Che cos'è il Commercio Equo e Solidale? Come è nato, e che cos'ha di “innovativo”?
Il Commercio Equo e Solidale è una “perla preziosa”: se è vero che i prodotti che vendiamo vengono da piccoli progetti che consentono a persone svantaggiate del Sud del mondo (soprattutto cooperative di donne) di ricevere un salario dignitoso e magari sottrarsi alla prostituzione, o ad altre persone di investire questo denaro in opere sociali (asili, consultori, ambulatori…), allora il nostro Commercio ha colto nel segno. E questo è ciò per cui lavoriamo. L'impiego di questo denaro (del quale nulla va a noi, che siamo tutti volontari) va controllato sul posto: ci sono delle equipes che viaggiano continuamente e si assicurano che siano rispettati certi standard. Purtroppo ci sono stati dei casi in cui alcuni punti della filiera sono sfuggiti al controllo; ma fortunatamente si è trattato di episodi isolati, e possiamo dire – anche per esperienza personale – che nella stragrande maggioranza dei casi i piccoli progetti vengono tutti seguiti, dall'inizio alla fine.
L'idea del Commercio Equo è nata in Europa settentrionale (Olanda, Germania, Inghilterra per prime) - e in Italia prima a Bolzano poi a Verona - da religiosi che per via delle missioni erano strettamente in contatto con popolazioni di India, Indonesia, Bangladesh, Nepal, Filippine, Ruanda, Ghana, Costa d'Avorio, Palestina, Salvador, Perù, Bolivia, Brasile, Messico, Venezuela, Cuba… I missionari, per dare a questa gente consapevolezza del valore e della dignità del proprio lavoro, cominciarono a vendere i loro manufatti e i loro prodotti artigianali nel retro delle chiese, nei locali parrocchiali… Ma il Commercio Equo è oggi qualcosa di completamente laico…
Quando e come è nata la vostra Bottega? Qual è stato il tuo ruolo nella sua apertura?
La Cooperativa di Albano è nata da tre donne, le “tre Terese” (Teresa Nodari, Teresa Orfini e me), e conta oggi su 26 volontari. Io abito a Cava dei Selci, nel Comune di Marino. 15 anni fa venni a sapere dell'esistenza del Commercio Equo da un articolo di giornale; telefonai alla CTM* di Bolzano e venni a sapere che a Roma, in Via Cesare Baronio (zona Via Latina) c'era una bottega di quel tipo. Vi andai - era l'unica a Roma (oggi ve ne sono una decina), piccolissima - e offrii il mio aiuto. La bottega era in fase di trasloco in Via Lucio Sestio (zona Don Bosco). Lì a Don Bosco mi occupai del magazzino per circa due anni. Intanto, assieme alle altre “due Terese”, iniziavamo a “smuovere le acque” per far nascere una bottega (la prima dei Castelli) ad Albano, dove la collaborazione della Caritas e della Curia di Albano furono fondamentali, anche se ci volle molto tempo per avere le licenze e superare tutti i cavilli legali. Le altre due Terese finalmente, assieme ad alcuni volontari, aprirono ad Albano nel 1995, e io le raggiunsi nel 1996. Da allora non ho più lasciato la Cooperativa, l'ho vista crescere, e ora ci sono anche molti giovani.
Come il femminile ha connotato e connota il settore di cui vi occupate?
In realtà non so spiegarlo bene. Di fatto, dei 26 volontari della nostra Cooperativa, solo 4 sono uomini… Nella mia esperienza, ho trovato maggiore solidarietà tra le donne nel “lavoro”. E forse più propensione per la comunicazione e i rapporti con le persone, per il parlare con chi viene, più che vendere e basta. Nel nostro “commercio” c'è uno spirito molto fraterno, e la donna forse lo rappresenta con più spontaneità.
Ha avuto ed ha un ruolo, nella vostra attività, il fatto di svolgerla nel territorio dei Castelli? Quante sono le botteghe come la vostra nella zona?
So di una bottega come la nostra a Velletri, di un paio a Ciampino… Ultimamente ne è stata aperta un'altra ad Albano (non abbiamo certo problemi di concorrenza, ma anzi ci fa piacere che aprano altri punti vendita come il nostro… ce ne fossero!!). C'è un certo sviluppo di questo tipo di attività in questo periodo, forse anche perché si conoscono sempre di più le condizioni di povertà del Sud del Mondo, si è un po' più consapevoli di quanto il lavoro sia sfruttato in troppi paesi. Il nostro rapporto con il territorio in cui operiamo è ottimo. Innanzitutto, siamo in una ubicazione eccellente ad Albano: affianco alla Curia, di fronte alle edizioni Paoline, in una strada dove molti passeggiano a piedi… Per cui il messaggio viene recepito positivamente e con simpatia. Io che ho avuto esperienza di lavoro nello stesso tipo di bottega anche a Roma, posso dire che qui c'è più calore umano, maggiore sensibilità. Nelle grandi città c'è il rischio che le nostre vendite diventino più commerciali e anonime, e non passi bene il messaggio che c'è dietro: di giustizia, solidarietà, rispetto della dignità dell'uomo. Da qualche anno, grazie a diverse volontarie, impegnate anche nel mondo della scuola, sta decollando una nostra équipe di sensibilizzazione dedita all'organizzazione di incontri con esperti, scrittori, divulgatori delle stesse idee che muovono il nostro operato. Ci vuole tempo e molta preparazione, ma vale la pena di tentare anche queste nuove strade.
Le nuove tecnologie, i nuovi sistemi di comunicazione contano oggi nella vostra attività?
Certamente. Anche se non siamo noi “anziane” a saperle usare direttamente, ma i nostri giovani, ne beneficiamo tutti! Per esempio possiamo fare gli ordini per posta elettronica, gestire meglio acquisti e vendite con il computer, far sapere a più persone, con una e-mail, se organizziamo qualche iniziativa come quelle di cui ho appena detto. Certo che, se gli alimentari si possono acquistare anche tramite internet, per l'artigianato è preferibile prenderlo in mano, esaminarlo con cura, per vedere se è tutto a posto, se non è danneggiato.
A proposito di “comunicazione”… sapete che ogni anno, a Milano, si svolge la Fiera del Commercio Equo, a cui partecipano tutte le botteghe d'Italia e i grandi punti d'importazione? Quest'anno sarà a maggio, e vi parteciperemo anche noi ( equo@tiscali.it ).
* Cooperazione Terzo Mondo . La prima organizzazione del Commercio Equo in Italia
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- Numero 50 marzo 2006