RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musica

Quello stato irripetibile che “va oltre”…

Intervista a Davide Grottelli

In quali ambienti si è “formata” la tua passione?

Ho iniziato a 12 anni, come tanti musicisti di provincia, nella banda musicale di Lanuvio. Dai 16 ho studiato - e poi insegnato - alla Scuola Comunale di Musica, a Villa Sforza, attiva fino al ’91. Ho preso la licenza di solfeggio, poi ho tentato l’ingresso al Conservatorio a Frosinone per due anni consecutivi: il massimo dei voti, ma niente ammissione perché i posti erano pochi e, a parità di punteggio, avevano la precedenza i più giovani. Ho completato gli studi di sassofono con Gianni Oddi, sassofonista Rai, e ho approfondito lo studio dell’improvvisazione con Maurizio Giammarco. Ora sto ultimando il triennio universitario sperimentale di jazz a Frosinone, laurea che sostituisce oggi il “pezzo di carta” del Conservatorio. Quindi la formazione è stata completa anche se non ufficializzata.

Quali sono state le tue prime esperienze “sul campo”?

Ho suonato di tutto, dalla classica, alla contemporanea, alla musica da ballo.
A Lanuvio nell’89 misi su una big band: 5 sax , 4 trombe, 4 tromboni e sezione ritmica completa, tutti dei Castelli. È stata la mia prima attività “grossa”, a circa 25 anni.
Ai Castelli ho suonato con vari gruppi, con musicisti di Velletri, di Lanuvio, come nel mio quartetto composto da Massimo Guerra trombettista di Monte Porzio, Gianni D’Alessio al contrabbasso e Guido Magni alla batteria, entrambi di Lanuvio. Ad Albano nel 2006 a Vino&Jazz abbiamo registrato e speriamo di farne presto un disco.
In TV ho suonato in molti programmi. Poi partecipazioni in varie orchestre anche di grosso calibro.

Quali sono ora le tue attività principali?

Come insegnante, dal 2000 collaboro con la scuola di musica Silvio Stampiglia di Lanuvio (privata, ma in locali comunali); insegno anche alla scuola Note Blu di Grottaferrata, e a Roma alla Sonus Factory. Poi ho un paio di quartetti a Roma sempre a mio nome. Un altro quartetto con cui facciamo “pezzi nostri” si chiama Négy et (il batterista è ungherese: nella sua lingua vuol dire “quattro”). Partecipo a un progetto di Ettore Fioravanti che si chiama Belcanto, un gruppo con altri 5 fiati, con una voce recitante che fa cose come Pierino e il lupo (presentato a vari festival italiani). Poi suono in giro per l’Italia con la Big Bubbling Band di Franco Micalizzi, famoso compositore di colonne sonore negli anni ’70. Suono spesso anche all’estero. E poi, il sodalizio con Nour Eddine Fatty, polistrumentista marocchino: fondiamo la sua musica tradizionale (Gnawa) con ingredienti tipici della tradizione jazzistica nordeuropea e della musica mediterranea.

Quali strumenti suoni?

Tutti i sassofoni e i clarinetti, flauto e ottavino, e uno strumento elettronico a fiato che si chiama EWI (Electric Wind Instrument). Interessante la musica elettronica! Poi ho “incontrato” anche la ciaramella, è stato un caso: a Roma Tre ho partecipato come “performer” a una lezione sui suoni tenuta da un ingegnere aerospaziale, e sul palco c’era uno zampognaro che costruiva l’ancia; poi abbiamo suonato insieme, e alla fine lui era talmente entusiasta che mi ha regalato la ciaramella!

Invece come compositore come hai cominciato? So che esegui quasi tutti brani tuoi…

Sì, ne ho composti circa una quarantina, più moltissimi inediti. Le prime improvvisazioni - intorno ai 17 anni - le scrivevo, e poi mi sono detto che se potevo scrivere un assolo potevo anche trarne un tema, e così via… Ovviamente negli anni sono cresciuto studiando arrangiamento. Poi ho scoperto anche la musica contemporanea, e in essa modalità di scrittura che sono comunque improvvisazione (pittografie: partiture a metà strada tra note e immagini; oppure videopartiture: dove ogni musicista è associato a un colore, e suona in base alle forme e alle dimensioni che questo assume). Sono molto attratto dalla composizione “in tempo reale”: è affascinante il fatto che durante la performance un musicista sia influenzato dall’ambiente, dagli altri che suonano e dal pubblico, e allora si crea quello stato irripetibile che “va oltre…

Hai provato maggiore gratificazione quando hai iniziato a fare pezzi tuoi?

La composizione mi ha fatto entrare appieno nella dimensione “artigianale” della musica, nel vero “mestiere” di musicista: dal silenzio puoi inventare dei suoni, che rappresentano quello che sei nel bene e nel male. In questo fantastico veicolo del suono che nasce, il fatto di poter raggiungere gli altri, di dare nel tuo piccolo qualcosa di piacevole è gratificante, “fai pace” con i tuoi limiti, ne trai forza e gioia.

Domanda critica: cosa manca nei Castelli per aiutare la musica?

Sicuramente ci sono poche opportunità; di certo è un problema economico, ma anche di interesse e di coraggio da parte degli amministratori, che non investono nemmeno nella propedeutica all’ascolto; spesso tutto è delegato ad associazioni culturali, perché evitano del lavoro ai Comuni. Però spesso le associazioni hanno vita breve per mancanza di forze. Non manca chi, come Valeriano Bottini di Colle Ionci, si impegna per valorizzare sia la zona che i suoi musicisti, ma le difficoltà che si incontrano sono molte.

Differenze di opportunità tra i Castelli e una grande città?

Direi la possibilità di fare concerti, soprattutto d’inverno. Infatti da noi i locali con una programmazione di musica dal vivo sono pochissimi. Invece per quanto riguarda la formazione, le nostre scuole di musica non hanno molto da invidiare alle più titolate scuole romane in quanto il livello degli insegnanti è molto elevato e le attività di musica d’insieme sono presenti ormai in tutte.

Il Centro Musica a Lanuvio come va?

Attivo dal 2004, fa dei corsi gratuiti di percussioni, canto e altro; c’è una sala prove con un buon
impianto, parecchio utilizzata; per ora funziona bene più che altro come luogo dove i ragazzi possono ritrovarsi. Per il resto ritengo che in linea di massima sia gli assessori che gli operatori delle strutture vivano la cosa in modo troppo teorico, senza calarsi a sufficienza in quello che fanno veramente i ragazzi ai Castelli, che si riuniscono e chiacchierano del nulla, stanno per strada, non leggono e non hanno interessi. La musica o qualsiasi forma d’arte può aiutarli, ma bisognerebbe intervenire prima.

Tu cosa proporresti?

Io farei una serie di concerti-lezione, in cui un musicista si spiega, si racconta e fa da guida per ogni cosa che esegue; comincerei dalle scuole elementari e medie, a tappeto, agganciandosi all’insegnamento della musica nelle scuole, lo farei anche a livello gratuito. Ciò che conta è creare nei ragazzi degli interessi. Oggi nelle scuole - esperienza personale - i ragazzi sono disinteressati, e gli insegnanti stanchi. Il vero problema è culturale, bisognerebbe lavorare in profondità, sulla coscienza delle persone, per ricreare una sensibilità all’arte, all’unicità di quel che si fa. Gradirei che i ragazzi si ponessero verso gli artisti con un atteggiamento ricettivo, curioso, rispettoso per qualcuno/qualcosa che è “storia”… perché chi ha anche solo 20, 30 anni più di te è comunque testimone di qualcosa che passa attraverso ciò che fa.

Progetti futuri?

Sta per uscire un disco del Davide Grottelli Trio, “Stella Marina”. Poi stiamo per fare un disco con il Négy et quartet; e ancora, una registrazione il 21 febbraio prossimo a Roma con Mazzeo alla chitarra, Bulgarelli al contrabbasso, Fioravanti alla batteria*. Ritengo che sia un momento di raggiunta maturità per incidere

Pensi di restare ai Castelli?

Mi ci trovo bene, anche se adesso mi ci sento un po’ “stretto”; certo che andando a suonare spesso all’estero si trovano situazioni completamente diverse… Per ora però resto qui!

L’ artista

Davide Grottelli, 42 anni, sassofonista poliedrico, insegnante e compositore jazz di Lanuvio. Ha scritto e interpretato dal vivo musiche per il teatro, per la danza e per spettacoli multimediali. Ha partecipato a varie orchestre televisive ed ha suonato con artisti del calibro di Aldo Bassi, Ettore Fioravanti, Francesco Mazzeo, Gianluca Renzi, Tullio De Piscopo, Antonello Salis e molti altri. Collabora con sperimentatori come Gianni Nocenzi e Leonardo Gensini.

Per la rubrica Musica - Numero 59 febbraio 2007
Chiara Rondoni |
Per la rubrica Musica - Numero 59 febbraio 2007