Il baritono Giovanni Meoni, nato a Genzano nel 1964 e cresciuto ad Ariccia, nei Castelli Romani, è una celebrità nel campo operistico. Poco più che quarantenne, età favolosa per la voce umana , è un uomo alto, imponente quasi che la sua figura di interprete avesse trasfuso in lui qualcosa dei molteplici personaggi della nostra lirica che egli ha portato in tutto il mondo con crescente successo. Basti citare a volo qualche luogo, fra i cento e cento in cui Meoni ha affascinato le folle di Tokio come quelle della Germania, quelle del teatro Verdi di Padova e dell’opera di Roma, del San Carlo di Napoli, di Kiev in Ucraina, Amburgo, New York, Londra, Madrid, Munchen, e di nuovo Bologna, Firenze, Verona, Stoccarda e, per finire, al Festival di Santander al Matadero di Madrid con La traviata per la regia di Zeffirelli. La sua voce viene definita di “ baritono nobile “.
Lo abbiamo incontrato nella sua villa ai Castelli Romani, ove tanti alberi di castagno danno una spazialità wagneriana allo scenario.
Come è nata questa passione per il canto?
E’ nata a Verona, dove mio zio suonava il flauto all’Arena. Ma le prime prove le ho avute ad Albano con il prof. Ugo Ventura, nel suo coro.
Il Maestro Meoni è molto legato a palazzo Chigi in Ariccia. Perché? Nel 1672-1673, nel salone del palazzo di Corte, vennero rappresentate due opere liriche di Bernardo Pasquini e Pietro Simone Agostini. Meoni ha voluto ritrovare gli spartiti di questi antichi melodrammi, e vi è riuscito , in un lavoro che sa di quei ritrovamenti dei codici latini da parte degli appassionati dell’Umanesimo.
Maestro, cosa pensa della cultura in genere nei Castelli Romani?
Per quanto riguarda la cultura, si tratta sempre di personalità aggreganti individuali. Se mancano queste, la politica o le associazioni non sono in grado a sufficienza di realizzare fermenti culturali di alto respiro. Può esserci qualche eccezione, naturalmente.
Nei Castelli Romani, i giovani sono interessati alla musica classica?
Sì, c’è un interesse molto vivo. Velletri, Ariccia, Genzano, Albano, Marino, Frascati, Pavona hanno o cori polifonici o la banda comunale cittadina. Molte persone amano suonare qualche strumento. Stanno sorgendo diverse scuole di educazione musicale. Esse nascono perché c’è una domanda.
E il melodramma, cioè l’opera lirica?
La realtà operistica castellana non è andata mai oltre quella di Roma, cioè Caracalla e il Costanzi. E’ una questione legata alle radici. Nel Nord la situazione è diversa; esistono club lirici, circoli delle voci verdiane etc. Qui da noi ci sono i circoli bianco-azzurri… Non è colpa di nessuno. Bisogna riferirci alle radici culturali. In Emilia-Romagna ci sono organizzazioni che in pullman fanno tanti chilometri per raggiungere Verona e Milano, cioè l’Arena e La Scala. Forse perché loro hanno avuto grandi compositori. Inoltre, ogni città e ogni paese, anche se piccolo, ha un teatro dell’opera in miniatura. Nel Lazio ci sono teatri lirici a Roma e a Rieti (il teatro Vespasiano), per citare i più conosciuti.
Ultimamente, però, sono cambiate le cose. Per quanto mi riguarda, dai Castelli Romani si organizzano pullman per alcune recite.
Quanto afferma il Maestro è vero, perché io stesso, l’anno scorso, mi sono trovato a usufruire di un servizio organizzato dall’Università della Terza Età, di Ariccia, per andare al teatro dell’Opera di Roma, al “ Rigoletto”, in cui c’è stata un’interpretazione superba di Giovanni Meoni protagonista del celebre capolavoro verdiano, e, l’estate avanti, a Caracalla, dove Meoni ha impersonato Amonasro nell’Aida.
Ricordiamo, a titolo di semplice curiosità, che Lanuvio è la patria di uno dei più grandi tenori della storia della lirica: Giacomo Lauri Volpi e Marino la città natale di Giacomo Carissimi, uno dei pilastri musicali del genere detto “Oratorio”, a livello mondiale.