Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musei

Il Museo Diocesano di Albano Laziale nel circuito storico-artistico dei Castelli Romani

Intervista al direttore Roberto Libera

Ospitato nelle sale di Palazzo Lercari, il museo fu sede dei vescovi fin dal 1759. Dal 2002 il cardinal vicario, allora vescovo della Diocesi di Albano, pensò a questa struttura come sede del museo che oggi è stato realizzato. Il museo deve essere concepito all'interno del contesto storico e artistico del territorio castellano, partendo dalle peculiarità culturale, mostrando la realtà storico-culturale che gli è propria. I musei d'arte sacra inoltre non sono depositi di reperti inanimati, ma perenni vivai, nei quali si tramandano nel tempo il genio e la spiritualità dei credenti.

Il Museo diocesano di Albano è stato aperto di recente. Perché la Curia vescovile ha voluto un Museo?
L'istituzione del Museo Diocesano di Albano fu voluta dal Cardinal Vicario Agostino Vallini, la realizzazione e l'inaugurazione fu portata a termine da S. E. il Vescovo Marcello Semeraro. E' un evento che, al di là della dovuta attenzione alla nascita di un nuovo polo culturale, non può non suscitare una sentita soddisfazione per la realizzazione di un museo che rappresenta il lungo e ininterrotto percorso storico, culturale e spirituale di una delle diocesi più antiche del Cristianesimo.

Che cosa conserva il Museo Diocesano di Albano Laziale?
Il museo, ospitato nelle sale di Palazzo Lercari, edificio che dal XVIII secolo è sede episcopale di Albano, conserva un numero notevole di beni culturali, provenienti dall'intero territorio diocesano. Ben tre piani dell'intero palazzo sono dedicati al Museo Diocesano. Il primo è dedicato all'archeologia del territorio. Cinque sale, allestite secondo tematismi ben precisi, permettono la lettura dei reperti all'interno di un contesto specifico. Salendo ai piani superiori si accede alla collezione di arte sacra. Nel Piano Nobile è esposta la collezione di tele provenienti dalle chiese del territorio della Diocesi di Albano, oltre ad alcune originali sculture in cartapesta e una preziosa pala lignea del XIV secolo. In questo piano si trova anche uno degli spazi più prestigiosi del museo, la Sala degli Affreschi. Il salone fu affrescato da un artista locale, tal Andrea Monti, che nell'800 decorò le pareti della stanza con le panoramiche dei Comuni del territorio della Diocesi di Albano. Nel Piano Mezzanino sono ospitate le opere di oreficeria e i tessuti dei paramenti liturgici. Il percorso museale di questo piano inizia con la sala dedicata ai Papi, nella quale sono ospitati alcuni doni dei Pontefici alla Diocesi di Albano. Di grande effetto è la sala più grande del piano, impreziosita dall'oreficeria liturgica: calici, ostensori, reliquiari e altri preziosi testimoniano la capacità dei maestri orefici che hanno realizzato queste opere.

Quale particolarità caratterizza i Musei ecclesiastici? Anche in senso spirituale?
Un museo che ha una sua specificità, come quello diocesano, dovrebbe essere concepito tenendo conto del contesto storico e artistico del territorio nel quale si inserisce, partendo da un presupposto: la nuova istituzione museale deve caratterizzarsi per la specifica identità ecclesiale. Tale caratterizzazione, però, non deve essere intesa come una sterile esaltazione della propria distinzione, al contrario, deve corrispondere a un consapevole indirizzo progettuale, che intende partire dalla specificità storica e culturale per calarla nella realizzazione del museo, attualizzandola attraverso adeguati indirizzi espositivi e iniziative mirate.

Quali attività didattiche, informative e promozionali svolge il Museo?
Il Museo Diocesano di Albano prevede aperture pubbliche e visite su prenotazione. E' in programmazione un calendario di eventi annuali che ospiterà conferenze, convegni, mostre e concerti, voluti e ideati al fine di presentare alla comunità un museo che sia in grado di diventare un importante polo culturale e sociale del territorio.
A questo si aggiunge, nell'ottica della promozione del concetto di "museo diffuso", il preciso progetto di recuperare e valorizzare la conoscenza e la fruizione dei beni storico-artistici della diocesi, le chiese con le loro opere d'arte, i santuari, i percorsi del pellegrinaggio religioso, saranno oggetto di visite ed eventi culturali.

Il Museo conserva un reperto di 2500 anni fa. Di cosa si tratta?
Abbiamo il piacere di conservare un'antefissa arcaica, proveniente da un sito non identificato, forse dall'area ardeatina. Si tratta di un reperto sequestrato dall'Arma dei Carabinieri durante un'operazione di sicurezza.

Quale ruolo, secondo Lei, possono svolgere oggi i beni culturali, la loro conservazione e la loro comunicazione?
I beni culturali di un territorio hanno la funzione di rappresentare la storia e la cultura di un'area geografica. Ritengo che la loro conservazione sia solo il primo passo, necessario a una precisa politica di valorizzazione e di promozione degli stessi. Fino ad ora alle ottime azioni di salvaguardia e di studio del bene culturale, non ha avuto seguito una seria e intelligente attività promozionale, con i risultati che tutti conosciamo.

Che cosa significa per Lei dirigere questo Museo?
Professionalmente è un incarico di grande prestigio, il che corrisponde a un costante impegno. Anche se ho avuto già il piacere di dirigere il Museo Civico Archeologico di Albano, questa attuale direzione mi offre l'occasione di confrontarmi con nuovi orizzonti culturali.

Secondo Lei, come dovrebbe essere organizzato o gestito un Museo che voglia servirsi degli strumenti e delle tecnologie più avanzate che sono oggi a nostra disposizione?
Rispondere a questa domanda non è facile, considerando il particolare momento storico. Sono del tutto favorevole all'utilizzo delle tecnologie nei musei o nella valorizzazione dei beni culturali, ovviamente se di supporto a una attività scientifica di qualità. Il problema è che la presente crisi economica limita molto la possibilità di poter usufruire di fondi adeguati a tal fine.

Questo Museo rappresenta il lungo e ininterrotto percorso storico, culturale e spirituale di una delle Diocesi più antiche del cristianesimo. Un altro gioiello dunque si aggiunge al ricco patrimonio archeologico e storico-artistico dei Castelli Romani. Come si posiziona il Turismo nel nostro territorio anche rispetto alla vicinanza con Roma?
Quesito molto interessante ma di difficile risposta. Personalmente ritengo che nel nostro territorio si fa un gran parlare delle potenzialità turistiche e culturali, ma poi nei fatti rimangono solo belle parole lasciate al vento. Dobbiamo finire di credere che prima o poi ci sarà uno sviluppo turistico dell'area castellana perché abbiamo una importante presenza di beni culturali e ambientali. La realtà è che fino ad ora non è accaduto niente di tutto questo e non si capisce perché all'improvviso le cose dovrebbero cambiare. Forse è giunto il momento di mettere sedute tutte le realtà del territorio, quelle amministrative, quelle culturali e quelle produttive, per aprire un serio tavolo di concertazione per lo sviluppo dell'economia della cultura ai Castelli Romani, altrimenti continueremo a rimanere una dépendance di Roma.

 

Per la rubrica Musei - Numero 120 aprile 2014