Non si può di certo cominciare un'analisi , sulle icone e sulla loro funzione significante-religgiosa (prettamente Ortodossa); senza scrollarsi di dosso l'iconografia cinquecentesca. Infatti dobbiamo necessariamente prendere le mosse dalle prime parole della Genesi "Dio creò il cielo e la terra ". Ebbene questa distinzione nella nostra cultura a sempre costituito una pietra angolare dalla quale è estremamente difficile discostarsi. Quando però ci troviamo a parlare della "Pittura di icone", dobbiamo necessariamente pensare; se desideriamo un approccio appropriato a questa tematica ai due mondi- visibile ed invisibile in contatto. Nelle Icone c'è un tempo , sia pur breve a volte concentrato sino all'atomo di tempo in cui questi due mondi si toccano. Ed è proprio questa la differenza sostanziale con la maggior parte delle raffigurazioni del Rinascimento Italiano. Ciò che è rappresentato nell'icona non è espressione "esterna dell'Apostolo del Cristo o dei Santi raffigurati", ma manifestazione fenomenica di ciò che essa rappresenta, ne estirpa il nucleo essenziale e così svuotandola ne fa il guscio e si manifesta dinanzi a noi. Ed è proprio questo lo snodo senza il quale la nostra comprensione di una icona risulterebbe impossibile; ovvero il fatto che quando chiunque di noi vi è davanti deve mettersi nella condizione di pensare che l'entità religiosa che ha davanti è lì e si sta manifestando (ad esempio per quanto riguarda il Cristo egli è presente in forma, ma non in sostanza, l'esatto opposto dell'Eucarestia). Ciò è elemento sostanziale per discernere la concezione Ortodossa della Pittura e quella Cristiana non Ortodossa. Prima di cominciare l'analisi delle Icone sul territorio dei Castelli, bisogna precisare che non solo ciò che ho già affermato è un principio fortemente diversificante, ma lo è allo stesso modo la concezione del luogo dove le icone sono poste. Ed allora dobbiamo diversificare la Chiesa-Cristiana non Ortodossa , dove non troviamo icone , in quanto essa non è "Santuario"; quest'ultimo ha il significato della Divinità invisibile e della sua identità Divina. Questo è certamente un punto di contatto tra la Chiesa ed il Santuario, ma ciò che le diversifica in maniera netta è la "percorrenza dall'ingresso sino all'Altare; dove nella Chiesa è sì la percorrenza dal mondo esterno sino al Cielo,ma nel Santuario questo tragitto giunge all'Iconostasi(insieme di icone normalmente poste in orizzontale all'altezza dell'Altar Maggiore), disposizione che per i Cristiani-Ortotodossi è il confine attraverso il quale l'individuo attraversa il confine dell'invisibile come precedentemente ho affermato. Passiamo ora all'analisi delle principali icone presenti sul territorio dei Castelli Romani .Partiremo dall'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, sicuramente una delle più importanti da questo punto di vista ed anche la più studiata. E' sicuramente della Theotoskos del 1024 D.C; la più importante e detta Hodighitria , sul capo e sulle spalle essa ha tre stelline d'oro(che nell'iconografia Siriaco-Palestinese rappresentano la Verginità di Maria). Con la mano destra ella indica il Cristo- Bambino; come colui che guarda verso la vita. Lo sfondo come troveremo in altre icone è sempre d'oro; in quanto l'oro semanticamente dell'eternità incorruttibile dell'eternita. Il Bambino(Cristo), tiene in mano il rotolo della legge distintivo dei giusti e l'aureola che gli circoscrive ne avvalora quanto affermato. Nel caso dei Santi ed in particolar modo di San Nilo ciò che si evidenzia è che tengono nelle mani è il loro strumento di salvezza. Essendo le Icone-ortodosse "finestre sul cielo"i Santi non sono gravati dalle cose che li hanno uccisi; infatti San Nilo ha in mano un rotolo di Pergamena che ne indica la sapienza. In conclusione è importante sottolineare che l'Icona è la linea che contorna la "Visione". La visione non è l'icona: essa è reale in se stessa: l'icona, che coincide nel contorno con l'immagine spirituale, è per la nostra coscienza questa immagine, e fuori dall'immagine ; senza di essa , in se stessa, astratta da essa non è né immagine , ne icona , bensì una tavola.
Icone presenti nei Castelli Romani
Significato semantico iconografico
Per la rubrica
Arte
- Numero 127 dicembre 2015