Le motivazioni che inducono a scrivere un libro possono essere diverse: acquisire fama, promuovere le proprie idee, divulgare conoscenza e via dicendo. Nel caso di Maurizio Bocci l'intento sembra di altro genere; la sua quarta opera, infatti, si pone sulla scia delle precedenti fatiche, mirata a suscitare l'attenzione del lettore sulle peculiarità dei Castelli Romani. Da una parte l'autore strizza l'occhio a quanti potrebbero frequentare queste terre ammaliati dalle bellezze naturalistiche e dal patrimonio storico-artistico, dall'altra sembra voler risvegliare lo spirito dei suoi conterranei, ricordando loro quanto sia importante una costante e quotidiana opera di tutela e valorizzazione dei luoghi che abitano.
Il suo primo libro, "Lungo i sentieri della nostra storia" (anno 2007) è un viaggio attraverso i siti archeologici e gli itinerari paesaggistici più affascinanti del Parco dei Castelli Romani. L'autore pone ancora il territorio castellano al centro delle sue ricerche; così il secondo volume, "Quando i colli divennero castelli" (anno 2009), s'interessa della storia dei Castelli Romani, dalla caduta dell'Impero Romano all'Unità d'Italia, con particolare attenzione alle vicende delle famiglie baronali e delle loro residenze di campagna. Nel terzo, "Per le antiche vie" (anno 2013), Bocci compie un viaggio nel passato recente della sua città natale, Albano Laziale, per ritrovare la storia di ieri nei riflessi d'immagini ingiallite di preziose cartoline storiche.
Arriviamo, quindi, alla sua ultima opera, in libreria dal mese di ottobre; "Andavamo in vacanza ai Castelli" è il racconto del periodo storico, che va dalla fine del Seicento fino alla metà del Novecento, l'epoca in cui i Castelli Romani erano meta privilegiata delle vacanze dall'aristocrazia e dalla borghesia romana.
La prefazione del libro è di Aldo Onorati, che, oltre ad essere un noto scrittore di storie castellane, è anche un personaggio che, per il suo vissuto, incarna la memoria storica del territorio.
L'autore, da anni studioso delle tradizioni locali e della storia del territorio, utilizzando un taglio giornalistico, ha documentato la vita quotidiana del passato di ciascuno dei paesi che costellano i Castelli Romani con un repertorio iconografico di indiscutibile valore. Grazie al contributo dei maggiori collezionisti di cartoline d'epoca dei Castelli Romani, ha potuto impreziosire la sua opera con la pubblicazione di oltre 160 cartoline storiche, alcune davvero uniche, dei quindici centri castellani, cosa di non poco conto, da un punto di vista documentaristico, visto che furono proprio le cartoline illustrate a contribuire allo sviluppo turistico dei Castelli Romani nei primi anni del Novecento. Infatti, grazie alle cartoline illustrate spedite dai villeggianti dell'epoca, le piazze dei borghi castellani, gli scorci panoramici dei due laghi, le immagini delle feste e delle sagre più pittoresche, iniziarono a essere conosciute al di là dei confini laziali.
Le colline romane hanno esercitato da sempre un irresistibile richiamo per gli abitanti della Capitale e per i suoi illustri ospiti, italiani o stranieri. Nell'antica Roma molti personaggi importanti realizzarono le loro ville rustiche sui Colli Albani e sui Colli Tuscolani, scelti sia per la loro vicinanza a Roma e sia per l'amenità del paesaggio e la bontà del clima. La caduta dell'Impero Romano segnò drammaticamente anche il destino della campagna romana, che fu resa semideserta dalle scorrerie dei barbari e dei banditi. A rivitalizzare i colli a sud di Roma fu papa Pio II Piccolomini, anche se un notevole impulso alla rinascita della villeggiatura ai Castelli è da attribuire a papa Urbano VIII, che nel 1628 decise di insediare la sede delle vacanze estive dei pontefici a Castel Gandolfo.
Verso la fine del XVIII secolo, con il fenomeno del Grand Tour d'Italie, la fama del territorio castellano, grazie alla presenza di molti artisti stranieri, si propagò per l'intera Europa. Ma i Castelli Romani non diventarono soltanto meta dei viaggiatori stranieri, perché anche l'aristocrazia e l'alta borghesia romana scoprirono la possibilità di godere di accoglienti luoghi di villeggiatura a due passi da casa, luoghi dove riposarsi continuando a frequentare la società cittadina.
Le località dove risiedere erano soprattutto Frascati e Albano, le più vicine alla città , ma, in seguito, anche Grottaferrata, Castel Gandolfo, Genzano, Marino e, soprattutto, Rocca di Papa furono prese d'assalto dai villeggianti romani.
Visitatori e vacanzieri, che alloggiavano in appartamenti presi in affitto o in locande, si affiancarono così ai nobili e agli alti prelati che soggiornavano nei migliori alberghi o che si trasferivano da giugno a ottobre nei loro casini di diporto, normalmente all'interno dei centri storici, o nelle lussuose residenze gentilizie poste fuori dal paese.
L'economia locale ebbe in quel periodo un forte sviluppo, perché non solo il settore turistico trasse vantaggio da questo nuovo stile di vita dei romani, ma i vantaggi interessarono anche il commercio, l'agricoltura e l'industria alimentare. Alberghi, piccole pensioni e, soprattutto, ristoranti e modeste trattorie proliferarono in tutti i borghi castellani, contribuendo a sostenere l'economia locale.
Maurizio Bocci interpreta, grazie alle fonti iconografiche del suo libro, la storia moderna dei Castelli Romani, non nascondendo l'intento di contribuire a una possibile rinascita culturale e turistica di queste terre, in un momento che sembra essere favorevole, viste anche alcune promettenti iniziative di enti locali come il Consorzio Sistema Bibliotecario, il Parco Regionale, la Comunità Montana e le amministrazioni comunali del territorio, che hanno sottoscritto un Protocollo d'Intesa per la realizzazione congiunta di un piano di sviluppo turistico orientato alla promozione dell'immagine dei Castelli Romani.