Il regista inglese Mike Leigh è il vincitore della 61° Mostra del Cinema di Venezia. Il suo film, Il segreto di vera Drake (nei cinema da novembre), narra la drammatica vicenda di un'operaia inglese che, nella Londra degli anni '50, aiuta clandestinamente giovani ragazze ad interrompere gravidanze indesiderate. Alla protagonista, Imelda Staunton, anche la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. La coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile è andata a Javier Bardem, straordinario interprete di Mare dentro. Il film di Alejandro Amenabar, già nelle sale, racconta il calvario del paraplegico Ramón che per anni invoca inutilmente l'eutanasia. Al regista è andato il Leone d'Argento - Gran Premio della giuria.
Magro bottino invece per il cinema italiano, che porta a casa solo un riconoscimento minore: il Premio "Marcello Mastroianni" per il miglior attore emergente, vinto ex aequo da Marco Luisi e Tommaso Ramenghi, protagonisti di Lavorare con lentezza di Guido Chiesa (nei cinema dall' 8 ottobre). A bocca asciutta è rimasto, quindi, Gianni Amelio (già Leone d'Oro nel '98 con Così ridevano) che in molti, sopratutto la stampa di casa nostra, davano tra i favoriti. Nonostante l'accoglienza calorosa riservata al film da pubblico e critica, Le chiavi di casa (del quale pubblichiamo qui di seguito la recensione di Ester Dominici) ha ottenuto solo premi non ufficiali: il Premio Pasinetti del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici e il Premio Trasatti assegnato da La rivista del cinematografo. Ma non si gridi allo scandalo come l'anno scorso, quando Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, dato per favorito, era stato battuto (giustamente!) dal film russo Il ritorno, sorprendente opera prima di Andrej Zvjagintsev. Ne seguì un grottesco strascico di polemiche con RaiCinema, produttrice del film, che giurò che non avrebbe più partecipato alla Mostra. Invece è tornata anche quest'anno con il film di Amelio e quello (molto criticato) di Michele Placido, Ovunque sei. Amelio ha accettato sportivamente il verdetto della giuria: «Nessuna amarezza [...]. Vuol dire che i film premiati sono migliori del mio e queste sono le regole del gioco». Ispirato al romanzo di Giuseppe Pontiggia Nati due volte, il più atteso film italiano in concorso affronta il tema dell'handicap. Narra l'incontro tra Gianni (Kim Rossi Stuart) e il figlio quindicenne disabile, che ha sempre avuto paura di conoscere. «Il tema del film - ha dichiarato Amelio - è duro ma raccontato con grande gioia, sprigiona allegria e in alcuni momenti sembra una commedia. Non perché noi volessimo dare una spolverata di allegria superficiale ma perché credo che anche le cose più dure che noi viviamo abbiano sempre un lato, non dico sereno, ma almeno un lato da cui prenderle con forza per poterle dominare». Il film (già nelle sale), girato come al solito con grande sensibilità , si avvale dell'eccezionale carisma e della disarmante spontaneità di Andrea Rossi, adolescente romano tetraplegico, che interpreta se stesso, e che Amelio segue con grande affetto e partecipazione. Poetico e toccante (soprattutto nella seconda parte), non ci sembra però tra le prove più alte del regista de Il ladro di bambini perché, più che in altri film, affiora una certa maniera televisiva che evidentemente non ha convinto nemmeno la giuria presieduta dal regista inglese John Boormann.
Tra le rivelazioni della mostra spicca Binjip del coreano Kim Ki-duk (di cui ricordiamo il bellissimo Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera, secondo premio a Cannes l'anno scorso), che per poco non ha avuto la meglio sul film di Leigh. Alla fine ha, comunque, portato a casa il Premio speciale per la regia.
Tra i film fuori concorso, che vedremo in sala questo autunno, segnaliamo: The Terminal di Steven Spielberg, interpretato da Tom Hanks e Catherine Zeta-Jones; Collateral di Michael Mann, con Tom Cruise per la prima volta nel ruolo di cattivo; del francese François Ozon, che racconta una storia d'amore iniziando dal divorzio; il provocatorio Lei mi odia di Spike Lee, con John Turturro e Monica Bellucci, che narra di un manager di colore che, licenziato, per sopravvivere accetta di mettere incinta lesbiche desiderose di maternità ; e, infine, Eros, tre racconti d'autore sull'amore e il desiderio firmati da Michelangelo Antonioni, Kar-Wai Wong e Steven Soderbergh. Una menzione particolare merita, poi, il documentario Come inguaiammo il cinema italiano di Ciprì e Maresco, un affettuoso omaggio a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, campioni di incassi negli anni '60 e '70, ma sempre bistrattati e snobbati dalla critica. Il film (nei cinema dal 24 settembre) è stato accolto alla mostra con un'ovazione.
Il Leone d'Oro alla carriera è andato a due grandi registi come Manoel de Oliveira e Stanley Donen.
Nel complesso, quindi, una buona mostra nella quale l'attenzione per il cinema più commerciale e la presenza di grandi divi hollywoodiani è stata compensata da un'ampia selezione dedicata al cinema d'autore europeo e orientale.
Da dimenticare invece la penosa cerimonia di premiazione al teatro La Fenice, andata in onda in diretta su Rai Due.
Venezia: sorprese e polemiche
Alla 61° Mostra del Cinema vince Mike Leigh con Vera Drake. Delusione per l’Italia.
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Cinema
- Numero 36 ottobre 2004