Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

BiblioUp Festival

Editoriale

Innovare con la cultura

Intervista di Ester Dominici al prof. Luciano Hinna

Che cosa l'ha colpita di più del progetto di costruzione della Grande Biblioteca dei Castelli Romani?

Interessandomi di innovazione del settore pubblico e del non profit, è proprio questa la chiave di lettura per me più interessante: l'innovazione.
Ho fatto parte della giuria che ha assegnato il premio EIPA 2013 per i migliori e più innovativi progetti europei in tema di amministrazioni pubbliche ed in quella veste ho avuto occasione di analizzare più di duecento progetti, tutti validi tanto che la scelta finale è stata tutt'altro che facile. Ebbene, mi sono fatto l'idea, poi confermata da un'analisi comparata dei progetti presentati all'EIPA nell'edizione del premio 2012, che tra i progetti di successo esiste un DNA comune che è il risultato della combinazione di pochi ma significativi elementi.
Il progetto delle biblioteche dei Castelli Romani li possiede tutti e, se avesse partecipato al concorso EIPA, si sarebbe potuto piazzare molto bene soprattutto per l'esportabilità del progetto stesso che era uno degli elementi qualificanti per selezionare il vincitore.

Quali sono questi elementi vincenti che lei riconosce nel nostro progetto?

L'innovazione nella cultura non è fare cose nuove, ma cose vecchie in maniera nuova e la maniera nuova si lega ad alcune direttrici gestionali:
1. far collaborare amministrazioni pubbliche che normalmente non si parlano, ma si scrivono e quindi costruire ponti invece che muri;
2. coinvolgere con le varie PA sia il settore privato che il non profit, superando le iniziali barriere ideologiche storiche;
3. utilizzare la tecnologia informatica per ripensare alcuni servizi, abbattendo i costi ed aumentandone la qualità.

Detta così, sembrerebbe tutto facile, è sufficiente questo per innovare?

Assolutamente no. Servono degli elementi intangibili, una sorta di enzimi manageriali che io ho riconosciuto al progetto e che sono normalmente assai rari:
1. perseveranza, entusiasmo e voglia di fare degli attori della progettazione sociale;
2. capacità di contagiare e farsi contagiare
3. capacità di comunicare i risultati ottenuti con tutti i mezzi possibili per aggregare nuovi soggetti ed esportare l'iniziativa dimostrando "che si può fare" nonostante la burocrazia e la scarsità di risorse;
4. saper vedere prima le opportunità e gestire poi le difficoltà, e non viceversa che è il vero freno alla innovazione sociale e culturale nel nostro Paese.

Un suggerimento per migliorare nel futuro?

Le cose che funzionano non si cambiamo, ma forse si potrebbe allargare ancora la sfera operativa mettendo a rete non solo le biblioteche ma anche tutti coloro, soggetti ed istituzioni, che nello stesso territorio operano sulla cultura (musei pubblici e privati, associazioni, imprese impegnate nella cultura e sul benessere organizzativo interno, librerie etc) allargando così non solo l'offerta, ma aggregando nuova domanda, ed utilizzare quindi la rete delle biblioteche come "infrastruttura" per iniziative e "contenitore" di raccolta di idee culturali.
Questo sarebbe molto utile: a nessuno sfugge il fatto che il PIL economico di un territorio, sul quale tutti siamo molto attenti, cammina su due gambe: il PIL sociale (reti e capitale sociale) e PIL culturale; senza questi due PIL il primo non cresce. L'iniziativa delle biblioteche e certamente un fattore di sviluppo del PIL sociale e del PIL culturale, che non ha ancora scaricato a terra tutta la sua potenzialità.

Luciano Hinna è Direttore Scientifico del CISPA (Centro per l'Innovazione e lo Sviluppo nella Pubblica Amministrazione e nel non profit dell'Università di Roma Tor Vergata) e Presidente del C.S.S. (Consiglio Italiano delle Scienze Sociali).

Per la rubrica BiblioUp Festival - Numero 122 ottobre 2014
Luciano Hinna |
Per la rubrica BiblioUp Festival - Numero 122 ottobre 2014