"...Una unione dei comuni è indispensabile. Altrimenti alcuni obiettivi non si raggiungono. Per i grandi problemi- per esempio la raccolta differenziata - i comuni devono essere raccordati, non scollegati." Emilio Cianfanelli
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Vogliamo far sentire la voce dei sindaci dei Castelli Romani su un problema che crediamo interesserà molto la popolazione: con l'ultima manovra finanziaria, è stato avviata l'abolizione delle province...
Sembra di no, Nicola Zingaretti (Presidente della Provincia di Roma, n.d.r) ha riunito noi sindaci della Provincia: tutti insieme, con la Giunta provinciale, manderemo un documento al governo, in cui esprimeremo contro questo disegno e ci pronunceremo per una ridefinizione delle autonomie locali.
Nella ridefinizione delle autonomie locali pensate ad uno strumento di gestione territoriale diverso rispetto alla Provincia come l'abbiamo conosciuta?
Diciamo Regione, Provincia e Comuni.
Certo... almeno fino a che non si cambia la Costituzione, la struttura resta quella... Si è parlato però di Enti sovraordinati rispetto ad un insieme di comuni appartenenti ad "aree omogenee", cui affidare il coordinamento e la gestione di attività e di servizi integrati. L'area dei Castelli Romani, secondo lei, è una "area omogenea" dotata di una propria identità territoriale, culturale, economico-produttiva?
I Castelli Romani in questo momento hanno perso in parte la loro coesione perché pro-iettati economicamente e strutturalmente in maniera differenziata al loro interno. I comuni dell'asse dell'Appia (Albano, Ariccia, Marino, Castel Gandolfo), sono orientati verso la Nettunense (una pseudo area artigianale, industriale) o nel caso di Marino, Ariccia, Albano, Castel Gandolfo addirittura hanno creato nuove città ... quindi hanno una parte della popolazione che li trae verso l'area pontina, verso l'area industriale... con problematiche enormi. Da questo punto di vista quindi abbiamo creato una disomogeneità economica, con interessi economici divergenti... ed è cambiata anche la classe politica... perché la classe politica di Albano, per esempio, non è composta più solo di abitanti di Albano ma anche di altre due città , Cecchina e Pavona... che sono realtà da die-cimila abitanti, realtà con una storia, una dinamica economica, strutturale e politica diversa da quella del ceto medio di Albano. L'omogeneità dell'area dei Castelli Romani era data dal massiccio del Vulcano Laziale e dalla comune genesi da feudi delle famiglie nobiliari romane... era data anche dalle vigne, dall'agricoltura, gli orti e la silvicoltura, la forestazione e l'industria del le-gname. Ora abbiamo disaggregato questa Area. C'è anche grande difficoltà nel trasporto pubblico: per andare da un comune all'altro è davvero molto difficile... non c'è trasporto pubblico diretto: negli anni Settanta e Ottanta sono state distrutte le metropolitane di superficie, i tranvetti, e non sono state sostituite. In più, l'incremento demografico è stato disomogeneo tra i Comuni, relato all'orografia ma anche... alla volontà politica! I comuni sono tutti molto popolati ma disomogenei nell'incremento demografico. Restano gli interessi, che sono il collante vero... un interesse vero e serio è quello del governo della salute, tanto che la Asl RM H, nell'Assemblea dei Sindaci, è l'unico consesso in cui i sindaci si incontrano.
E l'Assemblea del Consorzio Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani...
I Sindaci non vengono in molti, sono soliti delegare. Il Consorzio è una di quelle "cose eccezionali" riesce a mantenere funzione di collante, ma poi la sua stessa esperienza dimostra che i sindaci si incontrano solo sugli interessi. Una bellissima istituzione era l'Unità Sanitaria Locale, la 34... ora le hanno superate con questa Azienda grandissima, di 530 mila abitanti. Quindi ora, teoricamente, i Castelli Romani arrivano fino all'area del mare... E' una omogeneità artificiosa... politica... Roma e la Regione ci vedono così, tant'è che la programmazione sanitaria avviene tramite l'Azienda sanitaria. Ma l'Azienda sanitaria politicamente non conta nulla perché non governa. Una seconda occasione poteva essere il Parco dei Castelli: quei dissennati della Giunta di Storace, ne hanno fatto delle aziende regionali, togliendo il governo dei territori ai Sindaci, e così il Parco è diventato un posto di lottizzazione partitica della Regione, che ha crea-to grandissima difficoltà . Anzi non hanno neppure il coraggio di eleggere un presidente, adesso è commissariato... ed è un'occasione perduta! Parco, Azienda Sanitaria Locale, Consorzio del Sistema Bibliotecario, gestione dell'acqua, dei rifiuti, del trasporto pubblico locale, governo del sistema scola-stico locale, governo urbanistico del territorio... Questo ci fa pensare a quanto ci sia bisogno di un coordinamento politico che governi queste cose che le ho citato.
Quindi, è legittimo che ci sia un ente territoriale, intercomunale o sovracomunale..., che gestisca i Castelli Romani nel loro complesso e nella loro unità ...
Non è necessario, è indispensabile. E' diventato diseconomico approcciare i problemi di cui abbiamo parlato così come stiamo facendo ed è diventato folle gestire grandi poteri come quello della sanità senza il controllo delle popolazioni... E' assurdo che la sanità sia un'azienda regionale perché non c'è il controllo di un ente di prossimità , né del cittadino, ma esiste solo la Regione che è un ente lontano. Allora va ripensato il tutto se-condo il principio di sussidiarietà . I comuni piccoli non producono una classe dirigente adatta a gestire questi problemi, e diventa diseconomico che si avvalgano di grandi professionalità , che si devono invece impiegare su aree più vaste. Un unico dirigente sull'intera area dei Castelli Romani!
Se un ente sovracomunale è necessario, quali competenze, quali attribuzioni devono cedere i Comuni?
Una unione dei comuni è indispensabile. Altrimenti alcuni obiettivi non si raggiungono. Per i grandi problemi - per esempio la raccolta differenziata - i comuni devono essere raccordati, non scollegati. Altrimenti gli sforzi si vanificano. Il problema è che il comune deve cedere sovranità ... i vari enti intercomunali devono essere coordinati da un ente, che è la Provincia, che necessariamente deve gestire, per esempio, la viabilità , la mobilità , le risorse come l'acqua, le tutele del territorio. E' la Provincia l'ente di raccordo delle realtà sovracomunali, la Regione è l'organo legislativo, di programmazione e controllo. Tutto quello che gestisce la Regione, lo deve fare la Provincia che deve essere il gestore di area vasta, su territori omogenei. Per esempio la Provincia di Roma, potrebbe avere tre circondari: Castelli, Tuscia, Sabina. Allora avrebbe un senso. I Castelli Romani sono poi proiettati verso il Tirreno...
Lei preconizza un'area dei Castelli Romani più vasta di quella attuale...
L'area dei Castelli Romani va dal mare all'area prenestina. Cancellare la Provincia di Roma significa non conoscere la realtà , perché la Regione non si può occupare di coordinare territori tanto diversi.
Su tutto questo si innesta il discorso della Città metropolitana, che sottintende la questione del rapporto tra i Castelli Romani e Roma, un rapporto che pone grossi e difficili problemi... qualcuno teme che non invertendo il trand degli ultimi decenni addirittura si rischia, concretamente, la perdita della identità culturale di questa area. Quale deve essere il rapporto con Roma?
Uno degli errori è stato pensare ai Castelli Romani come un insieme di piccoli paesi: sono 350 mila abitanti! I diritti della popolazione sono una sanità d'eccellenza, l'acqua, le discariche, le scuole autonome. Non c'è nessuna città diffusa in Europa, che non abbia due policlinici, una università , un aeroporto, ecc. Se non si dà ai Castelli Romani una omogeneità strutturale e istituzionale non assicureremo la salvaguardia dell'identità e la soluzione dei problemi. La spinta di Roma a lottizzare i Castelli è disaggregante perché le classi dirigenti che emergono sono quelle dei costruttori edili, degli speculatori, che poi dettano l'agenda alla politica. Questo porta danni anche a Roma...
Il discorso di abolire le Province è un discorso brutale. Bisogna ridisegnare tenendo conto dei valori demografici. I comuni vicini a Roma sono ormai molto popolati: la Provincia può e deve gestire il problema del raccordo tra loro e con la Città metropolitana.