Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Totò ad Albano

Siamo uomini o caporali? (1955)

«Piazza della Rotonda, via dei Travoni e via Don Luigi Minzoni sono il set di una delle sequenze più significative del film testamento di Totò»

 

Considerato giustamente da Totò il suo testamento spirituale (il Principe è soggettista e cosceneggiatore e il film porta, non a caso, lo stesso titolo della sua autobiografia), Siamo uomini o caporali? si collega a quelle poche pellicole nelle quali il grande attore partenopeo riesce a coniugare farsa e comicità con una vena realista e malinconica (basti pensare soltanto al finale che richiama quello celeberrimo di Chaplin in Luci della città) che trasforma la sua maschera comica in un personaggio a tutto tondo con il quale ci si può facilmente identificare.
Rinchiuso in un manicomio per aver aggredito un isterico capocomparse, Totò Esposito (Totò) racconta allo psicanalista la storia della sua vita fatta di umiliazioni e soprusi e la sua teoria sulla classificazione dell'umanità in due grandi categorie: uomini e caporali. «Gli uomini - dice Totò al dottore che lo esamina - sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell'ombra grigia di un'esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l'autorità, l'abilità o l'intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque».
Nel centro storico di Albano Laziale è girato il finale di una delle sequenze più divertenti e significative del film: per sbarcare il lunario durante l'occupazione tedesca, Totò si trasforma nell'"uomo delle file". Mettendosi al servizio di quanti non vogliono fare interminabili code davanti ai pochi negozi aperti, riesce puntualmente, attraverso astuti stratagemmi e ingegnosi travestimenti, a sopravanzare gli altri poveracci in fila finché, nei panni di un ufficiale nazista, viene scoperto dal "caporale" fascista (uno strepitoso Paolo Stoppa, che interpreta tutti i caporali del film). Il set nel quale avviene l'inseguimento finale è il quartiere San Paolo. In particolare la zona compresa tra piazza della Rotonda, via Don Luigi Minzoni (in fondo alla strada si intravedono le arcate del Pio Stabilimento dei Poveri Infermi, poi ex Ospedale Civico S. Giuseppe e oggi sede dell'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune), e via dei Travoni dove, nello slargo che custodisce ancora i due alberi che vediamo nel film, avviene la cattura del povero Totò, travestitosi inutilmente da cieco.
Stroncato dalla critica dell'epoca, come peraltro quasi tutti i film di Totò, Siamo uomini o caporali? fu un grande successo al botteghino ed è stato poi ampiamente rivalutato negli anni successivi.

Per la rubrica Cinema - Numero 93 luglio 2010