Il guaio della storia locale - nei suoi esempi meno qualificati, che purtroppo sono i più numerosi - è il suo continuo ripetersi. Sulla scorta di qualche testo di riferimento autorevole - non importa se superato sia per metodologia sia perché bisognoso di aggiornamenti - lo storico improvvisato sunteggia, assembla, fonde; dove i conti non tornano, integra con qualche tocco di suo - magari di fantasia - e il gioco è fatto. Ovviamente di ricerca sulle fonti neanche a parlarne; va da sé che i periodi prediletti da questo genere di autori sono quelli più ricchi di bibliografia: l'età contemporanea è da sempre la più negletta dalla storia locale, molto probabilmente perché la ricerca, che può essere sulle prime quasi solo d'archivio, non è un terreno d'indagine molto praticabile.
L'importanza del 'quaderno' pubblicato a cura dello staff della Biblioteca comunale "Bruno Martellotta" di Grottaferrata (Maria Grazia Dal Bianco, Valentina Filippi, Maria Grazia Roncaccia, Cinzia Silvagni e la collaborazione di Valentina Cariani) risiede soprattutto nel suo voler essere un segnale preciso verso tutt'altro tipo di ricerca: un piccolo passo, insomma, ma nella direzione giusta.
In meno di cinquanta pagine, necessariamente solo 'introduttive' al tema, come specificato fin dal titolo, viene abbozzata la ricostruzione di un anno tra i più travagliati nella storia di Grottaferrata, sfatando tra l'altro il luogo comune di un preteso minor coinvolgimento della cittadina negli eventi bellici dei Castelli Romani.
Il lavoro si articola in un vivace contrappunto di brevi scritti basati su ricerche svolte nell'Archivio centrale dello Stato, nell'Archivio comunale e in quello dell'Abbazia di Grottaferrata oltre che su interviste raccolte dalla viva voce di anziani che degli avvenimenti furono protagonisti. Il testo che occupa la maggior parte dell'opuscolo è la cronaca tenuta dall'allora ventiquattrenne padre Paolo Giannini, futuro archimandrita dal 1976 al 1994, relativa al periodo 22 gennaio - 15 giugno 1944.
Le 'schede' sono costituite da due profili delle figure di Isidoro Croce, "archimandrita al tempo della guerra" e del medico Nicola Martellotta - entrambi prodigatisi per la tutela e l'assistenza alla popolazione - e da un breve quadro della situazione dei trasporti tranviari nell'area castellana. L'appendice comprende infine un'intervista a Libero Lizzadri, attivista del centro clandestino antifascista operante nella tenuta di S. Anna (di cui sicuramente pochi finora erano a conoscenza), e la riproduzione fotografica di un opuscolo propagandistico pubblicato dal comando tedesco in seguito al disinnesco di una bomba caduta nel laboratorio di restauro dell'Abbazia.
Al di là dei personaggi, proprio l'Abbazia in quanto istituzione e comunità viva emerge dai documenti e dalle testimonianze che ne confermano la perenne centralità nella vita del borgo nato intorno alle sue mura. Questo contributo alla conoscenza di un periodo tanto recente quanto poco studiato della nostra storia è, nella sua discrezione, un omaggio significativo al millenario che quest'anno si celebra.