Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Sagre & Profane

La cultura dei sapori

Il segreto riscoperto della ciambella al mosto

Nata 11 anni fa da un'idea di Venanzio Sagratella, fornaio e ristoratore marinese di adozione (arrivò dalle Marche 40 anni fa), la sagra è decollata acquistando in pochi anni rinomanza in tutto il Lazio e anche fuori.
La storia della ciambella al mosto, tipico dolce marinese, «è antica, anche se - ci spiega Venanzio - il sapore è nuovo, per via del fatto che questa tradizione si era praticamente persa». Questo dolce era conosciuto da sempre dalle famiglie marinasi: si racconta (Anonimo Laziale, Cronica) che quando l'imprendibile castello di Marino venne assediato da Cola di Rienzo, i marinesi che avevano fatto in tempo a rifornirsi di ogni ben di Dio e non si curavano del protrarsi dell'assedio, per darne prova al "tribuno" e farlo desistere dall'impresa, gli inviarono fuori delle mura un muletto con due bigonce colme di ciambelle al mosto, al che «lo tribuno una dimane per tempo levao campo».
Impastata dalle donne nelle giornate di festa per le sue alte proprietà nutritive fino agli anni settanta ma mai commercializzata dai forni, pare che la ciambella al mosto sia caduta definitivamente nel dimenticatoio alla morte di un'amabilissima fornaia marinese nel cui forno le donne, ultime detentrici dell'antica ricetta, andavano ancora a cuocerla.
Impastata (la ricetta è segreta! non fidatevi di internet...) con farina di tipo 00, zucchero, mosto di uve rigorosamente di Marino DOC, olio extra vergine di oliva, uva passerina di Marino, lievito di birra e sale, la ciambella al mosto ha tempi ben precisi di produzione e degustazione, per via della breve vita del mosto: i mesi tra settembre e novembre (il periodo della vendemmia), ma si può arrivare - grazie ai frigoriferi - anche fino a dicembre. Non appaia strano che questa tradizione sia radicata nel solo territorio di Marino e non nei comuni limitrofi: era consuetudine, nei tempi andati, di custodire gelosamente, al fine di goderne l'esclusività, i segreti di alcune ricette. Solo di madre in figlia la ricetta si è dunque tramandata dalle ave, con piccole varianti, fino ai giorni nostri. Proprio per questo, ancora oggi, uscendo da Marino, è veramente raro trovare dolci con caratteristiche simili ed impossibile trovarne di paragonabili, se si pensa poi che ulteriore componente dell'unicità del prodotto è la qualità del mosto utilizzato, prodotto solo localmente da uve deputate alla produzione di un vino di antichissima tradizione e riconosciuto DOC dal 1968.
Prodotto oggi da tutti i forni di Marino (6 dei quali fanno parte attualmente del Consorzio di Tutela del prodotto, che sta curando le pratiche per la concessione del marchio IGP), e da altri paesi dei Castelli Romani e del Lazio, il dolce è stato riscoperto e messo in commercio proprio grazie al successo della Sagra, la cui prima edizione, nel novembre del 1997, fu organizzata in pochi giorni - tuttavia con grande afflusso di visitatori e curiosi - da Venanzio Sagratella e Francesco Timpanelli, (attuale presidente del Consorzio di Tutela del prodotto), con il pronto appoggio del Comune e l'entusiastica collaborazione dei commercianti locali, i quali capirono immediatamente che si trattava di un prodotto originale e interessante per l'economia del paese, come poi si è effettivamente rivelato, e furono i primi nel Lazio a produrla e commercializzarla.
Per la seconda edizione della festa (1998), visto il successo della precedente, si fecero le cose più in grande, e si ebbe l'idea di realizzare "la ciambella più lunga del mondo", di 600m, nel centro storico (Via Roma, Via Paolo Mercuri, Viale Mazzini, Via Massimo d'Azeglio). 4 forni dovettero fare ca. 300 pani a testa, con la partecipazione anche di tutti gli altri forni marinesi. Per la tavolata fu necessario acquistare dei tavoli a Torino, aggiungere delle tavole da falegname... E per poco non si entrò nel Guinness dei primati! Venne anche Rai 3, e la ciambella al mosto di Marino finì in prima serata... Uno sforzo immane e coraggioso che in seguito non parve necessario ripetere; le fragranti ciambelle si possono tuttavia degustare gratuitamente e in gran quantità ogni terza domenica di ottobre negli stand disseminati per tutto il Centro Storico fin giù a Borgo Garibaldi, dalle ore 17... fino ad esaurimento scorte! A corredo delle degustazioni, spettacoli musicali in piazza San Barnaba (quest'anno ci sarà la finale del Festival Tour canoro dei Castelli Romani), il mercatino dell'antiquariato nel Centro Storico, l'apertura dei monumenti cittadini e del Museo Civico...
In che rapporto si pone questa sagra "nuova" con la antichissima e stranota compaesana "dell'Uva"? In un rapporto "fraterno", ci sembra di capire, e non competitivo: l'una richiama l'altra. Apprendiamo che durante la Sagra dell'Uva (che precede di due settimane, ed è più incentrata sul prodotto "vino" e sulla storia locale) si vendono nei forni marinesi tantissime ciambelle al mosto, e si può "pubblicizzare" anche la festa successiva, dando appuntamento ai visitatori per un'altra domenica a Marino, magari meno caotica, più consona al passeggio, un momento di incontro tra marinesi e anche con visitatori sempre più numerosi da tutto il Lazio... Persone che vengono proprio per gustare e acquistare il prodotto "ciambella" più che per gli spettacoli o le bancarelle...

Per la rubrica Sagre & Profane - Numero 65 settembre 2007