Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Pepite

...e con l’ottimismo della ragione ti dico che il potenziale dei Castelli è forte

Intervista a Giovanna Marini

La redazione di Vivavoce torna per la seconda volta ad intervistare Giovanna Marini (la prima intervista è pubblicata sul n.40 della Rivista e risale a marzo del 2005) artista che, seppur nata e vissuta a Roma, sceglie ad un certo punto della sua vita i Castelli come abituale dimora e ne trae ispirazione per il suo lavoro e per la permanente ricerca che lo sostiene. Il suo sguardo sui Castelli Romani ci interessa e ci stimola, la ringraziamo quindi e volentieri pubblichiamo l'intervista che ha cortesemente rilasciato a Franco Portelli.

 

Giovanna, come nasce il tuo rapporto con i Castelli Romani?
Mio nonno e mia nonna vivevano a Roma...

Tu sei nata a Roma...
Noi siamo romani, del centro di Roma... Mio nonno era un filosofo calabrese. Abitava a Palmi. Era un grosso letterato... scrittore, cultore e amante delle coste e delle bellezze della Calabria e dell'Italia. Scappò dalla Calabria quando ci fu il terremoto di Messina, nel 1908 e venne a Roma. Aveva perso tutto... Sposò mia nonna, formò una famiglia e divenne Vice-Direttore delle Belle Arti. Ebbe una fulgida carriera alle Belle Arti, sempre continuando a scrivere e a fare... Siccome era un filosofo, incontrava spesso gente come Croce, Cilea, Pentimalli... stava sempre da Ruschena a parlare... io ero una bimbetta, l'ultima nata, mio padre era morto a 29 anni e ci aveva lasciati soli con la mamma.... la mamma lavorava, andava al Conservatorio e lui, il nonno, mi portava sempre con sé. Io stavo a sentire tutti 'sti discorsi del nonno... e mi ricordo il nonno, soprattutto il nonno... anche la nonna molto, perché lei mi insegnava tante cose, ma il nonno di più... e il nonno continuava a dire che Roma era inquinata e che dovevamo andare via da Roma perché... diceva... le automobili avevano rovinato Roma.

Un ecologista ante litteram!
Si... lui andò in giro con mia zia, architetto di giardini, che si era sposata e viveva in Inghilterra, e lavorava lì...

Dove i giardini sono una cosa molto seria...
Un culto! Lì il giardinaggio è un culto! La zia conosceva bene tutte le zone di Roma, perché aveva lavorato molto a Roma... ha fatto l'EUR... ha fatto il Cimitero degli inglesi a Testaccio... metteva piante dappertutto, la chiamavano a coprire con le piante... le malefatte dell'Immobiliare, che era una società per cui lei lavorava spesso. Aveva una delle prime Topolino, la macchina, sarà stata del '36 e così aveva portato il nonno qua... disse: "Andiamo ai Castelli Romani, vediamo se ti piace, così finalmente ti calmi..."

Quindi nasce allora il rapporto con i Castelli Romani...
Sì, allora nasco io e allora nasce quel rapporto! Il mio papà muore nel '37 e queste sono date fondamentali nella mia vita...
Siamo venuti qua subito dopo la mia nascita: io sono nata a gennaio e a giugno eravamo qua, perché hanno trovato Monte Porzio una meraviglia. Stavamo da Giovannella... C'era la balia, perché, per la morte di mio padre, mia madre stava malissimo, non poteva allattare... Abitavamo da Giovannella per tutta l'estate, fino a ottobre. In quella estate i miei hanno visto questa zona e se ne sono innamorati... Hanno detto: "Noi qui ci dobbiamo stare..." e anche il nonno diceva: "Dobbiamo vivere lì..!". Aveva scoperto il Tuscolo. Quando eravamo più grandi, lui ci spiegava: "Vedete, bambini, qua c'era la villa di Cicerone. Andiamo a vedere, vediamo se troviamo una tegola col timbro di Tiberio...
Uh! L'abbiamo trovata! Che bello! Adesso questo lo diamo alle Belle Arti perché noi siamo gente onesta e perbene...". Il nonno era continuamente didascalico, ci insegnava un sacco di cose, soprattutto ad amare questo posto... tanto che nel '39 ci ha costruito la casa. Prima stavamo sempre da Giovannella, poi nel '39 finalmente è venuta questa casa. È un posto bellissimo, unico.
Io sono ancora molto amica con tutti i vecchi che sono rimasti qui, in paese. Ci conoscevamo tutti. I giovani li conosco poco, comincio a conoscerli ora che insegno, ma prima non li conoscevo... Conosco la parte vecchia del paese...

All'epoca, questa parte era...
Campi! Era tutto grano e vigna...

Tutto brullo...
Era bellissimo! Grano e vigna!

C'erano boschi...
Si... Guarda, dove adesso sono case, era grano...

E la strada del Tuscolo, non c'era ancora...
No, no... Era una pista, un sentiero di terra...Poi i carri armati tedeschi lo sistemarono! Con i cingoli...

Poi dicono che la guerra non serve...
(ride, n.d.r.) Qui i tedeschi venivano spessissimo, perché l'osservatorio, col comando, era vicino. Credevano che fossimo un negozio perché c'era questo muretto (di fronte all'ingresso, n.d.r.) con gli oggetti sopra... e li pigliavano per comprarli!

Quindi questa dove noi siamo è la casa che costruì tuo nonno...
Sì

E risale alla fine degli anni '30...
Sì, nel '39 abbiamo cominciato ad abitare qui d'estate. Passando l'inverno a Roma... quando mi sono sposata ero a Roma. Sono rimasta fissa a Roma e poi sono scappata qui nel '74...

Il Conservatorio l'hai frequentato a Roma?
Si, Anche i miei fratelli andavano a scuola a Roma...

Questa era la casa della villeggiatura, la casa di campagna...
Si... Sono io poi che l'ho trasformata in "casa mia"...

E quando hai deciso di venire qui stabilmente?
Nel '74, E poi invece mio figlio, nel '77, disse : "Fate quello che vi pare, ma io vado a Roma!" e quindi noi, per non perdere mio figlio, gli siamo andati dietro... E siamo tornati di nuovo a Roma, dove comunque avevamo tenuto l'appartamento.

In che zona?
In Prati, piazza Cavour. E lì, devo dire, si stava bene, a un passo dal centro, da piazza Navona, San Pietro, piazza di Spagna... Poi, morta mia madre, io sono venuta qui... Ho detto: "Me ne torno su"... perché io mi sono sempre sentita chiamata da questi luoghi... veramente! E mia figlia pure... Siamo le due che vivono qua, adesso. Cioè, mia figlia vive in Francia, però adesso sta qua, viene molto spesso...

Tua figlia abita con te?
Sì, al piano di sopra... Quindi io da allora conosco Monte Porzio, conosco i vecchi di Monte Porzio e... anche la parlata monteporziana, un po'... So dire "alcutinate"!

Cosa?
(ride, n.d.r.) "Oh! ve sete alcutinate!"

E che vuol dire?
"Come ti sei messo tutto bello..., tutto vestito bene...", "Oh! Steve tutto alcutinate!" Qui c'abbiamo il vocabolarietto, sai? Con le parole monteporziane... Qua dicono: "Attenzione... questa non è Monte Compatri!". Perchè la grande afflizione di Monte Porzio è che è scambiata con Monte Compatri!

Quindi sei a pieno titolo una monteporziana! E qual è il rapporto tra la tua attività artistica e culturale e questo paese?
Io non sapevo prima quanto c'era da fare qui... Devo dirti che dopo un po' di anni che stavo qua senza lavorare in zona, andando continuamente a Roma, mi sono detta: " Ma è meglio lavorare anche qui, perché qui canti e cose interessanti ce ne sono...". Sono andata a registrare Stelluccia, il cognome non lo so, una vecchia signora del paese che conoscevo bene. Poi sono andata al Centro Anziani, dove cantavano tutti... e abbiamo cantato, abbiamo fatto cose... Ho dato il nastro a Sandro (Alessandro Portelli, n.d.r.), perché io non so bene come utilizzarli questi nastri... Perché sì sono canti tipici di questa zona, canti delle olive, però sono canti molto mischiati, per esempio, con le canzonette d'epoca... La cosa che trovo qua è che sono pochi i canti veramente di campagna rimasti, o sono canti di città acquisiti dalla popolazione monteporziana e rifatti propri, come li cantava Stelluccia... che era bello come cantava, però cantava pezzi di operetta, cose così... Anche per le olive cantavano queste cose. Invece quello che ho trovato più fortemente radicato, soprattutto a Marino, ma anche a Monte Porzio, sono i canti politici. Non lo credevo, e invece ne abbiamo... Mi pareva un paese abbastanza bigotto, e invece l'ho trovato completamente all'opposto... Gente che in chiesa ci va e segue pure il parroco, però con una volontà indipendente, molto indipendente da quello che dice la Chiesa... I monteporziani sono molto strani, sembra di stare in Sardegna, certe volte... Sono atei per natura, capisci? Sono più che altro politeisti e pagani... In fondo in fondo sono pagani, però poi gli piacciono le icone, i santi... gli piace andare in chiesa... Hanno l'abitudine a tutto questo, però fondamentalmente sono indipendenti, molto, da tutto quello che dice il prete. Questo atteggiamento mi è piaciuto... Quando ho aperto il coro son venuti in molti... Cantano magnificamente... si vede proprio che hanno un'abitudine a cantare... Fra questi c'é Tonino Ilari, che è figlio di un grande tenore degli anni '20 e '30, conosciutissimo, che aveva cantato a New York, alla Scala, ecc. Tonino Ilari ora ha 94 anni, viene a cantare, è conosciuto da tutto il paese. Anche lui è molto indipendente: lui in Chiesa, io lo guardo sempre, quando la predica non gli piace, esce...

Se ne va... È il suo modo di protestare?
Sì, sì... e brontolando anche, si fa sentire... Poi, a volte rientra per fare la Comunione. A me dice sempre: "Perché pe 'mme Cristo nun c'entra gnente co' 'ste cose che dice 'l prete...". Allora lui rientra per la Comunione e poi esce di nuovo quando non condivide...

Una grande capacità di giudizio autonomo...
Sì, come gli altri... E poi mi hanno raccontato anche la frase di Spugna, che è carina... C'era qui questo Spugna, che è morto da tempo, e una volta venne Ingrao, il compagno Ingrao, dopo la Bolognina, per spiegare un po' come andavano le cose, i cambiamenti... qua ci sono vecchi stalinisti... Ingrao parlò e poi chiese se qualcuno voleva fare qualche domanda... Si leva Spugna e dice: "Comme mai che le moniche l'avemmo cacciate, però le votazioni nun l'avemmo vinte mmai?". Ingrao rimase un po' interdetto! E' stata molto divertente l'uscita di Spugna, però era un po' la mentalità della gente di qua... che ha lottato contro i conventi installati nelle residenze delle grandi famiglie... Erano invasi dalle monache e lo siamo tuttora... Quindi... "le moniche l'avemmo cacciate"...

Qui la sinistra ha radici forti...
Sì. Abbiamo fatto una serata, qua, al mio corso... siamo andati in osteria e uno del corso, un esponente anarchico, un credente anarchico, è venuto con i suoi amici anarchici, tutti di Marino... erano tanti.. e sapevano un sacco di canzoni! Quindi i canti politici li cantano, qua, eccome! li conoscono... Sante Caserio... Le quattro stagioni...

La lotta partigiana nei Castelli Romani è stata dura, c'erano gruppi partigiani che hanno svolto azioni importanti...
Certo. Infatti questo volevo dirti, che qua più che i canti contadini sono prevalenti i canti politici...

Oltre al coro tu segui anche la scuola di musica...
Sì, quella è una buona cosa, è una scuola comunale di musica... che in questi tempi ovviamente sopravvive perché non c'è un soldo, non ci danno un soldo...

Tu partecipi alla gestione della scuola?
No, non la gestisco, partecipo alle riunioni e do il mio contributo al coro, che fa parte della scuola, almeno fino a quest'anno... poi vedremo... perché pare che siano cambiate le cose... Vedremo cosa farà il Comune...

Secondo te qual è lo stato della cultura, nei Castelli Romani? che cosa si dovrebbe fare?
Guarda... la situazione va giudicata con l'ottimismo della volontà, lasciando da parte il pessimismo della ragione!
E con l'ottimismo della volontà ti dico che il potenziale dei Castelli è forte, secondo me è molto forte, e va considerato: voglio farti un solo esempio a me particolarmente caro che credo possa spiegare il senso del "potenziale" cui mi riferisco. Prendi Grottaferrata: questa città io la considero la culla di una cultura straordinaria, che è la cultura del sacro, del religioso in musica... tale cultura va seguita, perché queste cose quando si piantano in un posto di solito si irradiano...
Bisogna vedere fino a che punto è arrivata la forza di Grottaferrata...
Secondo me è arrivata fino a noi, qui, perché, per esempio, a Monte Porzio ci sono tre cori sacri... questa forza dunque passa da Grottaferrata a Frascati a Monte Porzio, e continua fino a Monte Compatri... non so se è arrivata anche a Rocca Priora... dovremmo indagare... ma capisci quello che voglio dire. Ci sono poi tante altre iniziative, iniziative di teatro per esempio, tutta gente che opera per passione anche quando manca l'aiuto delle amministrazioni, però c'è... c'è un movimento, che io vedo... e noi spesso siamo chiamati a cantare, a parlare, a partecipare... Abbiamo fatto parecchie cose perché abbiamo voglia di fare e c'è in giro tanta voglia di fare... Manca però, completamente, l'organizzazione culturale attorno... ma quella oramai manca completamente in Italia...

Per la rubrica Pepite - Numero 107 dicembre 2011