All'origine dell'ambizioso progetto di costituzione di BEIC, acronimo di biblioteca europea dell'informazione e della cultura, si trova un accordo di programma risalente all'anno 2000 sottoscritto dalla Regione Lombardia e promosso in unione con il Ministero dei Beni culturali, il Comune di Milano, la Provincia di Milano, l'Università degli Studi e il Politecnico di Milano. La nuova biblioteca europea, unico esempio a livello nazionale d'innovativa struttura bibliotecaria che unisce la crescente moltitudine delle attuali fonti informative (a stampa, elettroniche, remote, multimediali), inserisce nella propria mission quella di combinare le funzioni di una grande public library anglosassone con quelle di un centro servizi (per università , imprese, ecc.) per promuovere la ricerca integrata in Europa, integrandosi con il sistema bibliotecario nazionale, regionale universitario, comunale. Ancor più coniugando la funzionalità di una biblioteca con un appeal da moderno centro culturale, è espressione dell'evoluzione della società , che esige una servizio in grado di divulgare la circolarità del sapere con le potenzialità aperte dalle nuove tecnologie, superando in un certo senso i limiti strutturali che le attuali strutture presentano rispetto alle esigenze delle ricerche interdisciplinari.
Frutto dei lavori preparatori predisposti dall'Associazione "Milano Biblioteca del 2000" (1998-2000), che si era occupata di promuovere la creazione del progetto, l'accordo di programma ha recepito e sviluppato gli stessi obiettivi, dotandosi di un sostanzioso finanziamento assicurato in parte con contributi della stessa Regione Lombardia, in parte con un contributo della Fondazione Cariplo concesso direttamente all'Associazione. Nel corso degli anni si sono susseguite le adesioni, delineando man mano un profilo giuridico che rispecchia il modello atipico della fondazione di partecipazione, evoluzione delle fondazioni operative tradizionali, che si caratterizza in una pluralità di fondatori (pubblici e privati), i quali partecipano attivamente alla gestione del nuovo ente. L'apertura a diversi promotori è infatti il tratto peculiare del progetto BEIC, che oltre alla Fondazione in questione, ente propulsore e coordinatore, al Comune e alla Regione, può contare sull'adesione di altri soci fondatori, come ben due Ministeri (dei Beni Culturali e dell'Istruzione), due Università (degli studi di Milano e Politecnico): un segnale positivo di condivisione dell'eccellenza di un progetto che si pone come punto di riferimento per la sua formula "ibrida" sia a livello nazionale che internazionale.
Negli altri paesi europei, infatti, il modello di reference library è una realtà già affermata, ovvero quella di sviluppare un servizio interattivo, in cui l'utente viene accolto, guidato e messo in condizione di esprimere le sue domande in modo che possano essere soddisfatte nel modo migliore, utilizzando i documenti posseduti o ricorrendo a risorse remote, ma accessibili in rete. Il progetto è in sé corposo, prevedendo di fornire, per i stimati 4000 visitatori al giorno, più di mezzo milione di opere ad accesso libero e/o integralmente digitalizzate, ordinate per materia, relative a tutti i rami del sapere, sistematicamente organizzate e selezionate. Ci sarà anche una stretta integrazione con le banche dati nazionali e internazionali, un laboratorio per ragazzi, una emeroteca ed un media forum il tutto all'interno di 65 mila metri quadrati di suolo (riqualificazione area ex scalo ferroviario di Porta Vittoria).
Nota dolente del progetto: la questione dei finanziamenti, attualmente dibattuta attorno ai tavoli decisionali, in quanto solo 100 milioni dei finanziamenti necessari sono già stati stanziati (concessione dell'Area - Leggi 400 del 2000 e 289 del 2002). La restante parte, prevista per la costruzione e gli arredi, si aggira complessivamente attorno ai 262 milioni di euro distribuiti su quattro/cinque esercizi, dei quali due terzi a carico dello Stato (Infrastrutture, Expo, Tavolo per Milano), il resto con contributi di Comune, Regione, Province, Fondazioni, Privati. Se la Biblioteca venisse riconosciuta come uno degli elementi portanti dell'Expo 2015, la questione dei finanziamenti mancanti sarebbe pressoché risolta, potendo inserire il progetto all'interno del pacchetto delle risorse stanziate per il grande evento. Una prospettiva che permetterebbe alla biblioteca di divenire segno tangibile di un evento anche dopo la conclusione dello stesso, come sottolinea lo stesso presidente, prof. Padoa Schioppa "oltre alle infrastrutture primarie che servono alla realizzazione dell'Expo anche creare delle strutture che non solo sopravvivano alla manifestazione ma che arricchiscano il tessuto urbano e della Regione e che diano un valore aggiunto all'esposizione. E la Biblioteca rappresenterebbe sicuramente un'importante infrastruttura culturale".
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