RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Una canzone per Bobby Long

Ci sono film che sanno scandire i passi del tempo oltre qualsiasi moda e tendenza. Film che sanno tenersi lontano da una commerciabilità spudorata, dove gli effetti speciali rappresentano il 90% del lungometraggio. Ci sono film capaci di prendere per mano lo spettatore e accompagnarlo in uno stato di grazia fin dentro lo schermo e oltre le scene. Una Canzone per Bobby Long è tutto questo e molto di più. Una ventata di poesia, tenerezza e profonda sensibilità. E’ l’ennesimo esempio che la tecnica è al servizio dell’idea, e il talento, per una regista alla sua opera prima, non ha bisogno di compromessi plastificati quando la sostanza è accompagnata da un’intelligente, quanto acuta, leggerezza poetica.
La pellicola, tratta dal romanzo di Ronald Everett Capps, è diretta dalla debuttante Shainee Gabel, ex programmatrice e sceneggiatrice. Una canzone per Bobby Long ha partecipato alla 61esima edizione Festival del Cinema di Venezia durante la quale la giovane protagonista Scarlett Johansson, già protagonista del bellissimo Lost in traslation di Sophia Coppola, era giurata.
Sullo sfondo del film una New Orleans sospesa in un poetico squallore. Le scene si snodano sostanzialmente in una storia di formazione, filtrata dal punto di vista di una donna alle soglie della vita. Un John Travolta strepitoso che, dopo parti da Tony Manero, killer-filosofo e agente segreto, trova un suo ruolo “paterno”. Per interpretare un sognatore fallito, Travolta esibisce capelli bianchi, pancia prominente e passo stanco, offrendo allo spettatore una performance d'alta classe, tutta sofferenza nascosta e senso di perdita, che ne conferma la sorprendente versatilità. La presenza letteraria di Kerouac e dei “vagabondi” della beat generation si percepisce dolcemente, senza alcuna ostentazione, permettendo allo spettatore di lasciarsi cullare tra varie citazioni poetiche che potrebbero svegliare anche i dormienti teledipendenti del grande fratello.Una lezione di spessore ed equilibrio. Shainee Gabel ha saputo regalarci un respiro di vita senza cadere nella retorica lacrimevole. Un film emozionante dove la speranza e il coraggio sono lontani da qualsiasi propaganda patriottica o perbenista. Da vedere.


“Una canzone per Bobby Long”, di Shainee Gabel, USA, 2004

Per la rubrica Cinema - Numero 38 dicembre 2004