Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

A come artisti

Protagonisti nei Castelli Romani

L’opera buffa

Carlo Fortini, pittore, nato ad Ariccia nel 1947, Vice Sindaco della stessa città e Assessore alla Cultura, scopre la sua vocazione già nella scuola media inferiore, grazie ad un professore di disegno accortosi della sua disposizione a dipingere. Promosso con una votazione alta, vorrebbe frequentare l'Accademia di Belle Arti in Roma ma è invece "dirottato" dal padre all'Istituto di Elettronica di Velletri, con sua chiara riluttanza. Non essendo facile trovare un maestro ed una scuola adatti, cerca da solo una via nel mondo della pittura, frequentando tutte le mostre possibili e puntando la propria attenzione al Caravaggio, di cui riproduce "La deposizione" poi donata ad un amico sacerdote. Il salto dall'apprendistato ad una sua autonoma espressione pittorica avviene ben presto; cominciano le mostre personali e collettive, anche all'estero (Francia, Germania, Spagna, Cecoslovacchia: quest'ultima con l'Associazione Latium Vetus di cui l'artista è fondatore e presidente). La più recente esposizione si è svolta ad Albano, nel Secondo Museo Civico con presentazione del catalogo alla presenza di Gino Falleri, presidente dei giornalisti europei a Bruxelles.

L'idea di creare un'associazione chiamata "Latium Vetus" cosa si prefiggeva a livello locale?
Insieme con Domenico Fascianelli, compianto pittore ed amico, l'idea era quella di dare dignità, di offrire possibilità, a quelle categorie di artisti che all'epoca erano mal considerati dalle istituzioni locali.
Come mai il "Latium Vetus" raccolse tanti consensi, anche all'estero?
Perché voleva rappresentare in maniera particolare il vecchio Lazio, e soprattutto il territorio dei Castelli Romani, dove molti artisti non trovavano la giusta collocazione per l'esposizione delle proprie opere. L'aver costituito, invece, un'associazione che da subito trovò il giusto interlocutore nel Comune di Ariccia (che mise a disposizione per un'esposizione le sale a pian terreno di Palazzo Chigi), fece sì che l'associazione stessa diventasse un punto di riferimento per la soddisfazione delle aspirazioni dei pittori dei Castelli Romani, i quali si iscrissero a frotte alla Latium Vetus. Le prime mostre che facemmo furono a Genzano, Marino, Albano, Roma, fino ad arrivare in Cecoslovacchia. Io personalmente ho sempre seguito il programma riassumibile in due punti: portare l'arte da fuori ai Castelli e viceversa la nostra, agli altri, oltre i Colli Albani.
Parliamo del rapporto della tua pittura con l'ambiente castellano, pur tenendo presente che spesso ti sei ispirato a paesaggi di Roma.
Generalmente si dice che nessuno sia profeta in patria, quanto meno i cultori dell'arte. Io ritengo invece che proprio questi ed in maniera specifica gli appassionati delle arti visive, siano i deputati a rappresentare i luoghi dove hanno vissuto, dove si sono formati, dove hanno pianto e riso. Chi meglio di loro può interpretare ciò che gli occhi vedono e trasmettere agli altri le sensazioni, dolci o amare, che nascono dalla loro esperienza viva?
I tuoi pittori preferiti del Novecento.
E' difficile dare una risposta secca e precisa. Perché? Io ho imparato a dipingere in mezzo alla strada, ammirando e assorbendo da quello che gli altri facevano. Ancora oggi ho il gusto di apprendere da tutti. Ad ogni modo, questi i nomi del XX secolo: De Chirico, Rosai, Mirò, il quale mi affascina sebbene stenti a capirlo.

Per la rubrica A come artisti - Numero 37 novembre 2004