I numeri, si sa, hanno un forte valore simbolico, specialmente quelli che finiscono con lo zero. Nella vita di ognuno di noi indicano per lo più traguardi, a livello sentimentale, lavorativo, nell'impegno civile ... I decenni si susseguono e ne stigmatizzano i passaggi...c'è chi li festeggia tutti, o solo alcuni, c'è chi non ama festeggiarli affatto...Vivavoce è tra quelli che amano ricordarli, magari senza troppa enfasi, perché il periodo non è dei migliori e il futuro sufficientemente carico di incognite.
Così per lo meno la vediamo noi, che lavoriamo alla redazione del giornale, che lo costruiamo mese per mese pensando di fare cosa utile, convinti di rendere un servizio ai luoghi in cui siamo nati o che semplicemente viviamo ed abbiamo imparato ad amare.
Il numero 0 di VivaVoce è del marzo 2001: 10 anni 100 numeri, una bella soddisfazione a tanti zeri!
Vivavoce è nato piccolo ed è cresciuto nel tempo: prima un foglio, poi due e poi il salto della maturità la Rivista. Diceva Vincenzo Vita nel 2007, quando era Assessore alla cultura della Provincia di Roma "...VivaVoce ha nel suo DNA una caratteristica fondamentale che è oggi il trademark dell'Area dei Castelli Romani. Quello di essere divenuto un vero e proprio laboratorio di sperimentazione di riferimento per la costruzione dei distretti culturali nella provincia di Roma e nel Lazio, un modello unico per le strategie di valorizzazione del territorio concepito come tessuto policentrico di risorse produttive, ambientali, culturali, storico architettoniche e di tradizioni folkloriche enogastronomiche..." Crediamo di aver onorato tale DNA, nonostante il carattere della scommessa che ha caratterizzato la nascita del giornale e che la rivista seguita ad avere a distanza di anni.
È stata infatti una scommessa fin dall'inizio, perché si partiva con poche risorse e si è proseguito anche con meno; sono stati in molti a dirci, badate che a partire si parte, ma non si sa poi quanto si resiste! Arrivati al numero 100 ci rendiamo conto che se la scommessa è stata vinta - per lo meno fino a d oggi - è perché la rivista ha potuto contare su una ricchezza che non è solo quella propriamente finanziaria; la ricchezza vera quella che gli ha permesso di resistere, anzi di crescere sono state le tante risorse fatte di donne e uomini che Vivavoce ha saputo scovare, attirare, coinvolgere nel suo progetto. I contributi arrivano al giornale mensilmente senza grande fatica, perché evidentemente tutti coloro che hanno da dire qualcosa su questo territorio e per questo territorio riconoscono nella rivista il luogo adatto per rappresentare il proprio lavoro, le proprie competenze; la sponda cui fare riferimento per parlare con gli altri, scambiare idee, opinioni punti di vista. Il tutto a vivavoce, come amavamo dire tanti anni fa, rappresentando i Castelli Romani, come ci sarebbe piaciuto che fossero : un "territorio a vivavoce", appunto, dove lo scambio tra competenze e discipline divenga prassi consolidata e trovi sempre più numerosi gli strumenti che lo permettano, dove possa parlare e trovare ascolto chi conosce e sa raccontare i nostri luoghi, e anche i non luoghi, la nostra storia e il nostro presente, un "territorio a vivavoce", che si metta in discussione, che lungi dall'autocelebrarsi, si legga criticamente, per cambiare, crescere, costruire insieme esempi di buone pratiche, essere attrezzato per imparare a decidere consapevolmente il proprio futuro.
VivaVoce: 10 anni 100 numeri
Una bella soddisfazione a tanti zeri!
Per la rubrica
Editoriale
- Numero 100 aprile 2011