Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

La gioia di vivere . A piccoli passi verso la saggezza


Ci troviamo in un pieno deteriorarsi della situazione sociale, dove sono saltati tutti i principi e tutte le regole finora seguite: questo in sostanza il messaggio del libro di Vittorino Andreoli "La gioia di vivere". L'autore ci mette in guardia: viviamo in un ambiente "liquido" e non siamo più capaci di essere felici e usiamo tutte le nostre migliori energie per coltivare paure. E sulle paure non si costruisce saldamente. Quando un matrimonio non funziona, un figlio è difficile, si litiga in famiglia, siamo vittime di un tradimento, un abbandono, un lavoro insoddisfacente, non dobbiamo più pensare che certe situazioni non si possano superare anche se sono dolorose. Come fare allora? È possibile riconquistare la felicità perduta?

Benessere, o bendessere come scrive spesso l'autore, è un termine che usiamo molto spesso. Ma ora vogliamo che questo termine acquisti un significato ancora maggiore, crediamo sia arrivato il momento di fondare una Scienza del ben-essere o Scienza della felicità. In realtà il termine "benessere" è molto più ricco del termine "felicità". Felicità è il termine che usava Platone nella Res Publica, quando diceva che "il fine di una società è di rendere tutti felici". Meglio riferirsi al termine "gioia", il "gaudium" dei romani, perché mentre la felicità è una reazione individuale, la gioia è invece corale, riguarda più il noi che l'io.

Ecco perché la gioia è più affine al benessere: perché dipende non solo dalla biologia, dal corpo, dai geni, ma soprattutto dalla psiche, dalla personalità che si costruisce in base all'ambiente in cui viviamo e alle relazioni che ciascuno di noi stabilisce con l'altro. Già Jean Piaget diceva: psicanalisi, psicologia, psichiatria non sono scienze del particolare, dice Piaget, ma scienze che devono tenere l'uomo tutto intero. Perché se l'uomo viene frazionato perde le sue caratteristiche come Specie. Credo che oggi ci sia un gran bisogno di guardare al senso della nostra esistenza: ci stiamo accorgendo che la corsa al successo e alla ricchezza non sono necessariamente sinonimi di serenità.

Parlare della scienza del benessere è interpretare un vero cambiamento di paradigma della società, un nuovo modello che guardi al senso dell'essere nel mondo, del vivere con gli altri. La scienza del benessere guarda al presente e al futuro, si chiede che cosa sia possibile fare oggi per promuovere il tuo benessere, per vivere meglio. Le domande che pone sono: "Dove sei?" "Ti piaci?" "Hai della relazioni soddisfacenti?" "Quali sono i tuoi desideri?" Insegna dunque a vivere bene, a smussare i conflitti, ad essere sereni. La scienza del benessere è un ritorno al concetto d'umanesimo ma di un umanesimo consapevole della fragilità della condizione umana, che si chiede quali siano le condizioni perché tutte le persone possano accedere alle "megliori" risorse possibili.

"La gioia la si fa - ha dichiarato Vittorino Andreoli nel corso di una recente intervista rilasciata a Natural Style -. La si costruisce su misura di ciascun uomo e di ciascuna esistenza. Certamente la vita non è priva di frustrazioni e difficoltà: molte situazioni ci mettono di fronte a problemi sgradevoli, ma è il nostro atteggiamento di fronte ad essi ad essere sbagliato. Gli ostacoli infatti si possono superare e non sempre è utile metterci contro di essi, alzare un muro, è piuttosto utile accoglierli e pensare che sono prove e opportunità che la vita ci mette davanti, una tappa obbligata, un passaggio che porterà a una nuova consapevolezza, una trasformazione che aiuterà a crescere. In questo modo sperimentiamo la "gioia di vivere", un modo diverso di guardare all'esistenza che si inserisce nel flusso profondo della Natura, attraverso l'accettazione di ciò che il presente dona, senza essere caricato dei propri desideri e delle nostre speranze".

Cosa ci insegna la natura? Ci insegna l'attesa, ci insegna ad aspettare, la stessa cosa che ci dicono i saggi: aspettare e avere fiducia. Invece oggi bisogna avere tutto e subito. E si perde il valore della bellezza. Vanno cambiati i parametri della bellezza, che va raccontata: è il gesto di una persona, sono le sue relazioni sociali, la sua mente, il suo corpo proprio com'è, il modo che ha di vivere. Oggi la maggior parte di noi è affetta dalla "fatica di vivere". Siamo sempre in azione e mai soddisfatti, destinati a rincorrere un futuro che non c'è e forse non ci sarà mai, spinti nella lotta per il potere dalle nostre ambizioni, dalla paura dell'insuccesso o perfino della morte. Due stili di vita opposti, che non appartengono all'ambito patologico, ma che sono la chiave per dare a una stessa esistenza un significato contrapposto: vivere bene, o al contrario vivere male.

Nel mondo dominato dalle strategie per essere vincenti, dal fascino dell'esclusività, dalla bellezza, dalla fatica di vivere dell'individuo, il "magico potere" della gioia non è altro che la capacità di passare dalla dimensione dell'"io" a quella del "noi", di vivere in relazione con gli altri contando sui legami affettivi, guardando in faccia il presente, senza costruire desideri impossibili che spostano la gioia al futuro, senza i rimpianti che respingono nel passato.



Vittorino Andreoli, La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza, Milano, Rizzoli, 2016

Nasce a Verona il 19 aprile 1940. Neurologo e psichiatra di fama mondiale, si è laureato in Medicina all'Università di Padova. È stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona - Soave ed è membro della New York Academy of Sciences. Ha lavorato in Inghilterra, a Cambridge presso il Department of Biochemistry e negli Stati Uniti: prima al Cornell Medical College di New York e poi alla Harvard University. È presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association. Si oppone fermamente alla concezione lombrosiana del delitto secondo cui il crimine veniva commesso necessariamente da un malato di mente, e sostiene la compatibilità della normalità con gli omicidi più efferati. È autore di libri che spaziano dalla medicina, alla letteratura alla poesia, e collabora con la rivista Mente e Cervello e con il giornale Avvenire. Ha realizzato alcune serie di programmi, con puntate della durata di circa 30 minuti, dedicati agli adolescenti (Adolescente TVB), alle persone anziane (W i nonni) e alla famiglia (Una sfida chiamata famiglia). I suoi libri: La terza via della psichiatria (1980), La Norma e la scelta (1984), Un secolo di Follia (1991), Voglia di ammazzare (1996), Il caso Maso (1997), Istruzioni per essere normali (1999), Cronaca dei sentimenti (2000), Delitti (2001), Il lato oscuro (2002), I miei matti (2004), Follia e santità (2010), I segreti della mente (2013) ecc.

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 131 settembre 2016