Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Eventi

Sfogliando la Storia

Grottaferrata e la Grande guerra

Sintesi di una ricerca (versione integrale)

Siamo ormai prossimi al centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale che la storia dell'umanità ricordi, 24 maggio del 1915. Il colpo di pistola sparato a Sarajevo contro l'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo il 28 Giugno 1914 aveva causato, un mese dopo, una guerra che a poco a poco assunse i caratteri di un evento planetario. L'Italia fu coinvolta nel conflitto con la giustificazione del completamento dell'epopea risorgimentale e cioè per la riunificazione di Trento e Trieste al territorio nazionale.

Il prezzo pagato per il raggiungimento di queste aspirazioni fu altissimo e le conseguenze segneranno fortemente la storia del paese nel periodo successivo all'evento. Non a torto Benedetto xv definirà la guerra come l'inutile strage.
Grottaferrata in quegli anni conta una popolazione di circa 3.000 abitanti e la costruzione della infrastruttura tranviaria ha dato il via al fenomeno della realizzazione di villini , prima di villeggiatura e poi residenziali. Un documento non datato, conservato nell'archivio storico comunale, sicuramente legato al periodo, contiene i nominativi delle famiglie villeggianti ed il relativo numero delle persone, che raggiunge un totale di 56 presenze. Su questa amena realtà si abbatte l'evento della guerra, prima con i richiamati e poi con le notizie delle prime tragiche perdite.

Grottaferrata, come del resto la pressoché totalità delle nostre realtà comunali, vivrà appieno il clima delle vicende belliche, sia direttamente, con l'invio al fronte dei suoi giovani figli, sia indirettamente, subendo le conseguenze della guerra in termini di ristrettezze economiche, razionamenti alimentari ed altre limitazioni e privazioni. Ma una nuova pagina doveva vedere ancora protagonista la nostra cittadina, e cioè quella del clima di solidarietà, fratellanza e aiuto reciproco che, dopo la disfatta di Caporetto, pervaderà la penisola, superando le diffidenze, gli antagonismi, le incomprensioni, che pure avevano non di rado caratterizzato le nostre vicende risorgimentali.

Nel periodo immediatamente successivo al tragico ripiegamento dei nostri corpi d'armata nella parte nordorientale del regno, si doveva infatti provvedere ad enormi necessità, non solo di carattere logistico o militare, ma inerenti anche e soprattutto ad intere popolazioni che frettolosamente cercavano di mettersi in salvo di fronte all'avanzare delle truppe nemiche.
Grottaferrata, anche in questo, ebbe un suo ruolo. Per circa un biennio infatti, a partire dal 1918 e fino al 1919, ospitò l'intera scuola agraria ed una consistente parte della popolazione di Pozzuolo del Friuli, e di altre località friulane invase dagli eserciti austro-germanici. Moltissime famiglie grottaferratesi, infatti, accolsero i nuclei familiari dei profughi, cioè di connazionali ai quali la guerra aveva riservato indicibili sofferenze, tribolazioni e, ciò che rendeva ancora più amara la loro precaria esistenza, l'abbandono forzato delle terre d'origine.

Questi eventi rappresentarono, al di là della vena retorica sempre in agguato, un segno tangibile del manifestarsi di uno spirito di solidarietà e di collaborazione nazionale, forse sino allora ancora sconosciuto.
Partendo da questi presupposti ci è nata l'idea, visto l'approssimarsi della ricorrenza, di rievocare quei tragici avvenimenti conducendo una più approfondita ricerca negli archivi pubblici e privati del territorio e della vicina capitale, indagando sia sui soldati grottaferratesi che parteciparono al conflitto, sia sull' aspetto della profuganza.

Grottaferratesi in guerra

Il nostro desiderio è stato quello di conoscere più da vicino, anche se così lontani nel tempo, i nostri militari , cioè quei giovani nati tra il 1874 e il 1900 che, in 483, hanno dovuto lasciare le proprie terre e compiere un grande gesto di generosità verso la patria. Abbiamo quindi deciso di intraprendere una mirata ricerca archivistica e, dove possibile, cercato di raccogliere le testimonianze e i ricordi dei familiari dei nostri soldati.
Il nostro riferimento principale è stato il fondo " Filippo Passamonti ", custodito nell'Archivio Monastico dell'Abbazia S. Nilo di Grottaferrata, che raccoglie un materiale preziosissimo sugli avvenimenti di quegli anni. Nel condurre la nostra ricerca, ci siamo affidati a questa raccolta come" guida storica " ben documentata e come "amico e compagno ideale" nel viaggio appena intrapreso. Abbiamo poi orientato la nostra attenzione anche verso l'Archivio Storico Comunale della nostra cittadina e l' Archivio di Stato di Roma, in quanto demandati alla conservazione e tutela della documentazione storica riferita anche al nostro territorio.

Questi ultimi Istituti sono uffici privilegiati di riferimento e consulenti preziosi per la ricerca storica; ed il nostro auspicio è che continuino a svolgere sempre meglio la loro importantissima funzione di servizio verso gli studiosi ed i cittadini, al fine di conservare e diffondere la memoria della nazione ed anche delle piccole realtà locali.
In questi archivi, sfogliando le pagine e scorrendo i nominativi dei nostri soldati, si ha la sensazione di entrare in un mondo intimo e personale e nel vivo della loro esistenza. Così si scopre che, dietro ad un arido numero di matricola, ci sono dati e contrassegni personali , arte o professione, se il richiamato sa leggere e scrivere, l'arruolamento, i servizi, le promozioni, con relative date di riferimento, le campagne e le azioni di merito. Ecco, quindi, che la piccola storia di un giovane soldato prende improvvisamente forma, andandosi così ad inserire nel più generale contesto della storia della nazione. I fogli matricolari costituiscono, a tale riguardo, una fonte di informazioni preziosa e delineano il tessuto sociale del periodo in merito alla scolarizzazione (poca - molti sono analfabeti), alla professionalità ( braccianti, manovali, dalle nostre parti molti viticultori, meccanici) e condizioni economiche (alcuni possidenti).

Militari grottaferratesi li troviamo poi impegnati nelle zone di guerra isontine , carsiche (fiume Isonzo, monte S. Michele, monte S. Gabriele, Podgora, Bainsizza ), nelle zone di guerra montane e dolomitiche ( Cortina, monte Siaf, Paneveggio, Pasubio, monte Grappa ) tra i 1.000 e i 2.000 metri di quota, un fronte montuoso di così grande estensione che costituiva un'assoluta novità. Nello stesso periodo ci furono anche soldati inviati e dispersi nelle zone di guerra oltre mare, impegnati sul fronte libico. Anche l'Aeronautica Militare, che muoveva i suoi primi passi proprio in quegli anni, vide il diciannovenne Americo Mecozzi, chiamato alle armi nel 1916, partecipare al Primo Corso per Motoristi d'Aviazione che si tenne in Italia. Il 5 Marzo del 1917 è assegnato al Battaglione Scuola Aviatori del Campo Scuola di C. Malpensa dove presterà il suo servizio fino alla fine della guerra, potendo constatare di persona come la guerra aerea fosse altrettanto se non più rischiosa di quella terrestre o marittima, dati i mezzi e la non ancora avanzata tecnologia a disposizione in quel determinato periodo.
Troviamo poi elencati, dal nostro Passamonti, episodi di valore avvenuti sul fiume Piave, nell'opera di soccorso a favore delle popolazioni d'Abruzzo colpite dal terremoto del 1915 , nella battaglia di Asiago del giugno 1916, nella presa di Gorizia. Decorati con la croce di guerra, con medaglia d'argento e di bronzo.

I caduti in totale furono trentanove e la prima commemorazione dei soldati di Grottaferrata caduti dall'inizio del conflitto si tenne nella seduta del Consiglio comunale del 5 marzo 1916 , tenuta dal Consigliere Filippo Passamonti e fu poi edita nel 1916 per i tipi degli Artigianelli di Roma con il titolo"Commemorazione dei soldati grottaferratesi caduti per la più grande Italia " affinchè la popolazione possa conservare memoria." Nel 1921 il discorso commemorativo fu riedito per " ...offrire a tutte le famiglie di caduti di guerra una copia del volume Grottaferrata e la Guerra 1915-1919 ". Volume completato dal cittadino Filippo Passamonti, ed edito a cura dell'Amministrazione comunale, a beneficio del Monumento ai Caduti, come da delibera di Giunta Municipale del 4 Settembre 1921.

Le spoglie di alcuni nostri giovani compaesani trovano riposo presso i sacrari eretti per onorare tutti i caduti: Emilio Ottavi a Redipuglia, Primo Domenicucci a Oslavia, insieme a tanti soldati che si trovarono a combattere le prime battaglie dell'Isonzo, dove decine di brigate, con ripetuti assalti, non conseguirono, fino al Dicembre 1915, che scarsi guadagni territoriali, a fronte di un numero elevato di perdite di vite umane.
Il Passamonti, oltre ad annoverare nel suo archivio e commemorare, in qualità di Consigliere Comunale, i 39 caduti grottaferratesi nella Prima Guerra Mondiale, descrive anche con dovizia di particolari i nominativi di coloro che subirono ferite da armi da guerra e mutilazioni, riportando anche invalidità permanenti. In totale ci furono 44 feriti, 9 mutilati e invalidi e 13 prigionieri di guerra in campi di lavoro in Austria e Germania.
Per converso, a Grottaferrata, prigionieri di guerra austriaci contribuirono allo scavo delle gallerie delle catacombe Ad Decimum, sulla via Latina ( oggi Anagnina ).
Al termine del conflitto, il Consiglio Comunale di Grottaferrata, nel settembre 1920, delibera di nominare un comitato di cittadini per le onoranze ai caduti e, nella seduta del 25 febbraio 1923, il comitato cittadino decide di impiantare il " Parco della Rimembranza " nel vasto prato dell'acqua acetosa, con un preventivo di spesa di lire 5.500. L'inaugurazione del parco, dedicato alla memoria dei caduti della Grande Guerra, avvenne il 12 Aprile 1923. Ed ancora oggi possiamo vedere, in prossimità della fonte dell'Acqua Acetosa, numerosi alberi posti a semicerchio, uno per ogni caduto, contornanti un'antica colonna con incisi i versi della poesia "All'Italia" di Giacomo Leopardi.

La " Profuganza"

La disfatta di Caporetto, 24 ottobre 1917, costringe l'esercito italiano a retrocedere sul Tagliamento. Anche 135.000 civili friulani, già duramente provati per trovarsi da ormai due anni a dover vivere in aree di guerra , si avviano sulla strada della profuganza che li condurrà in diverse regioni italiane. In questo contesto va ricordato l'episodio del valoroso comportamento della 2ᵃ Brigata di Cavalleria in difesa di Pozzuolo del Friuli, avvenuto contemporaneamente a quello di Caporetto.
Il 4 Marzo 1918, il Regio Prefetto di Roma, in una nota, comunica al Sindaco di Grottaferrata di autorizzare il Prof. Rossi Italo direttore della Reale Scuola Pratica di Agricoltura di Pozzuolo del Friuli , con moglie, due figli ed una domestica ad occupare il quartiere della signora Anna Santovetti. Un elenco di diciotto ragazzi, in età compresa tra i 12 e i 15 anni, completo di dati anagrafici, costituisce il gruppo di studenti ricoverati presso l'Abbazia di Grottaferrata, con arrivo previsto tra il febbraio e l'aprile dell'anno 1918. Essi sono nativi di Tarcento, Paluzza, Cividale, Faedis, S. Pietro al Natisone, Udine etc. tutti provenienti dai territori occupati dalle forze austro-tedesche. Ulteriori fogli sciolti oggetto di approfondimenti, attestano la presenza di allievi provenienti dalle zone di guerra. Scorrendo le carte dei fascicoli conservati nell'Archivio Storico Comunale, ci si può rendere immediatamente conto di questo particolare, anche semplicemente rilevando l'alternarsi continuo di nomi e cognomi locali con quelli tipici delle regioni nordorientali della penisola. Ad esempio, a fronte dei Tappi, Centioni ed Ottavi, troviamo anche Specogna, Sabbadini, Coassin, Ceiner.

Vogliamo inoltre ricordare, sempre a proposito dei militari grottaferratesi, che la signora Anna Cipolletti in Santovetti era moglie di Pietro, sottotenente, dal 1913, della milizia territoriale ed in forze nella Cavalleria. Egli giungerà in territorio di guerra nel Giugno 1915, presso il reggimento mobilitato Piemonte Reale Cavalleria. Promosso tenente, fino al 1918 si troverà in territorio bellico, e verrà decorato con medaglia d'argento al valore per azioni di guerra avvenute nel basso Piave. Successivamente, in seguito ad atti di donazione della famiglia, la divisa, la sciabola, i fregi, il fucile ,il medagliere, e la documentazione fotografica, hanno trovato una degna collocazione nei locali del Museo Storico dell'Arma di Cavalleria di Pinerolo.
Tornando ad argomenti di carattere più generale, con decreto del 9 Aprile 1918 il Prefetto della Provincia di Roma istituisce un Patronato Profughi per l'assistenza morale e materiale della popolazione coinvolta. Il relativo comitato locale per la rappresentanza ed amministrazione, con i nominativi dei componenti, è presieduta dall'allora sindaco di Grottaferrata, Edoardo Donadio.

Le cronache del tempo, inoltre, dedicano ampio spazio alla scuola di Agricoltura e al suo direttore professor Italo Rossi a cui, in qualità di esperto , viene chiesto qualche consiglio sullo sviluppo dell'agricoltura di Grottaferrata. Il cronista inoltre si sofferma sulla necessità di costituire, in Italia e nella nostra provincia, delle scuole agrarie che avranno il compito di determinare l'aumento della produttività agricola per la resurrezione economica del dopoguerra. Il parere del Prof. Rossi non lascia spazio ad interpretazioni in merito allo sviluppo dell'agricoltura nel Lazio. Egli affermava infatti: " che non bisogna limitarci alla monocoltura, ma adottare la pluralità delle colture.... e segnalava tra le possibili colture le leguminose, gli alberi da frutta , il gelso, indicava poi come necessaria l'intensificazione dell'orticoltura." Ed ancora il cronista:" Il dirigente della Scuola Agraria il prof. Rossi acquista una immensa stima presso tutti i concittadini i quali vedono in lui la possibilità del nostro miglioramento agricolo e sarebbero dolentissimi che sparisse così improvvisamente una scuola che metterebbe la terra tuscolana all'altezza delle terre più produttive d'Italia ,.."

Ma il 4 Ottobre 1918 viene organizzato, dai docenti e alunni della scuola agraria, un banchetto in onore del Prof. Italo Rossi che lascia la direzione per essere trasferito a Cerignola.
Un elenco di 77 nominativi di capifamiglia, completo del numero dei familiari ( circa 200/300 persone ), ci informa sulla consistenza della popolazione del nord-est ospitata a Grottaferrata e ci fornisce più dettagliate notizie su atti concreti di solidarietà e di collaborazione nazionale. Ritroviamo così, anche negli atti pubblici e nella corrispondenza, l'entità dei sussidi economici, la consegna di vestiari, generi alimentari etc. L'Archivio inoltre ci fornisce ulteriori informazioni e documentazione relativa alle popolazioni civili friulane.
Un foglio sciolto che elenca il " Vitto giornaliero e spese diverse per una famiglia composta di sei persone ", completo di alimenti suddivisi nell'arco della giornata, fornisce un quadro che conforta le affermazioni sopra richiamate. Buoni alimentari da agosto a dicembre 1918, emessi dal Comune di Grottaferrata, attestano la consegna di pasta, formaggio e coperte di lana.

In un elenco dettagliato di alloggi disponibili per i profughi, tra capoluogo e frazioni, con indicazione dei posti letto, composizione dell'appartamento , prezzo di affitto e nominativo del proprietario, ricorrono i nomi delle famiglie Tappi, D'Ottavi, Tanzi, Serafini, Santovetti, Passamonti, Gentilini, Centioni, Canestri, Valentini, facilmente identificabili anche se riportati con qualche errore di trascrizione.
Un identico foglio sciolto elenca le abitazioni, in località Poggio Tulliano, rese disponibili dalle famiglie Ricci, Montanari, Cicchetti, Raparelli, Gentilini e Tanzi.

Il rientro dei profughi fu un'operazione lunga e difficoltosa per diversi motivi, uno dei quali fu sicuramente costituito dal fatto che, al di la del desiderio di ritornare nei propri paesi, molti di loro sapevano quello che lasciavano, per quanto provvisorio, ma non potevano immaginare ciò che avrebbero ritrovato nei luoghi di origine, una volta passato il conflitto.
La guerra termina ufficialmente il 4 Novembre 1918 e " Il bollettino della vittoria" emanato da Diaz fu riprodotto su migliaia di lapidi e imparato a memoria da due generazioni di studenti; esso fa parte della storia e della memoria della guerra.
Nella minuta di un documento del comune di Grottaferrata, dell'11 marzo 1919, si parla ancora di " profughi di guerra ", e si elenca il nome e cognome del profugo, con indicato il luogo del rimpatrio, a cui fa seguito un ulteriore elenco di profughi ancora residenti a Grottaferrata in data 1° maggio 1919, redatto sempre in formato di minuta. L' elenco viene aggiornato fino alla data del 1° luglio 1919.

La R. Prefettura di Roma, in data 22 Maggio 1919, in risposta ad un quesito posto dal Sindaco di Grottaferrata, in merito alla continuazione della corresponsione del sussidio di guerra ai giovani profughi che ormai avevano la possibilità di rientrare nelle loro sedi di origine, tende ad escludere tale eventualità, come da disposizioni del ministero delle Terre Liberate. Salvo prevedere, in casi particolari, qualche temporaneo aggiustamento, per non compromettere la regolare ultimazione del corso di studi annuale dei ragazzi ospitati nel territorio comunale. Quindi, il rientro degli ultimi profughi si protrarrà fino alla fine del 1919.

Concludendo, visto l'approssimarsi della ricorrenza del centenario della Grande Guerra, in questa breve presentazione abbiamo voluto illustrare gli scopi e le motivazioni della nostra ricerca, condotta negli archivi pubblici e privati del territorio e della vicina capitale. L'indagine ci ha fatto riscoprire, o conoscere meglio, le famiglie dei soldati, la macchina organizzativa dell'accoglienza, gli atti pubblici e i momenti di generosità. Proseguendo poi nel percorso intrapreso, si spera in ultimo di arrivare ad organizzare un incontro di studio sull'argomento, ed una mostra storico-documentaria in ricordo di questa importante pagina della nostra storia. Storia che, ed è il nostro auspicio, dovrebbe essere man mano arricchita dal contributo e dalle testimonianze di tutti quei cittadini che ancora conservano, nella loro memoria o nei ricordi personali e familiari, testimonianze di questo periodo.
Se poi, in ultimo, saremo riusciti col nostro impegno ad incuriosire e a riavvicinare le giovani generazioni ad argomenti che a loro possono sembrare lontani e forse inattuali, crediamo di non aver fatto cosa inutile o superflua.

 


Fonti di ricerca

Archivio storico del Comune di Grottaferrata - Archivio di Stato di Roma - Fondo Passamonti, Archivio Monastico Abbazia di S. Nilo di Grottaferrata - Museo Storico dell' Arma di Cavalleria di Pinerolo.

Bibliografia

  • Grottaferrata e la guerra 1915-1919, Filippo Passamonti, Roma, tip. Fiordeliso, 1921;
  • La grande guerra, Mario Isnenghi , Giorgio Rochat, Il Mulino, 2014;
  • Villini del Novecento in Grottaferrata, Claudio Baldoni, Rodolfo Maria Strollo, Comune di Grottaferrata, Marzo 2005;
  • La colonna onoraria ai caduti della grande guerra nel Parco della Rimembranza di Grottaferrata, Andrea Pancotti, Bollettino della Unione Storia ed Arte, Gruppo Archeologico Latino Colli Albani Bruno Martellotta, Gennaio/ Dicembre 2011;
  • Cronaca di uno scavo archeologico - le Catacombe Tuscolane Ad Decimum, Paola Micocci, Bollettino della Unione Storia ed Arte, Gruppo Archeologico Latino Colli Albani Bruno Martellotta, Gennaio/ Dicembre 2012;
  • Grottaferrata Cronache e Storie, Alberto Procaccini, Luciano Vergati, Il Laboratorio di Grottaferrata, Febbraio 2013.
  • Diario della famiglia Santovetti conservato dalla Sig.ra Anna Maria Lugari Santovetti;
  • Pei figli orfani del contadino povero " Storie , memorie, immagini della Scuola Agraria di Pozzuolo del Friuli, a cura di Erminio Polo e Giacomo Viola, Istituto Professionale di Stato per l'Agricoltura e l'Ambiente, Pozzuolo del Friuli.

Sito internet: www.cadutigrandeguerra.it

Fotografie

  • Filippo Passamonti, Emilio Ottavi, Primo Domenicucci, Colonna del Parco della Rimembranza: provenienza fondo Passamonti Archivio Monastico Abbazia di S Nilo di Grottaferrata;
  • Pietro Santovetti: fondo privato Anna Maria Lugari Santovetti;
  • Americo Mecozzi, Museo all'aperto trincee Pal Piccolo, Passo di Monte Croce Carnico: sono di provenienza degli autori.

 

 

Per la rubrica Eventi - Numero 125 aprile 2015
Sandra Mecozzi |
Per la rubrica Eventi - Numero 125 aprile 2015