L’intera rassegna corre su due binari paralleli, alternando film dai ritmi e toni ben diversi, quasi stridenti tra loro, ma con un unico obiettivo finale: mostrare spaccati di vita in una unità di luogo o di azione. Si passa così dal grottesco della black comedy La comunidad, dissacrante e claustrofobico horror condominiale che gioca, con ironia e fino all’eccesso, sui temi dell’avidità umana e della fame di denaro, all’umorismo e alla comicità di Svegliati, Ned!, gustosa commedia dal sapore semplice dove il denaro diventa il catalizzatore di un forte spirito comunitario e di una travolgente solidarietà paesana. Senso di solidarietà che ritroviamo anche nella commedia Lista d’attesa, altrettanto divertente e graziosa, caratterizzata da un gusto vivace del colore e da una dimensione quasi favolistica: una stazione di corriere di una sperduta cittadina cubana diventa davvero un luogo dove poter realizzare una mini utopia, un eden senza egoismi e opportunismi, un microcosmo per eccellenza composto da una fauna di piccola e varia umanità.
Nello stesso tempo, si porta avanti un discorso più impegnativo, parlando di realtà difficili, quasi al limite della comprensione umana, che poco spazio lasciano all’ironia. Nel lungometraggio Mi piace lavorare ci si immerge letteralmente nel fenomeno sociale del mobbing: l’isolamento totale e sistematico e la vessazione psicologica sul posto di lavoro, in grado di annullare la dignità individuale e di devastare l’equilibrio interiore di una singola persona. Si entra, poi, nella delicata sfera del mondo religioso, gettando uno sguardo su due realtà lontane ma ugualmente atroci: le rigide consuetudini dettate dall’appartenenza a frange religiose ultraortodosse e integraliste, dove la contraddizione tra regole e desideri sfocia in un inevitabile tragico epilogo (Kadosh) e una storia di repressione e di barbarie istituzionali nella cattolicissima e benpensante Irlanda, dove una rigida estremizzazione nell’applicazione di principi religiosi approda paradossalmente al loro stravolgimento (Magdalene). Film forti, sferzanti e cinici, capaci di toccare contemporaneamente le corde della commozione e dell’indignazione.
La rassegna si chiude in “bellezza” con un film dall’inconfondibile humour inglese, Calendar Girls, tratto da una storia (di nudi!) realmente accaduta. Chissà che in un cosmo caratterizzato da un forte associazionismo come il nostro non diventi d’ispirazione per qualche iniziativa benefica natalizia!
Per la rubrica
Cinema
- Numero 47 novembre 2005