“La realtà naturale è trasformabile a nostro piacimento. Possiamo mutuarla, cambiarla, trasformarla e addirittura migliorarla in pittura. Ad un certo punto, mi sono chiesto quale fosse il vero ruolo dell'artista, se non quello di essere un comunicatore, un trasmettitore di emozioni. Un testimone del proprio tempo, ma libero e senza condizionamenti visivi di alcun tipo. Davanti ad un quadro astratto bisogna liberarsi da ogni pregiudizio."
Qualche anno fa si definiva "artista non figurativo", piuttosto che "astratto". Cosa è cambiato da allora nel suo percorso artistico?
Da tempo ormai ritengo superata l'idea di una rappresentazione artistica legata alla riconoscibilità dell'opera. Mi riferisco quindi all'arte figurativa in generale, all'arte cosiddetta comprensibile, dove tutto è già pronto e l'artista non deve fare altro che una sorta di copia-incolla della realtà . Personalmente la ritengo conclusa. Che senso ha continuare a riprodurre pedissequamente la realtà nei minimi dettagli, spesso con una tecnica eccezionale, oltre le grandezze naturali del reale, ogni particolare? La realtà naturale ormai è trasformabile a nostro piacimento. Possiamo mutuarla, cambiarla, trasformarla e anzi addirittura migliorarla in pittura. Siamo investiti con immagini di ogni tipo: leggere, suadenti, crude, forti, scioccanti. Ad un certo punto, mi sono chiesto quale fosse il vero ruolo dell'artista, se non quello di essere un comunicatore, un trasmettitore di emozioni. Un testimone del proprio tempo, ma libero e senza condizionamenti visivi di alcun tipo. Credo che la molla che ha trasformato il mio lavoro sia stata questa.
Molti continuano a pensare all'arte astratta come un qualcosa di incomprensibile. Come valuta questo aspetto?
Davanti ad un quadro astratto bisogna liberarsi da ogni pregiudizio. Anch'io ero molto prevenuto nei confronti di quest'arte, mentre ora la adoro. Quando sento qualcuno che dice di non comprendere l'arte astratta, provo a spiegare che i grandi maestri dell'arte figurativa possono essere certamente riprodotti, ma provate a riprodurre un'opera di Pollock o di Afro. Non è un fatto di comprensione o meno. L'arte può essere anche emulazione, ma non certamente imitazione. Nel mio piccolo, cerco di trarre da questi artisti l'insegnamento necessario per una ricerca quanto più originale possibile.
Con quali materiali realizza le sue opere?
L'uso di materiali tradizionali alternati a quelli di riciclo per me è fondamentale. Indispensabile è la materia. Non amo le superfici piatte e lisce, esse devono sempre dare una sensazione tattile. Ma sono troppo meditativo nella realizzazione delle mie opere. Molte volete il pensiero sovrasta il gesto, il timore prende il sopravvento sulla passione, la mano è indecisa e il colore non sa dove andare. Alcune volte ho le idee chiarissime su cosa voglio fare, e in pratica l'opera è conclusa prima ancora di essere cominciata. Altre invece, l'insoddisfazione regna sovrana, l'idea iniziale cambia in continuazione e il lavoro subisce lunghi momenti di pausa. Questo mi capita soprattutto quando devo realizzare opere di carattere sociale. Ogni tanto provo a lavorare su due opere contemporaneamente, ma l'esito è sempre disastroso. Comunque il colore rimane l'elemento primario, con le sue suggestioni ed i suoi infiniti mutamenti.
Lei è stato molto attivo negli ani '90 con varie associazioni artistiche, ha abitato per tanti anni a Ciampino, ora il suo studio è a Velletri. Qual è la situazione artistica nei Castelli Romani?
Ho lavorato per molti anni con associazioni dei Castelli. C'è ancora grande fermento, soprattutto nelle nuove generazioni, ma le istituzioni latitano. Non mi sembrano molto interessate all'arte. Qualche iniziativa c'è, ma è sempre sporadica, e mai legata ad un progetto a lunga durata. Eppure gli spazi ci sarebbero. Auspico la riapertura della d'AC di Ciampino, con un programma magari meno ambizioso ma più legato alla valorizzazione degli artisti dei Castelli. Se qualcuno mi chiedesse di lavorare ad un progetto serio lo farei con piacere.
Lei ha esposto in molti luoghi prestigiosi, tra cui al MACRO di Roma, inoltre fa parte da qualche anno della scuderia della Orler. Come valuta queste esperienze?
Le mostre sono solo uno stimolo per cercare di migliorarmi. Mi piace molto confrontarmi con altri colleghi, anche se gli artisti per natura sono un po' individualisti. Infatti nessuno mi ha mai chiesto di collaborare insieme. Spero possa accadere. L'interesse della Orler verso il mio lavoro mi ha molto lusingato, anche perché sono tra i pochi seri professionisti che gravitano nel mercato dell'arte.
Come riesce a conciliare la sua attività artistica con quella di insegnante di pittura? Che rapporto ha con i suoi allievi?
Molto buono. Il ruolo dell'insegnante è radicalmente cambiato rispetto a 15 anni fa. Non si può pensare di insegnare il disegno e la pittura come allora. Bisogna dare ai ragazzi nuovi stimoli, nuovi metodi e strumenti di lavoro, anche se purtroppo i Licei Artistici sono ancorati a metodologie ormai superate. Se riesci ad incuriosirli possono darti tanto, questo è lo sforzo che tento di fare con loro. Spesso, il lavoro che faccio a scuola diventa uno stimolo per la creazione delle mie opere, come di fatto è avvenuto per la serie degli "Accumuli".
Ci parli di quest'ultima serie, che ha presentato all'Expo di Milano.
Da tempo volevo indirizzarmi verso l'utilizzo di materiali comuni che potessero creare un forte impatto percettivo e visivo all'osservatore, e al tempo stesso rafforzare l'idea della materia e della sensazione tattile. Da qui la serie degli Accumuli colorati, ispirati anche alle Leggi della Gestalt. La molla è partita quando abbiamo svolto un laboratorio didattico con i bambini delle scuole elementari. Alla fine erano rimasti decine e decine di piatti colorati. In quel momento ho capito dove avrei indirizzato il mio lavoro, e il tema dell'Expo sembrava proprio quello più adatto.
Cosa suggerirebbe ad un giovane che volesse intraprendere questa professione?
Di lavorare con passione e con uno stile personale, senza pensare al successo ma solo per stare bene con se stessi. E di diffidare di chi ti giudica da subito un grande artista. Questo settore è pieno di dilettantismo tra gli addetti ai lavori. Le possibilità per emergere rispetto a 20 anni fa sono notevolmente aumentate, ma bisogna fare scelte consapevoli e professionali, altrimenti ci si brucia in fretta.
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Biografia
Franco Crocco, pittore e incisore, nato a Roma nel 1964, vive ed opera a Velletri (Roma). Figlio d'arte, è attivo nel settore delle arti visive da oltre 30 anni, ed ha accumulato un notevole bagaglio di esperienze artistiche che l'hanno portato a mutare il suo modo di vivere e concepire l'arte. Dopo una intensa stagione figurativa, la ricerca di Franco Crocco si è evoluta seguendo la sperimentazione informale, concepita soprattutto in relazione ad una produzione pittorica che predilige linee espressive autonome e in continuo aggiornamento.
Contatti: fb/franco.crocco.3