Sono oramai tre mesi che l'associazione culturale Semintesta ha iniziato a proporre attività socio culturali all'interno del Farenight, uno storico live club attivo, con alterne fortune, sin dal 1994 a Frascati. Il progetto nasce dalle ceneri di quello che è stato, crediamo, uno dei più interessanti modelli gestionali di uno spazio pubblico dei Castelli Romani: il Centro Culturale Spazio ZIP. Uno spazio gestito direttamente dalle associazioni del territorio e completamente aperto alla società civile, svincolato dalla burocrazia che purtroppo avvilisce le potenzialità dei "luoghi" gestiti dal pubblico.
Il Farenight nasce invece come "esperimento sociale" di spazio aperto, gestito in forma privata, senza l'apporto dei finanziamenti delle amministrazioni locali, regionali ecc...
All'interno delle attività del Farenight, è riuscito a trovare linfa attiva e vitale un progetto di musicisti tutti residenti nell'area dei Castelli Romani, da anni in cerca di un luogo dove riuscire a creare un polo culturale e formativo, ma soprattutto un luogo per lo spettacolo dal vivo di musica jazz. I Castelli Romani, come già abbiamo affermato in più occasioni, si dimostrano essere uno straordinario bacino di ricchezze nascoste o inespresse in ambito creativo ed artistico; un'autentica fucina di talenti e di opportunità che, se curate e veicolate nel senso giusto, possono far sbocciare sinergie e progettualità di eccellenza. Sono infatti decine i jazzisti professionisti che abitano le nostre città . Musicisti che lavorano a livello internazionale, esibendosi nei maggiori club d'Europa e nei migliori Festival, ma che purtroppo non hanno finora avuto l'opportunità di lavorare ad un progetto continuativo nei luoghi del loro vivere quotidiano.
Il Castelli Jazz Collective nasce proprio come un progetto residenziale di musicisti professionisti che con il loro lavoro creano, in uno spazio fisico come il Farenight, un centro di produzione artistica di eccellenza, dove poter non solo proporre concerti di qualità , ma anche creare sinergie e incontri creativi tra musicisti della zona; dove far crescere giovani talenti e contemporaneamente essere attrattivi per musicisti di tutta Italia. Una residenza permanente, un luogo della musica, dove un nuovo pubblico può crescere ed accrescere le proprie conoscenze musicali e dove parallelamente i musicisti si confrontino, accrescendo la propria formazione artistica e professionale.
La piccola orchestra stabile del Castelli Jazz Collective si esibisce ogni Martedi alle 21 sempre al Farenight di Frascati; ogni sera è accompagnata da ospiti d'onore, formazioni ed ensemble con proposte musicali e sfumature sempre differenti e rinnovate; si è così conquistata una fetta di pubblico ampia e variegata, grazie anche al prestigio dei musicisti in cartellone, ma soprattutto grazie a performance dal vivo senza pari.
Il Castelli Jazz Collective crediamo sia un modello per la città di Frascati, ma anche per tutta la Provincia di Roma. Risponde alle generali carenze di spazi e di progettualità di ampio respiro proprie dei nostri paesi, si presenta nel panorama territoriale connotato di forza ed entusiasmo con una identità precisa che si riconosce nelle linee programmatiche di Semintesta e nello spazio live di Farenight.
Per meglio comprendere la portata e l'importanza del progetto, Matteo Davide di Semintesta ha intervistato Pier Paolo Pozzi, uno dei fondatori del Castelli Jazz Collective.
Da quale esigenza nasce l'idea di un collettivo jazz a Frascati?
Indubbiamente uno dei principali fattori che ha reso possibile la nascita del Castelli Jazz Collective risiede nel fatto che tutti i musicisti che lo compongono abitano proprio qui a Frascati. Questo ha permesso al collettivo di avere sin dall'inizio una forte identità e un forte radicamento sul territorio. Inoltre la città di Frascati è un luogo ideale per un progetto del genere, perché Frascati è città attrattiva per la musica e aperta all'innovazione. Ma aldilà degli aspetti territoriali, crediamo che il collettivo rappresenti una via d'uscita alla crisi che stiamo vivendo. Vista infatti la difficoltà per i musicisti di emergere e di poter sviluppare un percorso di vita professionale, l'idea di unire forze ed esperienze ci sembra l'unico modo per riuscire a sopravvivere e a far sentire non solo la nostra musica, ma anche la nostra voce. La forza del collettivo risiede nel gruppo, e questo è un valore fondamentale. È decisiva la condivisione di una linea progettuale comune, con lo sguardo proiettato non solo alla realizzazione di performance dal vivo, ma anche alla creazione di un vero e proprio movimento culturale e artistico. Il nostro collettivo non nasce per caso, e tanto meno a tavolino. Si può dire che sia "nato da solo", è fuoriuscito con impeto dalla nostra anima di musicisti. Ci sembrava infatti assurdo non poter suonare e sviluppare un percorso musicale nel territorio dove viviamo.
Quali sono gli obiettivi del Castelli Jazz Collective?
Uno degli obiettivi principali è quello di suscitare attenzione per la musica jazz e per la musica improvvisata. Con le nostre proposte settimanali, vogliamo abituare il pubblico ad un'offerta culturale di livello. La nostra intenzione è quella di educare e sensibilizzare alla musica jazz, promuovendo interesse e curiosità verso un genere musicale troppo spesso sentito e percepito come un'arte chiusa e autoreferenziale. Vogliamo che il Collettivo cresca e si arricchisca sempre più, coinvolgendo in futuro musicisti anche dall'estero. Un'occasione per ampliare le influenze musicali all'interno della nostra realtà e un modo per proporre eventi diversi gli uni dagli altri. Il collettivo si metterà in contatto con altre formazioni simili, per creare una rete e rafforzare così la collaborazione e lo scambio tra i musicisti.
La speranza è quella di uscire dalla logica del profitto così come è intesa oggi. Vogliamo che il collettivo sappia autofinanziarsi e svincolarsi dai finanziamenti pubblici e privati, acquistando in questo modo autonomia economica e progettuale Ci piace pensare ad una realtà che in breve tempo possa consolidarsi nel cuore della gente.
Frascati sarà la nostra piccola Parigi, e il Farenight la culla del nostro progetto, grazie soprattutto all'intensa collaborazione con Semintesta e agli stimoli che quotidianamente ci fornisce l'associazione.
Descrivi i componenti del collettivo, le loro anime, la loro esperienza.
Al trombone c'è Roberto Schiano, musicista residente a Grottaferrata che ha lavorato affianco a mostri sacri come Daniele Sepe e Pippo Matino. Insegna nel Conservatorio di Musica di Salerno ed ha alle spalle un'intensa attività concertistica. Alla tromba Claudio Corvini, musicista nato a Buenos Aires, figlio del grande Alberto Corvini, solista di jazz per la Rai. Collabora come prima tromba e solista con molti gruppi della Capitale ed con formazioni americane ed è docente a Siena Jazz e al Conservatorio di Foggia.
Giancarlo Ciminelli alla seconda tromba vanta numerose esperienze teatrali e cinematografiche, lavorando con Gigi Proietti, Pupi Avati e Nanni Moretti. Attualmente è musicista stabile dell'Orchestra jazz dell'Auditorium di Roma. Jacopo Ferrazza, contrabbassista, è il più giovane del nostro collettivo. Entra giovanissimo a far parte della Roma Electric Orchestra sotto la direzione musicale di Vittorio Nocenzi, Ennio Morricone, Franco Battiato e Vincenzo Cerami. E' presente nell'ultimo Dvd della "grande storia del jazz" come giovane promessa del jazz italiano. Elvio Ghigliordini al sax baritono collabora con la sezione jazz dell'orchestra Roma Sinfonietta ed è elemento stabile nell'orchestra jazz dell'Auditorium Parco della Musica, con la quale ha realizzato prestigiose collaborazioni con jazzisti come Raiz, Rosalia De Souza, Frankie Lovecchio. Piero Simoncini, altro contrabbassista del collettivo, ha collaborato con musicisti famosi conte Gary Bartz, Giovanni Garzone, Stanton Davis, Steve Turro e Donald Harrison ed è stato più volte ospite alla trasmissione radiofonica "Rai 1 Jazz" di Adriano Mazzoletti. Infine Andrea Gomellini alla chitarra, avvicinatosi al jazz frequentando la Scuola di Musica Popolare di Testaccio, è musicista stabile dell'Orchestra Jazz di Terni e svolge anche un'intensa attività concertistica in duo con il chitarrista francese Eric Leboucher.
E poi ci sono io, Pier Paolo Pozzi, alla batteria, che ho lavorato con importantissimi jazzisti tra cui: Tommy Flanagan, Peter Washington, Steve Potts, Joy Garrison, Paula West, Jean-Jacques Avenel, Michel Graillier, Paolo Fresu, Stefano Di Battista, Flavio Boltro, Antonello Salis, Massimo Urbani, Ares Tavolazzi, Tony Scott, Fabio Zeppetella, Daniel Mille, Olivier Kerourio, Luigi Trussardi, Fawzi Chekili, Jean-Loup Longnon, Pierre de Bethmann, Guss Nameth, Denis Leloup, Joe Chindamo, Giovanni Mirabassi. Vorrei inoltre ricordare che in questi mesi si sono esibiti sul palco del Farenight ospiti d'eccellenza come Andrea Biondi, Maurizio Giammarco, Massimo Nunzi