Chi è che non conosce il "pane di Lariano", compatto, un po' scuro, saporito, si mantiene bene per qualche giorno. Ma pochi, probabilmente, sono stati a Lariano, piccolo comune dei castelli Romani a 350 mt sul livello del mare, posto sui Colli Albani alle pendici del Monte Artemisio, tra Velletri e Valmontone.
Una popolazione con un trend di crescita continuo dal 1871; dal 2001 a oggi i residenti sono ancora incrementati, passando da 10.356 a 12.500 abitanti. C'è chi è andato via, chi è tornato e chi è venuto a viverci; adesso ci sono anche i migranti (la cui concentrazione è comunque al di sotto della media laziale) che lavorano nell'agricoltura, nell'industria dei boschi (castagni) e nei servizi alla persona.
La sua piazza rimessa a nuovo disegna il centro di un piccolo insediamento, dotato di tutti i servizi essenziali, in cui la vita si dipana tranquilla, con la maggior parte delle abitazioni sparse sul territorio.
Origini antichissime si propongono per Lariano. Dal libro XXI della Storia romana di Tito Livio si può evincere che nel 536 a.c. sul Monte Algido vi fosse un tempio dedicato alla dea Fortuna. Sono due le ipotesi relative a questo Tempio (F. Tamburlani, Lariano un paese con la sua storia, 2007):
- che fosse stato costruito per avere la protezione della dea Fortuna, circostanza che presupponeva che nell'intorno fosse poi sorta una comunità romana;
- che la comunità nei dintorni dell'Algido fosse così numerosa da avere la necessità di erigerlo.
La storia di questo piccolo paese, di cui peraltro sono rimaste pochissime tracce, è, dunque, ricchissima.
Ara Jani o famiglia romana Arria? Due sono le possibilità maggiormente percorse sull'origine del nome di Lariano, comunque usato in documenti che risalgono al X-XI secolo .
Alcuni storici affermano che un'Ara Jani sia stata eretta in tempi remotissimi nell'ambito di un luogo di culto (un tempio dedicato appunto al dio Giano o, secondo altri, alla dea Fortuna o a Diana) situato su una delle cime della catena dell'Artemisio dove ora si trovano i ruderi del Maschio o castello di Lariano, più raramente denominato, in vecchie mappe, Castello dell'Algido. Da Ara Jani sarebbe quindi derivato per modifiche successive il nome di Ariano e, quindi, quello di Lariano. Secondo questo filone di ipotesi, recentemente qualcuno ha indicato anche che alcuni secoli fa sul Maschio sarebbe stata rinvenuta anche una bellissima testa di Giano bifronte.
Altri hanno sostenuto che il nome di Lariano fosse derivato da quello di una famiglia romana - la gens Arria - presente in vari documenti anche se non vi sono specifiche indicazioni che la collegano direttamente a Lariano. Di certo nell'Ottocento proprio nell'area ora ampiamente edificata furono trovate tre "statue d'Atleti" di epoca romana, attualmente conservate nei Musei Capitolini, che certamente ornavano all'origine una villa patrizia.)
Il luogo è stato strategico nel lungo dominio di Roma, ma anche successivamente, per la sua posizione, di cui allora non veniva certo apprezzato il valore paesaggistico quanto quello di "domino" sul territorio circostante. Dall'alto del Maschio, infatti, si dominava la vista della via Appia e della Via Latina. Quando i barbari si appropriarono dei beni di Roma, è molto probabile che numerose popolazioni si fossero rifugiate sul monte, come un luogo sicuro.
Resosi così importante, il Maschio, a partire dal 1174 (anno da cui si cominciano ad avere indicazioni storiche certe su Lariano) entrò nelle mire espansionistiche dei potenti : i monaci di Grottaferrata, tenutari e proprietari delle zone, passarono il territorio ai Conti di Tuscolo, ma tutta la zona per volere di Papa Alessandro III, rimase di diretta proprietà della chiesa.
E' stata poi lunghissima la storia dell'appropriazione del castello in vicende alterne tra la chiesa e le varie famiglie nobiliari.
Il Castello fu distrutto nel 1436 e il territorio donato da parte di Eugenio IV a Velletri, riconoscente degli aiuti che i soldati veliterni avevano dato al Papa contro i Colonna per la conquista della Rocca, che venne incendiata e rasa al suolo. I Colonna tentarono, a più riprese, di riprenderla, fino a che la controversia fu sistemata, a opera del Cardinale Rovano: ai veliterni fu assegnata la parte di territorio che a partire dalla cima del Maschio guarda verso Velletri e l'altro versante fu concesso ai Colonna.
Dopo la distruzione del castello, la popolazione, che era vissuta al servizio dei feudatari di divise in due:
- la parte dedita alle armi, la più numerosa, si trasferì a Velletri;
- la fascia di contadini dedita alla coltivazione de i campi e dei vigneti, impiantati più a valle, rimase nel territorio di Lariano sotto il Maschio, vicino ai boschi e ai terreni più facilmente coltivabili dove fu praticata anche la pastorizia. Ed è proprio questa gente che ha costituito l'anello di connessione tra la vecchia Lariano e la nuova.
"La popolazione di Lariano non scomparve mai ed i larianesi di oggi sono i figli di quelli che ebbero vita propria ed indipendenza tra le mura del proprio castello" (Ferruccio Tata-Nardini, Lariano e la sua storia).
Per questa popolazione cominciò una vita di stenti, tra le capanne di paglia e fango - sostituite poi da baracche di legno - costruite vicino ai luoghi di lavoro, dove venivano praticati il taglio del bosco , le coltivazioni e la pastorizia (inizialmente nella zona di Colle Fiorentino e Colle Paccione). Pesante era la vessazione della "corrisposta" del prodotto ricavato dai tagli del bosco , che gli abitanti dovevano versare al Comune di Velletri, proprietario della maggior parte delle terre.
A partire dal 1800 la popolazione di Lariano cominciò le rivendicazioni, in particolare richiese l'uso civico sui terreni comunali che per anni avevano coltivato. La situazione si risolse soltanto nel 1935 con una sentenza del Commissariato agli usi civici che dette causa vinta ai larianesi per la costituzione dei Beni demaniali di Lariano, che dovevano essere amministratati, tramite un Commissario prefettizio, a favore delle genti di Lariano.
La corrisposta andò così a vantaggio dei larianesi: furono costruite strade, il "palazzo" dei Beni demaniali, che poi servì come ufficio postale, caserma dei carabinieri, farmacia, delegazione comunale.
Nel 1957 venne costituito il Comitato per l'autonomia locale. Lariano riuscì a staccarsi da Velletri e diventare comune nel 1967.
Oggi Lariano riesce a valorizzare le sue rilevanti risorse turistiche e culturali attraverso feste, sagre ed eventi sportivi. E' dotata di campi da tennis, di palla a volo di pallacanestro e calcetto e di uno stadio. Numerose sono le associazioni che testimoniano della partecipazione dei cittadini alla vita sociale.
Ma a Lariano si sono sviluppate anche importanti attività produttive: dalla filiera legata al taglio del bosco di castagni (molte imprese sono localizzate lungo la via Ariana), alle piccole e medie imprese artigianali, agroalimentari e commerciali, ma non mancano vetrerie, artigianato del marmo e del gesso, produzione di materiali edili ed import ed export di funghi e altri prodotti del sottobosco.
I Larianesi sono stati un popolo combattivo e capace di attendere. Oggi, la forza di questa gente è rimasta intatta nei ricordi e nell'affermazione dell'identità del luogo: la Rocca come bene paesaggistico, niente più soprusi, un uso attento del bosco, una sapienza nella ristorazione e nella preparazione dei prodotti locali, la forza del pane, per il quale i panificatori si stanno impegnando al fine di l'ottenere l'importante riconoscimento dell'Indicazione Geografica Protetta (IGP).
Si ringrazia Enzo Ciminari per l'estrema disponibilità dimostrata a fornire le informazioni e la documentazione che hanno permesso l'elaborazione dell'articolo