La sostanza che fa da denominatore comune ai racconti, è la potenza del Caso che tutto domina e gestisce, e di fronte al quale gli esseri umani sono impotenti, ma debbono rispondere come se fossero i veri responsabili del capriccioso sovrano da taluni chiamato fortuna, da altri destino.
Assistiamo così a scene incredibili, a giochi di trame per cui non sempre -o quasi mai- le intenzioni si concretizzano in modo uguale nella realtà e molte volte la volontà buona si smarrisce per via, senza cause apparenti, per divenire un'infausta azione per chi la fa e per chi la subisce; allo stesso modo, progetti turpi si ribaltano in fortunate combinazioni. Insomma, per certi aspetti pare di leggere alcune novelle del Boccaccio basate sulla forza cieca della fortuna, per cui le cose del mondo non sono pilotabili dalla volontà umana. E' una dichiarata reazione al neo-illuminismo e al neo-positivismo, ma anche un'adesione totale alla rivoluzione kafkiana. Onorati estremizza le situazioni, immettendole in un grottesco procedere dell'uomo in un mondo che si ride di lui e delle sue pretese, soprattutto della sua stolta convinzione di essere il "re del Creato".
La tessitura è tragicomica, ilare sull'assurdo, piena di colpi di scena e di 'verità ' che i giorni nostri sottolineano in pieno con l'insensatezza di tante scene che sono al di là del credibile.
Il quadro di copertina è della pittrice Teresa Tomasi Cesaroni e si intitola "Meditazione".
Aldo Onorati, Dove ti porta il caso,
Controluce Edizioni, 2013