Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

Una lunga astinenza


Non c'è alcun dubbio il Viv@voce è giornale prolifico, anzi precocemente prolifico. Non solo alla tenera età di diciotto mesi ha partorito il Viv@voce scuola on-line, ma questo suo ancor più precoce figlio gli ha regalato in pochi mesi ben cinque nipoti Il Marziale, Mercurio, L'Impertinente, Il Mosaico e Rodarilandia, testate di istituti superiori, scuole medie e elementari, neonate o rinate a nuova vita proprio grazie al potere maieutico delle biblioteche dei Castelli Romani. Ci ha confortato in questo senso l'editoriale recentemente apparso sull'Impertinente del "Sandro Pertini" di Genzano che abbiamo scelto di riportare sul nostro giornale a titolo esemplificativo.

Non lo facciamo da quasi tre anni. Ci imbarazza dirlo così, davanti a tutti; proviamo disagio e anche un po' di vergogna. Però è giunto il momento di farsi coraggio e di guardare in faccia la realtà.
Tre anni senza farlo sono un'eternità, soprattutto quando si è giovani. Resistere per tutto questo tempo non è stato semplice, bastava guardarsi attorno per cadere in tentazione. Ne abbiamo visti tanti che avevano iniziato magari prima di noi e che pure continuavano a farlo, con immutato piacere, ognuno con i suoi tempi: chi a mesi alterni, chi ogni trenta, chi ogni quindici giorni (alcuni, addirittura, tutte le settimane!) Che invidia. Noi, invece, ad un certo punto avevamo smesso anche solo di provarci.
La nostra prima volta ... e chi se la dimentica? Era il maggio del 1998. L'anno scolastico stava per finire, compiti e interrogazioni a tutto spiano, era praticamente impossibile vederci di mattina; fummo costretti ad incontrarci di pomeriggio, in locali di fortuna, quasi da clandestini. A novembre di quell'anno ci riprovammo (e la seconda volta ci venne meglio della prima); ci incontrammo ancora, nel '99 e nel 2000. Lo facemmo poche volte, cinque in tutto, ma che numeri ci inventammo!
Chissà perché quella storia finì... eppure le occasioni per continuare non mancarono di certo; il tempo, quello si trova sempre; in fin dei conti per fare queste cose basta poco: ci vuole desiderio, passione e fantasia. Forse fu la paura di non essere all'altezza, di fallire, di fare cilecca; oppure, più semplicemente, non eravamo più convinti che quell'esperienza potesse continuare. Non ci credevamo più.
Da allora, l'abbiamo già detto, sono passati tre lunghi anni di dolorosa astinenza. Finché, a novembre dello scorso anno, da quelli del Consorzio SBCR ci è arrivata una proposta quasi indecente: proviamoci di nuovo - ci hanno detto - ma in maniera diversa, non convenzionale; sarà una cosa di gruppo, da fare tutti assieme; e poi smettetela di usare quegli scomodi banchi di scuola: ve la procuriamo noi una bella "rete"...
Noi che eravamo abituati a fare tutto da soli, lì per lì siamo rimasti perplessi. Poi, a poco a poco, l'idea ci ha conquistati. Ma sì, sarà un'esperienza eccitante. Certo, ai primi approcci saremo tutti timidi e un po' impacciati, ma basterà fare la prima mossa per rompere il ghiaccio: ci sarà uno sguardo d'intesa, uno scatto della fantasia, poi qualcuno lancerà un'idea e ben presto sarà tutto un agitarsi, un muoversi, un darsi da fare; verrà il desiderio di conoscersi, di parlare, di confrontarsi, perché no anche di litigare per poi di nuovo fare pace e quindi cercarsi, rincorrersi, darsi degli appuntamenti, ritrovarsi, stringersi l'un l'altro finché ... qualcosa nascerà. E crescerà. E la felicità - qualcuno deve averlo detto - è proprio "veder crescere ciò che ci è più caro".
Sarà una gioia vederlo crescere, quell'impertinente, nella pancia del "Viv@voce". Già, "L'impertinente", il nostro giornalino d'Istituto...
Beh? Perché quelle facce? Cosa diavolo avevate capito?