Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

A come artisti

Ricordando Volonté

Nella biblioteca di Grottaferrata una rassegna di quattro suoi film nel decennale della scomparsa

Dieci anni fa, sul set di Lo sguardo di Ulisse, di Theo Anghelopulos, moriva Gian Maria Volonté, uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano. Nato a Milano nel 1933, Volonté si era formato come interprete all'Accademia di arte drammatica, sotto la guida di Orazio Costa. Già dagli anni '50, aveva cominciato a farsi notare come attore di teatro e interprete di sceneggiati televisivi (L'Idiota, Vita di Michelangelo, Caravaggio). Negli anni '60, passando al cinema, cominciò ad esprimere pienamente le proprie capacità. Volonté è ricordato in genere come un attore "impegnato". Nel suo caso questo termine assume una doppia valenza. Da un lato ricorda la disciplina, il rigore nello scegliere i film e i registi coi quali collaborare, prediligendo il lavoro in opere dagli intenti politici, film d'inchiesta e di denuncia (senza dimenticare le eccellenti interpretazioni in film di evasione come Per un pugno di dollari o L'armata Brancaleone). Dall'altro lato, parlare d'impegno vuol dire ricordare l'abilità con la quale Volonté si calava nei personaggi che interpretava, vivendo i loro dolori, le loro passioni, incarnandone i tratti anche fisicamente, grazie a una prodigiosa capacità di mutare il proprio corpo e le proprie espressioni. Nei quattro film scelti per la rassegna che si terrà presso la Biblioteca comunale di Grottaferrata, possiamo vedere degli esempi illuminanti del suo percorso artistico. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1969) è il film chiave della sua collaborazione con Elio Petri. Questo regista, dopo la loro prima collaborazione - A ciascuno il suo (1967) - ha consegnato a Volonté tre ruoli esagerati, grotteschi, perfetti per delle interpretazioni sopra le righe. Come l'operaio Massa di La classe operaia va in paradiso (1971), o il leader democristiano di Todo modo (1975), l'ispettore dell'Indagine... è una caricatura d'uomo, vittima delle proprie ossessioni, convinto e vinto dal proprio delirio. L'interpretazione di Volonté è stata senz'altro fondamentale nel condurre il film verso l'oscar come miglior film straniero. Molto più sobria è l'interpretazione dell'anarchico Vanzetti in Sacco e Vanzetti (1971) di Giuliano Montaldo, splendido esempio di film impegnato, capace di agire sul pubblico, e di indurre, a più di quattro decenni di distanza, alla riabilitazione della memoria dei due condannati. L'eco di un cinema simile la si sente anche nelle produzioni più recenti del cinema italiano. Guardando film come Segreti di Stato (2003), di Paolo Benvenuti, è inevitabile ripensare a opere come Sacco e Vanzetti. Il caso Mattei (1972), di Francesco Rosi, è un altro esempio di cinema d'inchiesta. Questa volta, come accadrà poi in seguito per Il caso Moro (1985), di Giuseppe Ferrara, Volonté si trova a prestare il proprio volto a un uomo già molto noto. La scelta di sacrificare parte della verità storica, rendendo Enrico Mattei più estroverso di quanto fosse, consente a Volonté di dare vita a una figura carismatica, incarnando così l'importanza storica avuta dal personaggio. Infine Porte aperte (1990), di Gianni Amelio, ci mostra una delle ultime interpretazioni di Volonté, ancora una volta in un film tratto da un romanzo di Sciascia. In questo caso, Volonté opta per uno stile più dimesso, per una recitazione fatta di silenzi. Il ruolo più d'impatto spetta così al bravo Ennio Fantastichini, che pare muoversi seguendo la lezione del collega più anziano, a dimostrazione del fatto che l'eredità di Volonté è senz'altro viva tra gli attori italiani.

Per la rubrica A come artisti - Numero 31 aprile 2004