Una rubrica volta a rivisitare il nostro territorio attraverso la letteratura, alla scoperta degli scrittori che più lo hanno amato.
Al dissolversi del chiarore della pigra lampadina che pende dal soffitto, il poeta fa suo il clima dimesso della scena e snocciola versi infantili, disordinati, che scaturiscono da un ricordo lontano.
POETA
Abitavo a due passi
dalla pista d'aviazione,
avevo finito d'essere bambino
il giorno prima, a Ciampino.
Per la prima volta volava un Comet.
M'arrampicai sulla cima d'un palo
al centro di due pali.
L'aviogetto si alzò:
vidi le ali nere faticare
poi crollare sull'erba
e luccicare.
Correvano i pompieri e le sirene,
il cuore mi si fermò
e con gli occhi spaventati
scivolando tornai giù.
Troppo veloce forse
perché mi ritrovai senza forze,
con i calzoni bagnati di piacere
e in ginocchio sul prato stordito.
Il sesso, culmine di ogni amore
e mistero dell'infinito
L'ho scoperto così, attraverso l'attrito.
E nel silenzio che segue, il pianoforte accenna un ritmo di lenta andatura, un sei ottavi che accompagna i primi passi di un lungo viaggio. Il poeta scruta il cielo solcato da un aereo.
Oh Comet...freccia della Boac!
Subito l'attrice, proiezione del poeta stesso sulla scena, nascosta tra i professori dell'orchestra, trasforma quell'invocazione innocente nell'introduzione rituale di un concertato a più voci.
ATTRICE
Oh Comet freccia della Boac
che andavi lontano in Oriente
a volare su elefanti e odalische
tanto lontano da queste guance
rosse di vergogna
come le rosse melarance
del principe ipocondriaco.
Il piacere senza amore,
paradisiaco e sublime
santo privilegio dei fiori
fa piangere l'idilliaco
principe nella sua tana
mentre aspetta la fata Morgana
e i suoi tre frutti ignoti.
Voglio andare in Oriente
con scudo e con lance
sfidare venti terremoti e tormente
per affondare i denti nelle tre melarance.
Da: Canti di scena di Vincenzo Cerami e Nicola Piovani, Einaudi 1999, pp.32-33 (cofanetto contenente anche il cd musicale dell'opera teatrale)