Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Società

Teleguerra presenta

Con questo articolo pervenutoci, riteniamo utile dare spazio alle riflessioni dei nostri lettori sui temi attualissimi della guerra.

L'unica funzione utile della televisione è documentare la storia, gli usi e i costumi di una società. Se oggi il Grande Fratello è un programma di cerebrolesi per cerebrolesi, tra 50 anni sarà una testimonianza importante su come i cerebrolesi impiegavano il loro tempo nel lontano 2003.
Allo stesso modo è stato estremamente didascalico poter osservare in televisione i conflitti che hanno lacerato il nostro secolo. Guardare gli orrori e l'assurdità della guerra, poter studiare attentamente i bombardamenti, gli stermini, i razzismi e le brutalità ha fatto in modo che noi umani traessimo consiglio ed insegnamento dal nostro sanguinoso passato. Grazie ad una puntuale e voluminosa documentazione sul sangue già versato non è stata intrapresa nessuna azione di guerra contro l'Iraq.
Fine delle trasmissioni ottimistiche.
La guerra fa schifo, la tv fa schifo, la tv che parla di guerra fa schifo al quadrato. L'informazione è un nostro diritto e un nostro dovere esattamente come il voto: è un diritto perché dobbiamo e vogliamo sapere, ma è anche un dovere perché facciamo parte di una società e non possiamo far finta di niente. La televisione ci garantisce l'informazione in tempo reale... errore: la televisione ci impone l'opinione in tempo reale! La differenza è che l'informazione è il fatto, l'opinione è il significato del fatto. Se i telegiornali ci garantissero il fatto puro e privo di ogni interpretazione non ci sarebbe motivo di avere un telegiornale per ogni canale. Ognuno guarda l'informazione che
propria e preferiamo sceglierla direttamente dal telecomando.
Ma questa considerazione è in conflitto con il diritto che abbiamo di essere informati. L'ideale sarebbe poter vedere tutti i telegiornali e fare una media, ma in un paese in cui le reti sono praticamente di un solo proprietario la media che ne uscirebbe sarebbe comunque sbilanciata da qualche parte. Certo è che la guerra è un redditizio affare anche per i media, e sicuramente buona parte degli italiani guardano i Tg e cercano di conoscere e capire che succede in Iraq. Il problema è che riguardo i fatti di guerra ci sono due "scuole di pensiero": le tv del mondo arabo e le televisioni di noi "illuminati" occidentali, in più i nostri inviati (più o meno bravi, ma sicuramente coraggiosi), apprendono le notizie da quello che vedono e da quello che il regime dice loro. Quello che vedono è interpretato dagli inviati stessi e quello che ascoltano in conferenza stampa è filtrato dal non certo libero e imparziale microfono del regime iracheno. Del resto non sono affatto vergini le breaking news che ci passano gli americani: da che tv e cinema sono i reporter di guerra questi mezzi sono strumento di propaganda, i cinegiornali Luce e Leni Riefensthal ce lo insegnano.
mandata. Il problema è che l'uomo medio (e lo sono anche io) è felice perché può scegliere tra ben sei o sette telegiornali diversi. Questo lo rende il padrone della propria televisione: io guardo quello che scelgo. Posso avere informazione o controinformazione o la controinformazione della controinformazione e così via.
Ma secondo me, quella che chiamano controinformazione è solo l'alibi dell'informazione: se esiste qualcuno che ha la possibilità di raccontare i fatti diversamente da come li racconto io, è chiaro che non posso essere accusato di derubare la libertà di informazione proprio perché qualcuno "ha la libertà" di pensare e parlare diversamente da me. E se non fosse così? Se l'informazione e la controinformazione fossero due lati della stessa medaglia? In questo caso la controinformazione sarebbe il cavallo di Troia, darebbe l'illusione di imparzialità e libertà di informazione. Se quando guardo il telegiornale che a me piace, quello che io considero dalla mia parte, fossi solo un pesce che abbocca all'amo? È plausibile che informazione e controinformazione siano due servi dello stesso padrone: il primo per chi crede in chi comanda il secondo per dare lo zuccherino a tutti gli altri. In ogni caso la cucina dell'informazione è palesemente
ingredienti; che scegliamo pasta lunga o corta sempre pasta rimane e che gridiamo alla pace o alla guerra rimaniamo sempre stupidi e indispensabili servi del potere. Con rammarico penso quello che ho scritto ogni volta che vado in edicola e "scelgo" Il Manifesto, ogni volta che cambio canale se vedo Emilio Fede e ogni volta che mi infilo nell'urna per esprimere il voto. Mi sento impotente davanti le vicende del mondo, cosa sono io, se anche chi decide è schiavo di qualcuno sopra di lui? Credo che la nostra vita sociale sia compromessa e minata da mille meccanismi dei quali ci crediamo manovratori, ma in realtà ne siamo gli schiavi, mentre per quello che riguarda la nostra esistenza in quanto individui siamo forse liberi di essere padroni delle nostre azioni. Dico questo perché se a livello sociale non posso far altro che appendere il drappo colorato, a un livello più intimo e individuale posso provare a combattere per la pace. Forse sembrerò disneyano, ma secondo me il rispetto, l'amore, la tolleranza, la comprensione, un sorriso o qualsibsi gesto di solidarietà e fratellanza nei confronti di se stessi e degli altri è "un piccolo passo per un uomo ma un grande passo per l'umanità". È difficile combattere la guerra nel mondo quando ogni semaforo
minuscolo gli attriti tra Base Autonoma e Sinistra (nonché cittadini non schierati) si è quasi trasformata in guerriglia urbana.
Viviamo in un mondo nel quale la convivenza è difficile perché ognuno giudica la propria idea, o più in grande, la propria cultura il perno dell'umanità e le diversità tra noi e loro sono fonte di violenza anziché di crescita per tutti. È sconfortante constatare che Saddam, Blair e il compagno Bush stanno facendo con un vasto consenso (anche l'Italia), una guerra che è sporca proprio perché è guerra. Mi mette i brividi pensare che i più bei cervelli della terra hanno passato mesi a decidere se quella dell'Iraq fosse una guerra giusta o sbagliata, mi vergogno di appartenere al genere umano quando le azioni di guerra vengono orgogliosamente chiamate "colpisci e terrorizza', o quando sento contare i morti come fossero i goals di una partita. E questa partita per il petrolio tra occidente e medio-oriente non avrà vincitori, perché le guerre si perdono e basta. In quanto occidentale e capitalista mi sento responsabile tanto quanto chi spara in Iraq, perché faccio parte di un sistema che pone le sue basi sul petrolio, ed è tale la sete di greggio che tutto il mondo che ne ha bisogno ha permesso questa e non solo questa guerra. Un mondo migliore è possibile, ma un mondo peggiore è già in costruzione. Un ringraziamento speciale va alle Sette Sorelle, a Saddam, Bush e Blair grazie anche a Berlusconi che gioca a fare l'alleato di tutti, e grazie a quella sinistra che sfrutta la pace solo quando gli fa comodo, grazie a Sharon che entrerà in Europa con i carri armati, e ai kamikaze palestinesi, grazie all'Ira e alla Corona d'Inghilterra, grazie a Osama Bin Laden e alla voce dell'ONU che mai come questa volta doveva essere forte, grazie a chi manifesta per la guerra e a chi, come me, alla manifestazione per la pace ci va in macchina col pieno dio benzina.

Per la rubrica Società - Numero 20 aprile 2003