Incontriamo il Presidente Posti a Genzano, presso la sede del Consorzio Vino Doc Colli Lanuvini.
L'accoglienza è cordialissima, i temi e le problematiche del settore vitivinicolo dei Castelli Romani sono, purtroppo, molteplici.
Con competenza e con molta passione il Presidente risponde alle nostre consuete domande.
Per migliorare la qualità dei vini è indispensabile l'implementazione di nuovi vitigni?
Sì, perché migliorano e rinnovano il prodotto ai gusti dei consumatori, dando la possibilità a ogni azienda di caratterizzare e distinguere i propri vini, nel rispetto del disciplinare di produzione.
Il "marchio" aziendale quali ripercussioni potrebbe avere in caso di abbandono dei vitigni autoctoni a favore di una implementazione di altri vitigni?
Migliorativa sotto tutti i punti di vista, accresce la potenzialità commerciale e ne rafforza l'immagine aziendale, offrendo prodotti nuovi e validi con lo stesso marchio.
Sono stati aperti nuovi canali di commercializzazione per quelle aziende che hanno innovato?
Sì, per le motivazioni di cui sopra.
I cambiamenti come sono recepiti dai committenti?
In maniera molto positiva. Evidenziano, finalmente, un territorio in evoluzione nella tradizione.
Qual è la dimensione media delle aziende che hanno innovato?
Sono aziende medio-grandi.
Quante sono?
Nel territorio di competenza possiamo enumerarne circa venti da 5 a 10 ettari, dieci oltre i 10 ettari e quattro oltre i 50. Lanuvio è il secondo Comune dei Castelli Romani, dopo Velletri, per superficie coltivata a vite.
La tipicità del prodotto vino è un dato essenziale? Va mantenuta e meglio definita? E come?
Sì, è un dato essenziale. La tradizione del comprensorio è rispettata dall'impegno aziendale che ha per base la qualità, sostenuta dalle moderne tecniche di coltivazione, vinificazione e commercializzazione.
La Strada dei Vini dei Castelli Romani quali positive prospettive può fornire a tutto il settore vitivinicolo? E' un'iniziativa sufficientemente conosciuta cui, comunque, è bene aderire?
Può contribuire, indubbiamente, alla conoscenza e valorizzazione dei vini e del territorio dei Castelli Romani. E' bene, quindi, aderire e partecipare alle attività in modo diretto ed efficace.
Il marketing territoriale e l'e-commerce sono da sviluppare e coordinare? E come?
E' da sviluppare nell'intera area castellana in maniera coordinata e integrata, soprattutto per quelle iniziative che hanno le stesse finalità (o finalità simili) nei vari comparti delle DOC.
L'e-commerce fatica, però, ad affermarsi. I vini dei Castelli sono in genere di largo e quotidiano consumo e l'e-commerce è forse un canale più adatto per vini particolari.
Un miglioramento organolettico dei vini dei Castelli Romani può convivere con una migliore qualità di vita del viticoltore? E come?
Sì, quando si migliora, si crea una "pioggia" di positivi effetti per tutti gli interessati.
Leggo da più parti, continua il Presidente Antonio Posti, anche sul numero 94 della vostra Rivista, articoli sulle cause della crisi vitivinicola dei Castelli Romani.
Le cause, a mio modesto parere, sono antiche: coltivazione della vite basata sulla produzione quantitativa e non qualitativa, inadeguata commercializzazione. Il "prezzo" di vendita (al ribasso) dei vini è spesso considerato, ancora oggi, un punto di forza!
Nei prossimi anni, probabilmente, si verificheranno nuove estirpazioni ma sono certo che vi saranno, anche, nuove acquisizioni da parte di produttori che troveranno reddituale la coltivazione della vite, attraverso le riconversioni, le produzioni di qualità e l'adeguata commercializzazione.
Altro passaggio fondamentale per risolvere la crisi è di attuare una sinergia territoriale. In altri termini è necessario che i vini siano presenti in maniera assortita su tutti i punti di vendita e di consumo del territorio, in particolare nella ristorazione e nelle enoteche.
Oltre alla Strada dei Vini i Consorzi di Tutela, in virtù della recente legge, possono svolgere un ruolo importante per la valorizzazione e la diffusione dei vini della DOC tutelata, ponendosi in collaborazione e non in concorrenza con gli organismi delle altre e diverse DOC. Su questo punto è necessario che la Regione Lazio, la Provincia, la Camera di Commercio e i Comuni effettuino il supporto necessario a progetti finalizzati.
La stampa e gli organi d'informazione, inoltre, dovrebbero dedicare più spazio per tutti quei vini castellani di pregio. Desidero far notare che l'area dei Colli Lanuvini resta, comunque, una importante realtà produttiva con oltre 1000 ettari coltivati a vigneto e con diverse aziende che stanno innovando. Il riconoscimento della qualità premia il viticoltore e nello stesso tempo è uno stimolo per un generale miglioramento produttivo dell'intero comprensorio.
Vorrei aggiungere a questo punto, se mi è consentito, una nota a margine.
Alcuni giorni fa ho incontrato alcuni validi operatori del settore di Roma, con i quali ho scambiato considerazioni e valutazioni sul mercato vinicolo.
Preciso che sono grossisti/rivenditori, proprietari e conduttori di enoteche e di ristoranti che vivono un periodo di difficoltà. La loro interpretazione che di seguito riporto, è interessante per capire anche la "crisi" dei vini dei Castelli Romani. Il consumo del vino, sostengono, è calato e la produzione di massa (compresa ovviamente quella dei Castelli) soffre. Siamo una nazione invecchiata, che consuma meno non solo il vino, ma riduce i consumi di qualsiasi bene in senso generale! Le aziende vitivinicole dell'area castellana, commercialmente organizzate, sono veramente poche e hanno puntato prevalentemente sulla grande distribuzione, dove la concorrenza è "feroce", e poco sui canali tradizionali. A questo punto ho precisato loro, prosegue Posti, che gran parte delle nostre realtà sono a gestione familiare: il passaggio dalla vigna alla cantina e al settore commerciale avviene con gli inevitabili disguidi e carenze. La risposta che ho ricevuto è che ci siamo fatti "sfilare" il mercato di Roma e in buona parte anche quello estero dei vini "importanti". Le cause della nostra crisi, come è evidente e come ha già scritto su "Vivavoce" l'enologo Sergio De Angelis, sono molteplici. Malgrado ciò desidero essere ottimista e continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno. E' importante comunque prendere atto tutti della realtà attuale, del cambiamento dei tempi e dei gusti, del fenomeno della globalizzazione.
I vini esteri cileni o argentini, ad esempio, sono presenti in tanti esercizi, mentre i vini dei Castelli, non solo non riescono a "sfondare" sui mercati esteri, ma non riescono neanche a conquistare i nostri mercati: nota cruciale, quest'ultima, da risolvere al più presto con razionalità e con la volontà di tutti.
Ringraziamo il Presidente Antonio Posti per le risposte forniteci e per la sua nota finale di ottimismo.
Condividiamo in pieno che una delle risoluzioni prioritarie dei problemi del comparto vitivinicolo castellano è quella di "sfondare" sui mercati non solo nazionali ma anche su quelli esteri e che occorre farlo in modo razionale e con la volontà di tutti. Verificheremo nelle nostre prossime interviste se veramente esiste questa volontà!
Sono importanti, infatti, sensibilità partecipativa e determinazione coerente di tutti i responsabili della filiera. Virtù quest'ultime che sarà possibile ritrovare al più presto?
Desideriamo anche noi essere ottimisti!