"Scrivo poesie non da moltissimo tempo, dagli anni dell'università . Credo che la poesia sia una forma espressiva magnifica, dalla forza dirompente, se solo si ha la grazia di ascoltarla. Al tempo stesso ritengo che essere poeti non è qualcosa che ci si attribuisce da soli per aver scritto qualche verso, riversando i propri pensieri e andando spesso a capo. Il poeta, almeno nella mia idea di poesia, scrive per raccontare qualcosa (che è poi anche quello che dovrebbe fare la narrativa) e questo deve sempre tenerlo ben presente, anche quando lavora duro sulla metrica, la musicalità e la lingua dei suoi testi. La poesia che risulta inaccessibile al lettore è una poesia sterile, difettosa, che francamente non mi interessa né leggere né tantomeno scrivere."
Metro C è la poesia a tappe, reali o immaginarie, di una città come Roma, è un affondare le mani nelle sue viscere, ogni stazione un viaggio, la sua scoperta dopo uno sguardo rapido, un'istantanea che ferma per sempre luoghi e persone, pensieri rapidi e fantasticherie, un discorso interiore oppure un solipsismo, quello che solo una grande città può renderci. Il nostro tragitto prende vita dalla periferia, dai quartieri dimenticati dell'esistenza, dal sottobosco umano, è un tragitto nel quale siamo accompagnati da Alessandro De Santis, novello Virgilio, che dissotterra e porta a nuova vita, rovine e monumenti (anche in senso metaforico) di cui è dotata. Allora un coro di voci e di visi anonimi ci trascinano in centro, qui non tira aria di "dolce vita" ma la stessa fuggevolezza che troviamo ad ogni altra fermata. Ed ecco un nuovo quartiere tratteggiato dallo stesso verso asciutto, e poi un altro cadenzato da precise parole, da un ritmo spezzato "ad arte". E' lecito l'accostamento alle pasoliniane borgate segnate da povertà e miseria, da arroganza e meschinità , come anche da amore e vincoli fraterni. Quelle borgate che tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dividevano la periferia di Roma dai Colli Albani, dai Castelli Romani che anche Pasolini abitava, come abita oggi Alessandro De Santis.
Così il poeta:
“Da uomo del mio tempo vivo in modo piuttosto appartato, la mondanità e il chiacchiericcio non mi interessano. I due motori del mondo: il denaro e il sesso, nella loro dimensione houellebecquiana, non mi interessano; mi interessa molto di più la sostanza umana, la coerenza e l'autenticità , sia pure immerse nel caos della molteplicità materiale.
Se invece dovessi dire qual è la figura che più mi rappresenta quando scrivo, direi che mi sento molto vicino a un artigiano: un piccolo artigiano chino sulla mola, attento al suo lavoro, meticoloso, paziente e al tempo stesso pieno di fantasie, desideri e visioni; un vero demiurgo di cosmogonie, senza soluzione di continuità .
Il poeta, almeno nella mia idea di poesia, scrive per raccontare qualcosa (che è poi anche quello che dovrebbe fare la narrativa) e questo deve sempre tenerlo ben presente, quando lavora duro sulla metrica, la musicalità e la lingua dei suoi testi. La poesia che risulta inaccessibile al lettore è una poesia sterile, difettosa, che francamente non mi interessa né leggere né tanto meno scrivere".
Metro C, con il suo titolo pop che vuol riassumere in sé passato, presente e futuro, nasce dalla volontà di raccontare in presa diretta - attraverso delle polaroid incendiarie - l'umanità , camminandole affianco, per stazioni o fermate. Nel percorso di Metro C si mescolano le ere, le epoche, tutto è estremamente vicino ma anche lontano, si incontrano fantasmi di ogni tempo, celebrità e personaggi anonimi, non ancora morti e non del tutto vivi. Ogni poesia è una fermata della metro, con un orario e delle annotazioni di viaggio come sottotitolo, e ogni poesia è un personaggio, un nome proprio e un sentimento da visitare. Metro C modo narrativa, in verso libero, che regala delle zoomate umane come fossero delle micro-narrazioni che trovano il loro senso nella sequenzialità del viaggio e nell'imprescindibile filo rosso dell'umanità .
Dunque una suggestiva serie di "polaroid" di un'umanità estratta dalla folla anonima. Gli ultimi degli ultimi, non solo romani ma anche arabi, slavi, africani, a dare il senso del nostro essere "qui e altrove" in una nube di caos emblema della città . Il paesaggio metropolitano scivola nell'imperfezione di un eterno incompiuto. Roma è la città di una storia che sta anche nel suo sottosuolo, in queste viscere scavate che la Metro C ci mette davanti e mostra tutti i suoi problemi: il tratto di metro è fermo, abbandonato perché senza fondi. Eterno come la sua città perché probabilmente non avrà mai fine. E' un futuro che non c'è. Solo l'individualità salva allora che Roma contro la cancellazione naturale cui va incontro. Persone che emergono dalla folla e lasciano i segni di una spazialità reale e viva. Ancora una volta sono i poeti a difendere il mondo intero: solcando una tradizione letteraria con valore e coraggio ma senza enfasi, con una modalità corale e collettiva, con un linguaggio che è anche un richiamo di grande moralità .
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Biografia
Alessandro De Santis è nato a Roma nel 1976 e vive a Lanuvio. Laureato in storia contemporanea, è poeta e scrittore di racconti brevi, uno dei quali (Mario sì, ma Kempes) è apparso di recente nel volume Una palla di racconto (Fandango Libri, 2006) e Il primo bacio fa schifo (Coniglio Editore, 2007). Suoi testi sono usciti su diverse riviste come «Sagarana», «El Ghibli», «Niederngasse», «Prospektiva» e nell'antologia Voci condivise (Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, 2006).
In poesia ha pubblicato: Il cielo interrato (Joker, 2006).
In narrativa ha curato l'antologia: Musica per orologi molli (Edizioni Il Foglio, 2009).
Attualmente sta scrivendo il romanzo d'esordio Il verso del taglio. La sua seconda silloge è Metro C per le edizioni Manni. Cura il blog letterario dedicato agli scrittori italiani esordienti LUMINOL (www.luminol.it) e l'omonima collana per le edizioni Socrates di Roma, il cui primo titolo: Aspetta primavera, Lucky è stato fra i candidati al Premio Strega 2011. È Delegato alla Cultura e allo Spettacolo nel Comune di Lanuvio.
Alessandro De Santis, Metro C â–
San Cesario di Lecce, Manni, 2013