La legge di riordino dei cicli è una legge quadro, una cornice alle tante tessere del mosaico messe in campo in questi ultimi anni in ambito scolastico: autonomia, dimensionamento delle scuole con relative verticalizzazioni, saperi essenziali, elevamento dell'obbligo scolastico.
Molte sono le ragioni che hanno portato a modifiche così profonde della nostra scuola, tra queste assumono particolare rilievo la necessità di avvicinarsi ad alcuni standard europei, specialmente in ordine alla durata dell'obbligo e alla conclusione degli studi superiori, ma soprattutto l'urgenza di un ridisegno complessivo del sistema scolastico, dei contenuti e delle competenze necessarie alle nuove generazioni per far fronte alle sempre più impegnative richieste che vengono dalla società civile.
Scelte strutturali così innovative certo avrebbero richiesto un maggior coinvolgimento dei soggetti interessati, ma soprattutto tempi di attuazione più distesi. Ben vengano quindi dibattiti e "stati generali" sulla formazione nel nostro paese per raccogliere idee e apportare correttivi. Tuttavia nessuno può, a mio parere, pensare di azzerare un processo innovativo che comunque è già in atto nelle scuole. Penso in particolare agli Istituti Comprensivi, laboratori ideali di uno degli elementi di forte novità della legge di riordino dei cicli: l'istituzione di una scuola di base unitaria.
Al di là dei giudizi positivi che si possono esprimere sulle attuali elementari e medie, e ben lungi dall'alimentare stucchevoli polemiche su quale delle due scuole sia migliore e meriti di sopravvivere, un dato è certo: la discontinuità tra i due ordini di scuola crea ansie e patemi in molti alunni, abbandoni e bocciature nei casi più gravi.
L'unicità del ciclo primario così come configurato dal riordino dei cicli nasce dall'esigenza di risolvere questi problemi.
Certo si può dissentire su alcuni aspetti della legge, penso ad esempio alla ragionieristica operazione di smistare i docenti della scuola elementare e media nell'arco dell'unico ciclo di base secondo criteri che non sempre rispondono alle esigenze delle singole istituzioni scolastiche; ma non si può negare che una progettazione unitaria dei curricoli, senza più immotivate ripetizioni o fratture, e il conseguente affinamento di una medesima "cultura operativa " tra i docenti dei due ordini di scuola non possa che migliorare il contesto di apprendimento. Non è tutto, ma una scuola che viaggi sui binari della qualità non è solo questione di buone o cattive leggi.
A proposito di riforma dei cicli
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Scuola
- Numero 3 ottobre 2001