Tratto da: Elogio dell'allegria di Paloma Gòmez Borrero, Pratiche Editrice, 2002
(p. 52)...Kirk Kilgour era chiamato l'Angelo Biondo perché quando andava in battuta lo faceva con un salto talmente spettacolare da sembrare per un istante che stesse volando. Senz'ombra di dubbio, era l'idolo della nascente pallavolo professionista italiana degli anni settanta. Per vederlo giocare nella sua squadra di Ariccia, nella zona dei Castelli Romani, gli appassionati lo seguivano come facevano i topi con il pifferaio di Hamelin. Grazie a lui, l'americano d'oro, la sua squadra vinse il campionato italiano del 1975. Nato a Los Angeles nel 1947, Kilgour fu portato dalle vicissitudini dello sport a proseguire la propria carriera in Italia, dove non solo ebbe successo nella sua specialità ma imparò ad amare questo paese come fosse suo. S'integrò nella società e comprò persino una Fiat Cinquecento: era uno spasso vedere quel gigante di più di due metri uscire dalla piccola automobile. Guadagnava abbastanza da potersi comprare una qualsiasi delle stupende macchine sportive italiane, ma gli piaceva usare la minuscola utilitaria. I ragazzini di Ariccia si divertivano tantissimo con Kilgour, che dava a tutti lezioni di inglese e di pallavolo. "Bambini" diceva " pensate sempre a come è bella la vita e a come ogni giorno è meraviglioso". Ragazzini piccoli e grandi gli rispondevano con affetto. Aveva compiuto il miracolo della vittoria del campionato e nessuno lo vedeva come uno straniero, un californiano trapiantato, bensì come un vero romano, solo un po' più grande e un po' più biondo.