La crisi economica, fin dall'inizio della sua catastrofica evoluzione, sta ferocemente attaccando qualunque conquista sociale, ogni diritto civile acquisito, finanche i principi e gli istituti che regolano la vita democratica di un paese, Questo è il dato di fatto. Da più parti viene ripetuto, come un mantra, che per evitare la bancarotta bisogna rinunciare a qualcosa, "bisogna tirare la cinghia": tagliare i servizi, ridurre la spesa pubblica, applicare indiscriminate misure di austerità così come imposte dall'Europa e dai mercati. I tagli ai servizi però, si traducono automaticamente in tagli ai diritti dei cittadini.
Il secondo dato sconcertante si riferisce al fatto che il settore culturale rappresenta, come sempre, uno dei bersagli preferiti per sfrondare la spesa statale, soprattutto ora che i comuni si trovano a dover affrontare notevoli esiguità di bilancio, dovute alla riduzione dei finanziamenti statali e delle entrate dirette.
In particolare la crisi sociale ed economica, a cui quotidianamente assistiamo, sta colpendo con un cinismo inverosimile anche le biblioteche: già da molto tempo in Italia, si sentono notizie di clamorose chiusure di biblioteche pubbliche a causa della mancanza di fondi.
Le biblioteche costituiscono, da sempre, un luogo per la diffusione di cultura, informazione e formazione, nonché un luogo di socializzazione. Rappresentano uno dei baluardi fondamentali per la tenuta della democrazia, perché incentrate sul libero scambio di idee e sul diritto alla propria espressione. Si elevano a patrimonio comune di tutti i cittadini, favoriscono quella diffusione di saperi e informazioni utili alla crescita personale e collettiva; utili allo sviluppo sociale e civile di un intero paese, adempiendo in questo modo, lo Stato, ad una delle missioni più alte ad esso affidate: la tutela del bene comune.
Attraverso le biblioteche si realizza la costruzione di una coscienza civica, perché salvaguardano la memoria collettiva, storica e culturale di una nazione, producono una conoscenza senza eguali nel bilancio sociale di una comunità .
Chiudendo questi enormi serbatoi di progresso non si tagliano soltanto innumerevoli posti di lavoro; si blocca la realizzazione del futuro, si impedisce la creazione di ricchezza attraverso la ricerca, si interrompe la strada del benessere, della libertà , e del perseguimento di valori umani fondamentali; si ostacola sia l'esercizio dei propri diritti che una proficua partecipazione alla vita pubblica e politica di un paese.
La democrazia, la libertà e l'uguaglianza dipendono dal nostro sapere. Chiudendo le biblioteche si riducono quegli spazi pubblici necessari alla nostra esistenza civile.
APPELLO
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Festival delle Biblioteche
- Numero 112 settembre 2012