Ho conosciuto il Consorzio delle biblioteche dei Castelli Romani dalla sua fondazione, sono stata nel CdA, ho partecipato alla formazione ed alla progettazione dell'area integrata o distretto culturale in senso più ampio. Per me che vivo a Roma e opero nelle istituzioni del centro storico, i Castelli con le loro biblioteche sono stati la lente con cui ho imparato a leggere il territorio. L'area dei Castelli con la sua riconoscibile identità e la vicinanza fra istituzioni e collettività, si presta a sperimentare in modo operativo soluzioni innovative per il governo dei luoghi e per le comunità che li abitano. Si riesce così a valutare l'impatto delle idee che si propongono e si realizzano, andando oltre gli slogan e gli annunci con cui spesso si esaurisce la fase progettuale.
So che non è stato e non è facile, ci vuole insieme intelligenza, entusiasmo e ostinazione, ma credo che i risultati raggiunti nel radicamento e nella qualità dei servizi, siano il frutto di una crescita comune di politici e amministratori da una parte e dei bibliotecari e operatori culturali dall'altra. Pur nel ricambio di persone e di idee, si è trovata una continuità di obiettivi ed un linguaggio condiviso che supera in modo non distruttivo le diversità di idee e di interessi dei 17 comuni. È un modello di collaborazione riuscito che val la pena di diffondere, soprattutto in Italia, per dimostrare che è realmente possibile applicare con continuità, un metodo di coinvolgimento dei diversi soggetti del territorio per permettere all'eredità culturale di innervare il presente.
Vivo Biblioup come un momento speciale che racconta e festeggia le biblioteche con l'intera comunità che le abbraccia.