttrice si verificarono i principali scontri tra Roma e la Lega Latina così come quelli tra Roma e le popolazioni degli Equi e dei Volsci; allo stesso modo essa costituì la direttrice d'espansione verso il territorio dei Sanniti, con due avamposti di protezione al territorio romano rappresentati dai centri di Tusculum e dell'Algidum (Monte Castellaccio). Con la costruzione della via Appia la via in oggetto divenne un percorso di importanza secondaria, per tornare ad assumere l'antica preminenza solo quando, nella tarda antichità , la regina viarum, bisognosa di eccessiva manutenzione, venne abbandonata a se stessa:
Nel Medioevo la via Latina tornò così ad essere una via di prim'ordine nei collegamenti verso il Meridione, come dimostra lo storico di Cesarea, Procopio, che dice i Goti stanziati ad una ventina di miglia da Roma, con tutta probabilità sulle cime dell'Algidum (sebbene lo storico erroneamente parli di una zona a ovest di Roma), pronti a sbarrare la strada lungo la via Latina all'esercito bizantino inviato nel 538 a Napoli in soccorso di Belisario (Bell. Goth. II 5, 32C).
Lungo la via, che nasce assieme a l'Appia a Porta Capena per distaccarsene subito dopo, nel territorio dei Castelli Romani, innumerevoli sono i monumenti antichi, tra cui imponenti strutture di ville, cisterne, santuari e tombe. All'altezza dell'VIII miglio della via Latina, corrispondente al km 4 della moderna Anagnina, nella zona di Morena (che mutua il suo nome dai Licini Murena, proprietari del fondo) è possibile ricordare i resti di una villa di notevoli dimensioni e pregio di cui sono conservate le sostruzioni, le cisterne, la piscina e resti di gallerie funzionali all'estrazione della pozzolana (ma precedenti alla villa). La torre di Morena, non molto distante, è del XIII secolo. Nella zona oggi occupata dal centro Ikea sono invece emerse tracce di una villa preromana da ascrivere al VI secolo a.C.
Al IX miglio della via Latina si trovano i resti della c.d. villa dei Centroni, costruita verso la fine del I secolo a.C. e disposta su terrazzamenti multipli (la villa vera e propria era nel terrazzamento più alto, mentre la parte più bassa era destinata a giardino con la natatio).
Nei pressi del X miglio, invece, resti di un imponente mausoleo di un illustre sconosciuto precedono di poco la zona della catacomba Ad Decimum, di cui si è avuto modo di parlare diffusamente, e della villa, articolata in almeno due grandi terrazzamenti (perimetro di 210 x 110 m.) individuata presso l'incrocio di via di Cavona e Castel Savelli. Quest'ultima è attribuita a Rufino Vinicio Opimiano, console suffeto nel 155 d.C. e proconsole d'Asia. Poco distante sono ancora visibili i resti del castello Savelli (o Borghetto), edificato dai Conti di Tuscolo nell'XI secolo, con cinta muraria turrita, una chiesa e una torre campanaria. Il complesso, divenuto possesso dei Savelli, fu da questi ceduto all'abbazia di Grottaferrata verso la fine del XV secolo in cambio del castello di Ariccia.
Superato l'abitato di Grottaferrata, l'altro grande complesso di ruderi sull'antica via è quello relativo al Castello di Molara, sorto su un territorio occupato da un insediamento abitativo dell'Età del Bronzo Finale; nella medesima zona si deve ricercare anche la seconda statio della via Latina, detta Roboraria, nome allusivo forse alle querce che caratterizzavano il luogo, ovvero alle forze che qui i viandanti riacquistavano (da precisare che la localizzazione oscilla tra il XII e il XV miglio), così come l'importante monastero di S. Agata, ai piedi del Tuscolo, che una tradizione nata da una cattiva interpretazione di alcuni documenti epigrafici indica come creazione di Giovanni di Cappadocia, amico e allievo di S. Basilio e di S. Gregorio di Nazianzo. Il Castello medievale fu sede di rappresentanza della famiglia Annibaldi, imparentatasi nell'XI secolo con i Conti di Tuscolo: essi raggiunsero l'apogeo con il nipote di Papa Innocenzo III (al soglio pontificio dal 1198 al 1216), il cardinale Riccardo, che diede lustro a questo centro, difeso con duplice e turrita cinta muraria. Qui, tra gli illustri ospiti degli Annibaldi, si annoverano papa Innocenzo IV (1243 e 1254), Carlo d'Angiò (1266) e S. Tommaso d'Aquino (1271). La decadenza del castello coincise con il venir meno della sua funzione di controllo sulla via Latina: tutta la valle venne infatti a trovarsi, nel corso del XV secolo, nelle mani dei Colonna.
Proseguendo lungo la via Latina verso il Tuscolo risultano ancora ben visibili tratti dell'antico lastricato della via assieme a sostruzioni (una serie di ambienti con copertura a botte parzialmente ricoperti da opus reticulatum) di una villa prima attribuita a Cicerone, poi a Tiberio, oggi invero considerate pertinenti ad un santuario extraurbano. Per la precisione sono noti tre diverticoli che raggiungevano il Tusculum: la c.d. Via dei Sepolcri, (come quello di Marco Celio Viniciano databile al I secolo a.C.), un altro diverticolo che, diramandosi, raggiungeva da un lato il Tuscolo, dall'altro andava a congiungersi alla sottostante via Labicana, lambendo Montecompatri; un terzo invece che raggiungeva la Labicana passando per l'Algidum. Con l'accenno al vicino abitato di Frascati, nato intorno all'IX secolo, ben distinto da Tuscolo, di cui raccolse i profughi dopo la distruzione del 1191, e il ricordo della sua cattedrale, S. Maria in Vivario, insistente su un vivarium di una villa romana (ne rimangono dei lacerti nella zona absidale), si chiude questa prima, brevissima panoramica sulla via che Strabone (V 3) così descriveva: "... la via Latina, che raggiunge l'Appia a Casilinum, città che dista da Capua 19 stadi. Essa comincia dalla via Appia, divergendo da questa sulla sinistra, vicino a Roma; dopo essere salita per un po' attraverso il monte Tuscolano, tra la città di Tusculum e il monte Albano, scende verso la piccola città di Algidum e la taverna ad Pictas. Poi si incontra con la Labicana....".