Proponiamo ai nostri lettori un passo da La Daniella, opera di George Sand ormai divenuta un classico e ripubblicata da Fazi editore nel 2005.
Così la introduce Arnaldo Colasanti , evidenziandone sentimenti universali che ne mantengono intatta l'attualità, a più di un secolo dalla sua prima uscita:
Di impronta fortemente anticlericale e assai critica nei confronti della mentalità e dei costumi italiani, l'opera, pubblicata nel 1856, sollevò grande scandalo in patria al quale fece seguito una dura polemica tra Francia e Italia. Centocinquant'anni dopo, la lettura di questo romanzo ne rivela gli aspetti meno provocatori e più sottilmente metaforici sulla potenza trasformatrice dell'amore, laddove amare Daniella per il protagonista significa anche imparare a conoscere e ad accettare un paese così diverso come l'Italia.
Nel prossimo numero riporteremo un brano che parla di Daniella, la giovane frascatana protagonista del romanzo.
Cap. XII Frascati, 31 marzo
Mio caro amico, temo di essere sprofondato nello spleen in questi ultimi giorni. Il mio disgusto di Roma si è concluso con qualche giorno di malattia. Ho abbandonato Roma e qui spero di stare meglio.
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C'è da dire che me ne sono andato in sordina. Appena mi sono rimesso in piedi mi sono fatto consigliare dal dottor Mayer qualche giorno in campagna. Mi sarebbe piaciuto ritornare a Tivoli, ma l'aria non è buona, e mi è stata consigliata Frascati… sei leghe da Roma, sui monti Tuscolani, piccola catena vulcanica che fa parte del sistema montagnoso del Lazio. C'è ancora la campagna romana, ma è alla fine dell'orribile deserto che circonda la capitale del mondo cattolico. Qui la terra cessa di essere incolta e la febbre si placa. Bisogna salire circa mezzora, a passo di cavallo, per raggiungere la linea d'aria pura che circola al di sopra della regione appestata dell'immensa pianura. Ma quest'aria pura è dovuta meno all'altezza del sole che alla coltivazione della terra e allo scorrere delle acque, poiché Tivoli, appollaiata più in alto di Frascati, non è al riparo dall'influenza malefica.
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Insomma, qui a Frascati si entra in un altro mondo, un piccolo mondo di giardini nelle rocce che, grazie al cielo, non somigliano a nulla, un mondo che ci fa comprendere le delizie della vita antica. Cercherò di darvene a poco a poco l'idea, poiché è uno stile molto netto, ed ecco che per la prima volta mi sento veramente lontano dalla Francia e in un nuovo paese. Per oggi non vi parlerò altro se non della mia sistemazione in una casa strana come tutto il resto.
Dimenticate subito la frase che ho appena detto: le delizie della vita antica, parlando della villeggiatura romana. La campagna che mi circonda merita l'aggettivo di deliziosa, ma la civiltà non esiste per il povero viaggiatore, e se le ville principesche che vedo dalla finestra attestano ciò che resta della grandezza, la popolazione operaia e borghese che vegeta ai loro piedi sembra non accorgersene nemmeno.
La città è comunque bella, non solo per il lato pittoresco e per le rovine sospese sopra i burroni, ma bella in sé. E' molto bene strutturata e costruita. Si entra da una porta fortificata che ha del carattere; la piazza, tipicamente italiana, con la fontana e la basilica, promette un'importanza, un'estensione e un'agiatezza che non esistono. Ma è così in tutti i piccoli paesi dello Stato della Chiesa: sempre una bella entrata, monumenti, qualche grande casa dall'aspetto signorile, qualche villa elegante e qualche ricco monastero che ha alcuni quadri di grandi pittori da mostrare, e poi, come città, una borgata dall'aria abbastanza buona, popolata di stracci, che all'interno racchiude una miseria sordida o una notevole sporcizia.
Sono entrato in una ventina di case per trovare un angolo dove potermi stabilire, e Dio sa se uno come me, cresciuto in un povero villaggio di contadini, ha pretese aristocratiche. Ovunque ho trovato il tipico contrasto di questo paese, un inutile lusso nei decori in mezzo all'indigenza assoluta, alla mancanza delle cose più necessarie per vivere. Nella casa più povera, sculture e pitture: da nessuna parte, a meno di pagarli un prezzo esorbitante, un letto pulito, una sedia con le sue quattro gambe, una finestra con tutti i vetri. Entravo in queste case per il loro aspetto. Ben costruite e pulite all'esterno, per via dell'aria pura, annunciavano l'agiatezza. Si resta stupiti di trovare, fin dall'entrata, una specie di vestibolo a volta che serve da latrina per i passanti, una scala nera, stretta, con gradini alti due piedi che porta a un tugurio infame il cui odore fa indietreggiare. E' ben vero che si ha del marmo sotto i piedi e degli affreschi autentici sulla testa. Il superfluo è il necessario per i romani, e viceversa.
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