Domenica 29 aprile – nella suggestiva sede di Palazzo Chigi – riprendono “I Concerti dell'Accademia degli Sfaccendati”, organizzati dalla Coop Art di Roma con la direzione artistica di Giovanna Manci e Giacomo Fasola. La scelta dei Castelli Romani è strategica nella storia della Coop Art che ha sempre prediletto luoghi significativi dal punto di vista architettonico come Villa Aldobrandini e Villa Falconieri a Frascati, Villa Mondragone a Monteporzio ed ora il Palazzo Chigi di Ariccia la cui Sala Maestra ha
ospitato nel Seicento importanti avvenimenti musicali.
“I Concerti dell’ Accademia degli Sfaccendati” si tengono dall’autunno 2000 presso il berniniano Palazzo Chigi e si sono ormai affermati nel panorama europeo delle rassegne musicali sia per la qualità artistica degli interpreti che per l’originalità e lo spessore culturale delle programmazioni. Artisti e musicisti di diverse nazionalità, molto noti oppure autentici talenti emergenti, hanno dato vita agli appuntamenti della Stagione concertistica: da Raina Kabaivanska, Salvatore Accardo, Rockwell Blake a Giovanni Bellucci e Giovanna Manci, da Uto Ughi, Angelo Persichilli, Mario Ancillotti a Gabriele Pieranunzi, Alessandro Carbonare, Francesco Fiore e poi Peppe Barra, Milva, Mariano Rigillo, Elio Pandolfi, Federico Mondelci, Dalmacio Gonzalez, Christoph Timpe, la San Carlo Sinfonietta, il Philharmonia Chorus di Londra, la Young Janacek Philharmonic Orchestra, Jan Latham-Koenig e moltissimi altri.
Ma perché i Concerti si chiamano così? Cos’è o meglio cos’era l’ Accademia degli Sfaccendati?
Tra le tante Accademie che affollarono le cronache letterarie del Seicento e del Settecento all’ombra delle grandi casate nobiliari del tempo, quella degli Sfaccendati deve la propria esistenza ai Chigi: fu infatti fondata a Roma il 18 settembre 1672 per volontà del cardinale Flavio Chigi, al quale nell’atto costitutivo dell’Accademia fu affidata la carica di “depositario” - oggi diremmo “presidente” - mentre al cugino don Agostino (principe del Sacro Romano Impero, principe di Farnese, duca di Ariccia, ecc. ecc. e sposato ad una Borghese) fu affidata quella di “provveditore” - oggi diremmo “segretario generale”. Tra i fondatori erano presenti alcune personalità rilevanti nella storia del melodramma a Roma all’epoca della regina Cristina di Svezia, quali il sig. Filippo Acciaioli e il sig. Giuliano Capranica, che attestavano la prevalente vocazione musicale-teatrale degli Sfaccendati, così detti in quanto liberi da “faccende”, perché la loro attività si sarebbe svolta “in villa” e nel periodo della villeggiatura. I Chigi, originari di Siena, assurti al papato con Alessandro VII (1655 – 1667), avevano acquistato dai Savelli nel 1661, per loro residenza di campagna, il feudo di Ariccia, affidando la sistemazione del borgo al genio di Gian Lorenzo Bernini e dei suoi collaboratori, tra cui l’architetto Carlo Fontana. «Fu così creata la monumentale Piazza di Corte, concepita come una luminosa e scenografica terrazza sui verdeggianti colli, tra la severa mole del palazzo Savelli, completato e rinnovato, e la geniale creazione berniniana della nuova collegiata dell’Assunta» (R. Lefevre). E proprio nel Salone, oggi Sala Maestra, del palazzo di Ariccia gli Accademici Sfaccendati fecero rappresentare due “drammi per musica”: nell’autunno del 1672 il Tirinto di Bernardo Pasquini, celebre organista e cembalista che la regina Cristina di Svezia chiamava “principe della musica”, e l’anno successivo l’Adalinda di Pier Simone Agostini. Avvenimento di non secondaria importanza nella storia del teatro musicale a Roma (in particolare per l’opera di Pasquini “riscoperta” nel 1931 dal musicologo Gino Roncaglia) e da considerare come la più significativa presenza “in villa” del melodramma secentesco. L’allestimento delle opere fu curato dall’architetto Carlo Fontana che fu anche l’ideatore e il realizzatore delle complesse scenografie barocche. La capacità del salone del palazzo di Ariccia fu aumentata sfondando il soffitto e la parete di fondo per realizzare un palcoscenico di sufficiente altezza e profondità tale da consentire l’installazione e la manovra delle “macchine” ideate dal Fontana «per le ripetute mutazioni di scena, le sorprendenti apparizioni, i mirabili giuochi di luce, dall’alba al tramonto e alla notte (a forza di torce, moccoletti e lumini), i più diversi fenomeni atmosferici e tutte le “diavolerie” che facevano tanto spettacolari le rappresentazioni del tempo» (R. Lefevre). Per comprendere la complessità e onerosità dei lavori di allestimento (come si ricava dagli atti dell’Archivio Chigi depositato presso la Biblioteca Vaticana) basti considerare la pluralità di figure professionali ed artigianali impegnate nella realizzazione «della comedia che si fa alla Riccia»: dai falegnami, fabbri, muratori ai pittori, doratori, sarti, stampatori e poi costumisti, architetti, poeti, compositori, musici, virtuosi, cantanti… solo per nominarne alcuni. Lo stesso vale per i materiali utilizzati. Inoltre, palco e scene non furono realizzati in Ariccia, ma in pieno centro di Roma, a piazza Colonna. Ecco dunque perché ideando e realizzando, oggi, un nuovo progetto musicale nell’antico salone del Palazzo Chigi di Ariccia non potevamo non richiamarci all’ingegnoso e fattivo impegno creativo degli Sfaccendati.
Per l’anno 2007 i moderni appuntamenti con l’Accademia degli Sfaccendati saranno caratterizzati dall’avvio di un progetto triennale dedicato a Joseph Haydn che si concluderà nel 2009 con la celebrazione del bicentenario della morte del grande compositore. Un primo segmento di questo progetto esplorerà la produzione per quartetto d’archi nel periodo del suo formarsi e del suo massimo splendore, quello in cui si difinisce lo “stile classico”, dando vita ad un ciclo di sei concerti, suddivisi in tre anni, in cui verranno messi a confronto i quartetti di Haydn con quelli di Mozart e Beethoven. Domenica 29 aprile il primo concerto di questo ciclo inaugurerà la Stagione 2007. Vogliamo segnalare una curiosa coincidenza, quasi l’ironico manifestarsi di un’affinità elettiva che sembra legare il palazzo di Ariccia ed il territorio del Castelli Romani ad Haydn: il suo primo biografo, il pittore paesaggista Albert Christoph Dies (1755 – 1822), soggiornò più volte ai Castelli e di recente in una mostra a palazzo è stata esposta una sua bellissima veduta di Nemi realizzata nel 1793.