Italia, Francia, Germania
Regia: Gianni Amelio
Cast: Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi, Alla Faerovich, Pierfrancesco Favino
Un padre pieno di rimorsi, 15 anni di fuga, una vita apparentemente normale, prima di piombare senza rete dentro la diversità , la disabilità del figlio. Le chiavi di casa non racconta una storia, ma vuole esemplificare un percorso, tortuoso e complesso, ma da affrontare senza alternativa. Quel percorso che già difficile nella "normalità " si trasforma in impresa ad altissimo rischio nella "diversità ": diventare e sentirsi padre, imparare ad amare l'altro per quello che è e non per quello che si vorrebbe che fosse. Nel caso di Gianni imparare ad amare chi 15 anni prima ha rifiutato, allontanato, abbandonato alle cure di altri. Gianni impara a conoscere Paolo nel breve intervallo di un viaggio, prima in Germania per una visita specialistica e poi in Norvegia, per scelta occasionale di svago e di reciproco piacere. Forse troppo breve e concentrato nei tempi lo spazio percorso per arrivare a consegnare, simbolicamente, le chiavi di casa a Paolo, per riconoscergli la maturità e l'autonomia da lui faticosamente e a gocce conquistate, ma efficace nel trasmettere il senso, la drammaticità dei sentimenti, la fecondità del dolore. E poi quella figura femminile, magistralmente interpretata da Charlotte Rampling, che con estrema eleganza riassume il dolore di tutte le madri quando toccano il limite del loro dare senza riserve. La sua apparente e olimpica serenità di fronte alle terribili prove che la vita le ha riservato e che lei sembra aver affrontato con il coraggio e la forza dell'amore sconfinato per la sua creatura, sono quasi uno schiaffo in piena faccia per Gianni, novello padre, pieno di dubbi, impacciato nei sentimenti come nelle azioni, alla ricerca della strada giusta che gli permetta di recuperare in fretta i 15 lunghi e colpevoli anni di assenza: "non te lo meriti questo bambino" è una delle prime durissime battute che Gianni deve incassare da chi senza legami di sangue lo ha curato, seguito amato al posto suo...ma lo schiaffo ricevuto sembra essere salutare, terapeutico e nel breve rapporto tra i due anche la donna acquista un nuovo spessore sicuramente più umano, nella sua finale incrinatura, nel suo cedere al pianto.
Un bravo va sicuramente a Rossi Stuart per la bella e pulita interpretazione, ma la sua prova, certamente ben riuscita, passa quasi in secondo piano di fronte a quella di Andrea Rossi che si impone e domina la scena con la sua figura di ragazzo disabile senza veli, senza compiacimenti, senza ricerca della commozione altrui...il film non vuole strappare nessuna lacrima, anzi riesce anche a strappare un sorriso, ma il colpo forte lo assesta alla stomaco, sa farci stare male dentro, sicuramente ci induce a pensare anche su quanto preferiamo sfuggire...