È indubbio che nel momento in cui ci si trova ad analizzare l'attività di Jean-Baptiste Camille Corot, nel contesto dei "Castelli Romani"; ci troviamo al cospetto di un vertice di quella piramide artistica che ne testimonia la straordinaria statura. Un pittore che interpreta e trascende le correnti artistiche dominanti nell'ottocento, del Neoclassicismo, Romanticismo, Realismo; sino ad essere un vero e proprio precursore dell'impressionismo (tesi che io stesso avvaloro in pieno).
La sua formazione, come si nota nella "Pittura di Paesaggio", affonda le radici nella tradizione classica, quell'arte del passato che prende le mosse dalla natura ritratta dal vero. Si notano straordinariamente espressi nella pittura di paesaggio di "Paesaggio dei Castelli", quella freschezza nei colori e l'infallibile controllo dei toni. Una modernità di concezione che stupì fortemente i contemporanei. L'artista soggiornò nei Castelli Romani inizialmente dal 1825-28, successivamente dal 1834-43. La pratica della pittura en-plein-air (non ancora impressionista), ma intrisa di quella maestria di Poussin che fu il suo principale maestro.
Come si può notare nello scorcio-vedutistico di Genzano, del lago di Nemi, di Ariccia , si nota che Corot ha già fatto proprio quello "stato d'animo", che arriverà alla sua massima espressione nei dipinti di Fontembleau in Francia, i compagni di quella scuola di Barbizon; autentica icona di quel naturalismo raffinato che già è in essere nella pittura del soggiorno nei Castelli. È un passaggio, quello del "Paesaggismo storico" di Corot, che costituisce la "memoria di sè", che vuole dare memoria di sè .
Si percepisce appieno la felicità dell'uomo che osserva la natura, donando alla visione della stessa quell'aggettivo "sentimentale" presente nei dipinti "Castellani". Anche Picasso , successivamente rimarrà colpito da questo pittore e dal suo fascino.