Siamo nel primo dopoguerra. Nell'Istituto di Frutticoltura e di Elettrogenetica (oggi Istituto Sperimentale per la Frutticoltura) di Roma, nato nel 1923, il fondatore prof. Alberto Pirovano (1884-1973), che in quegli anni studia e realizza incroci sperimentali tra diverse colture, ottiene - incrociando Bicane e Moscato D'Amburgo - un nuovo tipo di uva chiamata Uva Italia (oggi una delle più apprezzate uve da tavola, sia per l'aspetto, che per il gusto, oltre che per la sua notevole resistenza a manipolazioni e trasporti), caratterizzata da grappoli grandi, consistenti, di un bel colore giallo dorato e da un gradevole e delicato sapore di moscato.
Con il professore viene in contatto il signor Aurelio Pasquali, agricoltore colonnese, impiegato con incarichi di responsabilità presso una grande azienda fuori Colonna. Particolarmente sensibile alle innovazioni e alla sperimentazione di novità colturali, il signor Aurelio si rende disponibile all'impianto della nuova varietà . Visto l'esito positivo della sperimentazione, la introduce anche a Colonna, cercando di convincere i contadini del luogo a passare all'Uva Italia. Ma essi in prima battuta rifiutano, per paura di non saper gestire il nuovo vitigno, abituati come sono all'uva da vino. Inoltre quest'uva va portata fino a Roma per venderla... Con il tempo, però, qualcuno si convince, e negli anni '53-54 si comincia a piantare l'Uva Italia. I risultati si vedono subito, il tempo di avere i primi raccolti e gli agricoltori passano dall'attesa del pagamento dell'uva da vino a rapide e cospicue rendite ai mercati generali di Roma. Colonna comincia a progredire, il prodotto va, comincia ad essere conosciuto e in questo contesto nasce, la prima domenica di ottobre del 1961, la "La sagra dell'uva Italia", festa che rende omaggio a quest'uva e nello stesso tempo porta gente nel piccolo paese di Colonna. Nei primi anni si registrano presenze massicce soprattutto il giorno della distribuzione gratuita dell'uva. Il centro del paese è abbellito con frasche e grappoli che cercano di riprodurre i filari della vigna.
Presto però l'Uva Italia comincia ad essere coltivata anche nelle zone di Canicattì e Bari. La concorrenza è fortissima, vista l'estensione dei terreni coltivabili in quei territori. Siamo agli inizi degli anni '70, si comincia a sentire la prima crisi nelle vendite, che viene però bloccata dall'utilizzo - introdotto sempre dal Pasquali - dei "teli", coperture in plastica poste sui filari a protezione dell'uva dalle intemperie e che permettono di poter raccogliere l'uva fino al mese di dicembre.
Torna il boom delle vendite che contraddistinguerà gli anni '70 e '80, nascono le cooperative, gli agricoltori si uniscono per essere più competitivi, la vendita non è più solo a Roma, ma anche all'estero: l'uva Italia di Colonna arriva fino in America.
Alla lunga tuttavia, per via della concorrenza spietata di Bari, nel piccolo territorio di Colonna l'uva Italia non rende più. La crisi diventa netta e definitiva alla metà degli anni '80: il guadagno non copre più le spese. Siamo nell' '85 quando i primi agricoltori iniziano a convertire i terreni coltivati ad uva Italia in piantagioni di kiwi, che garantiscono maggiori introiti e per piantare i quali non è necessario modificare l'impianto utilizzato per l'uva. Contemporaneamente al kiwi inizia anche la coltivazione delle pesche.
Il periodo d'oro dell'uva Italia per Colonna è durato dunque trent'anni. Oggi restano pochissime vigne coltivate con quest'uva. Tali così massicci cambiamenti colturali si riflettono anche sulla famosa sagra, la festa più attesa e partecipata del paese. Se negli anni '80 va scemando l'interesse nei suoi confronti, rischiando di farla quasi scomparire insieme alla coltivazione dell'uva Italia, la volontà di tenerla in vita porta gli organizzatori (Comune e Pro-Loco) ad estendere i prodotti dei quali la festa è rappresentativa: la sagra diventa, oltre che dell'uva Italia, anche dei kiwi, delle pesche e dei vini pregiati, ed è oggi festeggiata nell'ultimo week-end di settembre.
Come mai i vini pregiati? Entrano anch'essi nella storia, perché al momento della crisi dell'uva Italia, alcuni agricoltori non reinvestono sui kiwi, ma sull'uva da vino e nascono così alcuni dei vigneti che produranno un vino prelibato ancora oggi vanto del nostro territorio: soprattutto Malvasia-Marmorelle e Montecompatri-Colonna D.O.C.
Del resto le uve "labicane" di Colonna erano celebri fin dall'antichità , citate già ai tempi di Caracalla...
La festa è ancora oggi molto sentita e continua ad avere un suo significato per aver saputo "aggiornarsi" e promuovere i cambiamenti legati alle produzioni agricole del suo territorio. Il futuro cosa porterà ? Sempre cambiamenti... e ancora comunque la voglia di mettere al primo posto i prodotti e le tradizioni locali. Quindi oggi, oltre all'abbellimento delle vie del centro del paese che riproducono, con le frasche, i filari e le pergole della vigna, in occasione della festa si allestiscono stand di promozione dell'enogastronomia locale e dal sabato pomeriggio alla domenica sera si possono visitare le "Cantine aperte": le vecchie cantine che conservavano il vino ora ospitano mostre di artisti e artigiani locali oltre che di antichi strumenti dei viticoltori, mentre quelle ancora "attive" nella produzione di vino ne offrono la degustazione e la possibilità di assistere al moderno processo di vinificazione. Interessante è anche la gara di pigiatura dell'uva della domenica pomeriggio, che si svolge fra 3 coppie di ragazze, in 3 tinozze tradizionali. E la domenica pomeriggio c'è ancora la distribuzione gratuita dei frutti della festa - Uva Italia compresa!
La cultura dei sapori
Colonna dell’uva Italia… dei kiwi, delle pesche e dei vini pregiati
Per la rubrica
Sagre & Profane
- Numero 65 settembre 2007