Iyer, Pico
Neri Pozza 2000
E' un libro che delinea in modo chiaro l'aspetto di alcuni paesi dell'oriente negli anni '80. Molti di noi hanno un'idea quasi magica della sua bellezza, della solitudine vellutata, della sua religiosità profonda e sacra, delle sue usanze lievi e sottili così lontane dal nostro modo di vedere. Dalla descrizione dei viaggi dell'autore, come ci appare l'oriente e la sua gente? Pico Iyer ci offre un panorama di un popolo che sta assorbendo usi, costumi, modi di vivere, di pensare, di parlare del nostro mondo, città invase da bar famosi dove si cerca amore a pagamento, adorazione per film violenti dove si celebra solo il massacro e la forza bruta, desiderio sfrenato del possesso di prodotti occidentali, della lingua, antiche città come Dempasar, Ihasa, Djakarta, Pechino, Bombay trasformate in fantasmi di città occidentali, con le loro luci abbaglianti, profuse di musica straniera assordante gettata là a stravolgere la quiete e la musicalità di una volta. Però ho notato , leggendo, che l'assorbimento è ambiguo, è insieme afferrato e rigettato, amato ed odiato, preso con cautela, non ancora dominante, è quasi un matrimonio tra due persone troppo diverse che non può escludere un divorzio.
C'era una volta l'Oriente
Per la rubrica
Cibo per la mente
- Numero 19 marzo 2003