Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

If Provincia then

Albano Laziale

Intervista a Nicola Marini

"...O riusciamo a restare in rete, a fare discorsi condivisi, attraverso Consorzi o associazioni di comuni, o ci sarà un accentramento sulle aree metropolitane e conseguente depauperamento dei territori." Nicola Marini

La nuova Legge Finanziaria ha avviato il processo di abolizione delle Province e ora si parla di enti con competenza territoriale più limitata, che agiscano su un numero di comuni più ridotto... di "aree omogenee"... Secondo Lei, l'area dei Castelli Romani è un'"area omogenea" e quali sono gli elementi che caratterizzano questa omogeneità?
L'area dei Castelli Romani è senz'altro un'area omogenea, tanto che già da diversi anni si prospetta la possibilità di istituire una provincia della provincia a sud di Roma, scusi il gioco di parole. Queste ipotesi hanno una loro valenza storica e culturale. All'interno della zona dei Castelli il versante marino, ad esempio, ha una sua connotazione storico-culturale diversa dalla parte prenestino-tuscolana.
La differenziazione è data dalle diverse caratteristiche morfologiche e dai riferimenti storico-culturali. Velletri, poi, per alcuni non sarebbe neanche parte dei Castelli Romani. Ma i Castelli Romani hanno problematiche comuni in termini di tessuto socio-economico, di infrastrutture, di modi di vivere e di relazionarsi con la città di Roma... e questo farebbe pensare che sarebbe possibile individuare in essi un'area omogenea anche nel governo istituzionale. Anche come Comuni, a prescindere dalla evoluzione della legislazione nazionale o istituzionale, dovremmo spingere sul concetto di "intercomunitalità" e su quello di programmazione di area vasta.

Quindi la Sua risposta è sì...
L'argomento su cui occorrerà confrontarsi, e vedo che il Presidente Zingaretti ha già ini-ziato un percorso, è quello della Provincia Metropolitana più che della Città Metropolitana: occorrerà definire l'ambito di influenza della città di Roma rispetto alle pro-blematiche degli altri territori.

Secondo Lei è auspicabile che si arrivi a un organismo sovra-ordinato?
Vorrei rifarmi un po' a quello che è il concetto "storico" di Provincia... che, se applicato tout court alle aree metropolitane diventa un'altra cosa rispetto all'idea di Provincia quale è maturata nella storia italiana. Il concetto risorgimentale di Provincia si rifà alle prefetture o ai dipartimenti francesi. L'Italia più che un paese di regioni è un paese di province. La nostra è una storia di "ducati", di "marchesati", di "contadi", che hanno origine nel medioevo. Da questo punto di vista è importante il fatto di dare valenza alla rappresentanza del territorio, al di là del fatto demagogico o populistico del "riuniamo tutto così risparmiamo".... Di fatto l'Italia è fatta di province, intese come entità culturali autonome. Senza andare lontano, ma rimanendo nella nostra regione, si può citare, ad esempio, la Ciociaria come un'entità territoriale e culturale autonoma... così l'alta Sabina o il Reatino hanno una loro entità culturale precisa... così la bassa pianura laziale...

È vero, la visione risorgimentale della nuova Italia era basata sul riconoscimento e sul rispetto delle autonomie locali...
L'implementazione delle competenze e delle dinamiche amministrative italiane ha in parte esaltato ed in parte svilito il ruolo della Provincia, che in termini di gestione è divenuta un ibrido che non rappresenta più il territorio. Bisognerebbe tornare al concetto originario di Provincia, quella che collegava la Prefettura risorgimentale alla rappresentanza di un territorio. Eliminare un simile bagaglio culturale mi sembra oggettivamente uno sbaglio. Per le nostre zone, al di là di tutte le possibili ragioni economiche, ritengo sia un errore ignorare i principi fondamentali di rappresentanza del territorio, di autonomia locale, di sussidiarietà.

Quali sono secondo lei le competenze di "area" che dovrebbero essere gestite da un ente sovra-comunale? Quali sono i settori, i campi d'azione, di cui questo ente dovrebbe occuparsi, nell'interesse dell'area"?
La competenza nella promozione del territorio dei Castelli Romani dovrebbe essere la valenza principale di questo nuovo ente. Promozione del territorio intesa come promozione turistica, culturale, scolastica, cioè dell'istruzione e della formazione, come anche sviluppo delle infrastrutture locali: viabilità, trasporti, specie trasporti legati al pendolarismo e all'intercomunalità. La sanità presenta poi delle problematiche particolari: finora le grandi strutture ospedaliere, e le relative risorse, sono state accentrate nelle città, e quindi le zone decentrate soffrono... Si rischia che a livello di servizi sanitari i cittadini di Terracina debbano fare media col San Giovanni di Roma, il che mi sembra eccessivo! Quindi, ferma restando una programmazione centrale, poi la reale fruizione del servizio dovrebbe essere, invece, più distribuita. Servirebbe una maggiore vicinanza tra chi eroga il servizio e il cittadino, un po' sul modello delle ASL... che dovrebbero avere una autonomia interna nel proprio ambito territoriale.

Per gestire questi servizi, di quali strumenti dovrebbe disporre un ente sovra-comunale?
Dipende da quello che sarà l'indirizzo istituzionale. Se sarà un'ente autonomo, come detta la Costituzione, ovviamente disporrà di strumenti autonomi, se invece passerà il decreto Monti, ai limiti di una compatibilità costituzionale, non potrà che essere su base consortile.

Quali sono i servizi o i campi d'azione di tale ente per i quali Lei ritiene che i singoli comuni non possano farcela da soli?
Ragionando per aree, l'urbanistica e il controllo del territorio, il trasporto pubblico locale, la promozione turistica-culturale, la
viabilità o anche, spingendosi oltre, i servizi comunali quali l'assistenza domiciliare, le strutture scolastiche per cui spesso serva una programmazione d'area. Albano, ad esempio, offre servizi di scuola primarie e se-condaria a comuni limitrofi laddove una programmazione consortile eviterebbe duplicazioni e spese inutili.

Il rapporto del Castelli Romani con Roma ha prodotto gioie ma anche dolori: è un rapporto ineludibile ma anche molto rischioso. Un solo esempio: la popolazione dei Castelli Romani nell'ultimo decennio è quadruplicata, migliaia e migliaia di romani si sono spostati da Roma e sono venuti ad abitare qui da noi, con tutti i problemi che ne sono derivati, in termini di assetto del territorio, in termini economici, sociali, ecc. Addirittura, se-condo molti studiosi, i Castelli Romani rischiano addirittura la perdita della loro stessa identità storica e culturale. Come deve essere affrontato questo problema? Dobbiamo rassegnarci a diventare una grande, sonnolenta, pe-riferia romana o abbiamo altre prospettive ?
Occorre dare una caratterizzazione al nostro territorio che possa renderci autonomi dall'influsso di Roma, che ovviamente ha i suoi effetti benefici ma anche negativi. E' lo stesso discorso della sanità. Dovremmo evitare che le risorse vengano completamente assorbite da Roma, perché i nostri territori meritano una loro autonomia anche culturale. Sarebbe bello che i comuni, all'interno dei consorzi - come quello delle Biblioteche dei Castelli Romani che ha una sua identità ben precisa - riuscissero a mettere in risalto le infrastrutture che sono già presenti, su un circuito che potesse valorizzare le risorse di ogni comune e metterle in rete o a disposizione di ognuno. Certo, le risorse sono sempre meno... per esempio, ad Albano abbiamo avviato una stagione teatrale ma poi la Regione ha tagliato i fondi e di fatto questo ha impedito le stagioni teatrali nella Provincia di Roma... e questo riaccentra su Roma l'offerta culturale. Bisognerebbe avere l'intelligenza di metterci, tutti assieme, in rete, ma se non vi è almeno un po' di aiuto da parte della Provincia - se esisterà ancora - o da parte di altri enti sovraordinati sarà difficile che si riesca.

Lei concorda con chi sostiene che occorrerebbe un cambio di mentalità da parte dei singoli enti che agiscono sul territorio?
Certo, da soli è sempre più difficile andare avanti e sarà sempre più difficile in futuro. Quindi o riusciamo a restare in rete, a fare discorsi condivisi, attraverso Consorzi o associazioni di comuni, o altrimenti vi sarà un accentramento sulle aree metropolitane con depauperamento dei territori. Come nuova Amministrazione di Albano abbiamo già intrapreso questo percorso, nel senso di non essere più vincolati al campanilismo in senso "stretto", di provare a ragionare in senso di inter-comunalità su parecchi temi. Soprattutto occorre dare ai nostri territori una diversa strategia di sviluppo, basata non solo sulle risorse tradizionali, l'industria e l'agricoltura, ma anche sul turismo. Per esempio, perché non offrire un week-end alle porte di Roma alle centinaia di migliaia di persone che da Roma vengono a visitare le nostre zone? E' chiaro che questo progetto per il momento è limitato, ma vorremmo incrementarlo in termini di offerta, di ricettività, collaborando anche con i comuni vicini, per arrivare a formulare un'offerta finalmente spendibile anche sul piano internazionale, per la valorizzazione delle bellezze del nostro territorio. Ad Albano abbiamo cose non presenti in altri territori del Lazio (se non a Roma) come i Cisternoni, come le uniche Catacombe colorate, come l'Anfiteatro... Questi beni potrebbero costituire una buona opportunità turistica per tutti i Castelli Romani.

 

Per la rubrica If Provincia then - Numero 110 maggio 2012