Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

LA SFURIATA DI BET

Christian Frascella, La sfuriata di Bet, Torino, Einaudi, 2011.

 

"Tutte le mattine quando squilla la sveglia penso alla Rivoluzione. Penso che da qualche parte in città sia scoppiata la rivolta dei giovani, dei cassintegrati, degli sfruttati, di quelli che non ce la fanno più. Sogno di affacciarmi alla finestra e di assistere alla sommossa di intere generazioni. Gente che corre, slogan e striscioni, qualcuno che strilla nel megafono cose essenziali e vere. Una sana idea di trasformazione collettiva. Poliziotti e carabinieri che, esitanti e meravigliati, depongono le armi e lasciano sfilare le migliaia e migliaia di rivoltosi. E di fronte ai militari inermi sfilano, accaniti e fieri e incazzati al punto giusto, tutti quelli che hanno maturato delle giuste rivendicazioni. L'aria è piena di musica, i vicoli delle strade rimbombano dei passi della Rivoluzione, le Istituzioni barcollano... Poi però mi alzo, apro le tende, e tutto è come ieri."
Bet ha diciassette anni, è stata bocciata in terza liceo e vive nella periferia di Torino. Non è bella, ma piace ai ragazzi, perché ha un modo di fare tutto suo, che la rende decisamente "un tipo". Ma il tratto peculiare di Bet è che odia il mondo e cerca di combatterlo goffamente, grazie a una parlantina irriverente e a un istinto che la porta a compiere spesso e volentieri azioni al limite del tragicomico.
Bet esiste. Non è finzione, esiste. Bet è dentro ognuno di noi. Bet è quella piccola, grande voce infuriata dentro di noi. In una giornata qualunque, stufa del fatto che il suo sogno di Rivoluzione non succede mai, decide di cambiare le cose in prima persona, di "rendersi utile", come dice lei. Si incatena a un termosifone perché le sembra che solo il gesto estremo possa salvarle la vita da una disfatta certa. E qualcosa cambia. La ascoltano, la sua voce viene sentita e capita da chi, come lei, non si sente capito. Ma anche da chi non vuole capirla, per mancanza di voglia o di interesse.
Il ritratto di un'intera generazione precaria, incatenata e muta, che però non sa smettere di sognare. Tutta la precarietà del nostro mondo in un ritratto intenso e ironico. Gli adolescenti incontrati da Frascella sono lontani anni luce dagli stereotipi nei quali - per comodità o ignoranza - spesso li releghiamo... Nelle pagine del suo libro, forse, potranno riconoscersi, e noi potremo finalmente provare a capirli.

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 109 marzo 2012