Se ne parla da anni e almeno per noi, che ci lavoriamo, è divenuto un punto d'orgoglio. Dare le gambe e far marciare un' idea che rivoluzioni il tradizionale approccio della biblioteca ai suoi pubblici e degli amministratori alla biblioteca.
Mi spiego: la biblioteca è il solo servizio territoriale a forte valenza culturale e sociale con una propria rete capillare diffusa e consolidata. La biblioteca con le sue articolazioni, distribuite per comuni e a volta per frazioni, con i suoi punti prestito, là dove non c'è ancora la forza di aprire una sede strutturata e le sue presenze dentro negozi e esercizi commerciali - partner del progetto Biblioteca diffusa - è forse l'unico LUOGO ancora in grado di offrire una sponda a chi ha voglia non solo di leggere, informarsi, conoscere e crescere, ma anche a chi sente il bisogno di trovare e/o costruire relazioni umane, professionali, sociali.
Non so quanti cittadini, operatori economici, politici, amministratori si rendano conto di questo, della risorsa e delle potenzialità ancora inespresse di tali servizi, troppo spesso visti e considerati unicamente come spazi più o meno grandi, più o meno belli dove chi si trova ad essere studente, dalle elementari all'università "possa trovare un tavolo e una sedia per studiare". Tutto il resto sembra essere trasparente, non solo per la popolazione nel suo complesso - nei confronti della quale probabilmente difetta la comunicazione di ciò che sono le biblioteche - ma anche per i Comuni, "titolari" del servizio, impegnati quasi esclusivamente a domandarsi "quanto mi costa".
E non si riesce a guardare più in là .
Poi però non c'è amministratore o uomo pubblico che non lamenti la deriva di questa società che sembra aver perso il proprio tessuto connettivo, la voglia di partecipare, l'idea stessa di poter contribuire, mettendoci del proprio - ingegno, competenze, passioni - alla costruzione di una società migliore; in cui una robusta rete di valori condivisi e sentiti come propri faccia da barriera contro il qualunquismo, il restringimento degli orizzonti dentro il proprio nucleo familiare o addiruttura dentro i propri confini individuali.
E spesso l'esercizio più rassicurante è quello di attribuire tali "derive" a fenomeni esterni di cui si può "tranquillamente" parlare, azzardare analisi, proporre possibili soluzioni, senza mai collegare tali fenomeni con le scelte del qui e dell'ora. E quindi le colpe di tutto ciò vengono attribuite di volta in volta, a secondo del retropensiero che sostiene le diverse tesi, ai fattori più diversi e con intonazioni più o meno apocalittiche: la pervasività e il potere dei media, cattivi maestri , dalla televisione fino ai socialnetwork; il relativismo ideologico; la crisi della famiglia; e poi una scuola che non ha più il coraggio e la capacità di educare; una società che non dà più valore al lavoro; la perdita di nozioni quali impegno, sacrificio, voglia di mettersi alla prova delle giovani generazioni; la deriva dell'alcool o delle droghe, fino alle donne che - ahi noi! - sono uscite di casa e hanno rotto equilibri secolari basati sul sacrficio delle loro potenzialità intellettuali e che con le loro battaglie sul divorzio e la maternità consapevole hanno aperto la strada, che sò, ai pericoli della procreazione assistita, all'eutanasia al testamento biologico e potremmo seguitare all'infinito...
Ma mi domando: dove ci possiamo "appoggiare" per discutere di tutto questo, se nella quotidianità tutti gli spazi ci sono stati sottratti e viviamo la contraddizione permanente delle enormi e affascinanti potenzialità che ci offre - ma a tutti? - l'infrastruttura di rete che permette di parlare scambiare confrontare le nostre idee, i nostri quesiti, i nostri problemi a livello globale e contemporaneamente è diventato bene raro e prezioso trovare una piazza, una panchina, una parrocchia o una sezione di partito, un qualsiasi giardinetto dove parlare anche con il nostro vicino di casa, se lo conosciamo...? Il tema degli spazi pubblici dei LUOGHI veri in cui far incontrare le persone credo sia prioritario per ogni soggetto che si candidi a governare un Paese, una Comunità locale. Questa crediamo sia una battaglia prioritaria da portare avanti e le biblioteche, se adeguatamente sollecitate, ne possono diventare un potente volano La rete bibliotecaria, ammesso che sia sostenuta, può allargare l'offerta - oggi ancora insufficiente rispetto alla domanda - di spazi e servizi, di luoghi di incontro e mediazione di conoscenza - per i cittadini tutti, non solo gli studenti! - servizi che si espandano visivamente sul territorio, attraverso presenze singolari e innovative in luoghi altri della città (La Biblioteca diffusa) perchè da quei luoghi le persone siano invogliate a frequentare gli spazi-biblioteca pubblica, perchè lì possono trovare risposte ai loro bisogni di crescita professionale, di scambio sociale, di relazione umana.
Ma per fare questo il LUOGO BIBLIOTECA deve avere nuovo ossigeno, deve trasformarsi anche fisicamente, deve permettersi orari prolungati, offerte di nuovi servizi , deve riuscire a parlare a tutti, dai neonati agli adolescenti fino a quella fascia di persone, che definirei in età produttiva, che sembra - ai dati che abbiamo oggi - non vedano la biblioteca.
Allora ripartiamo da qui e non sottovalutiamo la strada già fatta, anzi mettiamola in valore! I nostri progetti più innovativi Biblioteca diffusa, Vivavoce Touch, Via Frangigena del Sud, Casina del Ministro, solo per citarne alcuni - ed altri sono in cantiere - sono embrioni piantati dalle biblioteche su terreni a loro poco familiari, ma che esse hanno intenzione di alimentare; sono progetti che hanno bisogno di ossigeno perchè possano sortire sul territorio gli affetti che ci auguriamo. Su questi temi ci piacerebbe aprire un confronto a più voci, una volta tanto con i nostri amministratori ci piacerebbe parlare di "contenuti" e non solo di come difendersi dai tagli alla cultura, perchè siamo convinti che questi contenuti sono risorsa vera, seme produttivo, potenzialità ancora inespressa.
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La redazione di Vivavoce ha voluto in questo numero dare largo spazio ad immagini di biblioteche, che raramente la Rivista ospita, per evitare il rischio di essere autoreferenziali; crediamo però che anche queste immagini possano aiutare a sottolineare la valenza di Luogo con la L maiuscola che le biblioteche rappresentano per il nostro vivere comune; crediamo altresi che esse possano allargare la partecipazione e il sostegno di tutti alla vita e allo viluppo di tali servizi, perchè crescano, si rinnovino, abbiamo l'opportunità di svolgere in forma sempre più efficace l'indispensabile lavoro di mediazione di conoscenza che è loro richiesta da un contesto ambientale che ha oggi raggiunto un grado di complessità che non ha paragoni con il passato e che è sempre più difficile conoscere e interpretare