Dal 6 ottobre al 3 febbraio è aperta al Vittoriano la mostra "Paul Gauguin. Artista di mito e sogno" che raccoglie capolavori provenienti da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, tra cui il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of Art di Washington e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen.
Â
"Tra i tesori di Roma antica, vi sono i suoi miti ed i sogni di un'Età dell'Oro. Questo patrimonio culturale, che si rifà a tempi e luoghi remoti in cui regnava una pace perfetta e l'abbondanza, sono rappresentate nella poesia e nella prosa di Ovidio, Virgilio ed altri autori romani (...). Tali immagini utopiche, il meraviglioso sogno di poeti ed artisti, sopravvissero come balsamo per culture e società caratterizzate da violenza, povertà e sfruttamento e come una bussola, che indicava il cammino da percorrere ai rivoluzionari che volevano cambiare tutto, diventando, quasi duemila anni dopo, il centro dell'arte e del pensiero di Paul Gauguin." (Stephen F. Eisenman, Storico dell'arte, Ordinario di Storia dell'Arte alla Northwestern University e curatore della mostra)
Gauguin non è un classicista o un accademico convenzionale. La sua Età dell'Oro non è quella di Corot, pittore di ninfe dei boschi e albe eterne, né di Puvis de Chavannes, artista di boschi sacri e Monti Parnasi. Nonostante ciò, Gauguin sicuramente attinge dalle sue conoscenze sulle divinità e sugli eroi dei tempi antichi quando dipinge i suoi soggetti bretoni, tahitiani e delle isole Marchesi. I riferimenti all'antichità classica sono, per certi versi, inevitabili: in un momento storico in cui la ricerca etnologica e la comprensione delle cosiddette "culture primitive" sono ancora agli inizi, Gauguin non avrebbe potuto rappresentare la società indigena bretone, della Martinica o del Pacifico meridionale senza fare in parte riferimento ai paradigmi dell'antica Grecia, romani, virgiliani e dell'Età dell'Oro. Tuttavia, il suo legame con l'antichità va ben oltre qualcosa di istintivo; Gauguin menziona Virgilio in molte delle sue lettere ed in altri scritti, e deriva una serie di composizioni da fotografie di monumenti di Roma antica.
Per l'artista francese, stanco della lotta quotidiana per la sopravvivenza, imprigionato nella moderna Parigi, i miti di una cultura superstite e primitiva in Martinica, Bretagna ed Arles, ed il sogno di una vita libera tra i pacifici abitanti dell'Oceania rappresentano una liberazione; infiammano la fantasia e nutrono le sue energie artistiche.
Di fatto, Gauguin trova meno ma anche più di quanto previsto a Tahiti ed alle Marchesi: l'ordine primitivo che sognava non esisteva più - ma era mai esistito? -, tuttavia la ricchezza e la complessità della vita che aveva davanti agli occhi stimola la nascita di una serie di opere tra le più vivide e durature nella storia dell'arte.
L'ampia antologica "Paul Gauguin. Artista di mito e sogno" vuole proporre una ulteriore meditazione sull'opera dell'artista francese e desidera offrire anche al vasto pubblico la preziosa opportunità di ripercorrere tappa per tappa il cammino artistico di Gauguin.
Nel 1874, ormai sposato con la danese Mette Gad, mentre lavora come agente di borsa e pittore dilettante, Gauguin visita la prima mostra impressionista, dove incontra Pissarro. Nel 1880, sul punto di diventare un artista a tempo pieno, espone le proprie opere con gli impressionisti. Nel 1882 una forte recessione economica conduce Gauguin ad abbandonare la professione e a trasferirsi in Danimarca. Con il crescere delle responsabilità e della routine, i suoi sogni di un'Età dell'Oro virgiliana diventano ancora più fervidi e, nel giugno 1885, Gauguin torna a Parigi con il figlio Clovis, lasciando la moglie in Danimarca.
A Parigi il suo pensiero è costantemente rivolto a sogni di evasione ed ai modelli di Pissarro e Cézanne. Alla ricerca di un luogo in cui vivere con poco, ma anche della compagnia di artisti come lui, nell'estate del 1886, Gauguin si reca a Pont Aven, in Bretagna. In mostra, sono presenti esempi di questo periodo messi a confronto con le opere degli Artisti che gravitavano intorno al villaggio bretone. In alcune opere risalenti a tale breve periodo, i colori turbolenti sono preludio della fecondità di una terra magica.
Durante il breve ma turbolento soggiorno con Van Gogh ad Arles alla fine del 1888 Gauguin prosegue con la sperimentazione dei contorni, l'astrazione ed una scelta cromatica apparentemente arbitraria. I colori sono divisi in ordinati blocchi rettangolari - bianco, marrone, verde, ocra, arancio - e ciascuno è separato dagli altri da linee scure, simili a fili.
All'inizio del 1889, Gauguin fa ritorno in Bretagna. La sua situazione finanziaria precaria, tuttavia, non migliora e Gauguin parte per Tahiti nel maggio 1891 per realizzare ciò che definisce uno "studio dei tropici... in cui la vita materiale possa essere vissuta senza denaro... ed in cui vivere significa cantare ed amare". Lì si sarebbe stabilito in una capanna, diceva, in uno stato di "primitività e selvatichezza".
Dopo un inizio positivo, le speranze dell'Artista di vedersi commissionare importanti e remunerativi ritratti si infrangono anche a causa del carattere anticonformista ed egli si ritira dalla capitale a Mataiea, una cittadina ad una trentina di chilometri a sud, dove resta quasi due anni, a volte in compagnia della sua amante Teha'amana, dedicandosi alla rappresentazione di volti e corpi per lo più di indigene sconosciute. Il suo obiettivo è quello di rinunciare al proprio status di colonizzatore e diventare un indigeno, encanaqué. Che cosa porta Gauguin verso i lontani mari del sud? Le sue motivazioni sono indubbiamente molteplici e complesse. Vuole essere un agitatore, un ribelle, uno straniero ed un rinnegato, ma anche ricostituire attraverso l'arte quelle immagini fantastiche di un'Età dell'Oro, che dominano la sua mente fin dai suoi primi viaggi intorno al mondo, quando era entrato nella marina mercantile.
I dipinti che raffigurano donne costituiscono il centro dell'opera tahitiana di Gauguin. Nell'estate del 1893, Gauguin fa ritorno in Francia nella speranza di trarre vantaggio dalla sua nuova ed esotica reputazione. Una mostra delle sue opere tahitiane presso il gallerista Paul Durand-Ruel, riceve recensioni decisamente contrastanti e vende poco. Non potendosi permettere la traversata di ritorno in Francia e nell'incertezza che le proprie opere avrebbero mai trovato un mercato, nel 1901 salpa per Atuona nelle isole Marchesi. Qui, Gauguin costruisce e decora una nuova casa in stile locale chiamandola "Casa del piacere". La casa ed il terreno circostante sono di per sé un'opera d'arte, con stipiti ed architravi intagliati, decorazioni scolpite in giro per la proprietà e un giardino dove pianta girasoli importati dalla Francia. Ma la visione fantastica del Pacifico diventa sempre più simile ad un incubo.
In pochi seguono il feretro di Gauguin al suo funerale e la solennità dell'occasione è guastata da una lite.
La vita
Paul Gauguin nasce a Parigi nel 1848, e già l'anno successivo la sua famiglia si trasferisce in Perù dal nonno materno, don Mario Tristan y Moscoso. La casa di don Tristan, dove l'artista vive fino all'età di sette anni, circondato da lusso e da tenerezze, sarà il primo paradiso perduto, rimpianto da Gauguin. Tornato in patria, studia ad Orléans e poi a Parigi, in collegio.
Nel 1865, a diciassette anni, s'imbarca come marinaio semplice su un mercantile per il Sudamerica. Viaggia per mare nei successivi due anni e partecipa alla guerra franco-prussiana del 1870. Alla fine del conflitto, nel 1871, s'impiega come agente di cambio e comincia anche a dipingere. Nel 1873, Gauguin sposa una giovane danese, Mette Sophie Gad, dalla quale avrà cinque figli.
Negli anni successivi conosce Pissarro e Cézanne e si lega al gruppo impressionista, partecipando ad alcune mostre del movimento. Nel 1879 partecipa alla quarta mostra impressionista e in questa occasione Huysmans nota la sua opera. Nel 1883, forse a seguito di un crollo finanziario della borsa, Gauguin conosce la miseria in concomitanza alla separazione dalla moglie Mette, che ritorna a Copenaghen con i bambini.
Nel 1883 lascia il suo lavoro, e si trasferisce a Rouen in casa di Pissarro. In seguito ad una maturazione artistica che lo porta a considerare come fondamentali le esperienze artistiche "primitive", inizia una serie di spostamenti che lo condurranno dall'Europa al Sudamerica fino ai domini francesi delle Isole Marchesi. Nel 1886 è per la prima volta in Bretagna, a Pont-Aven, dove torna nel 1888 dopo un viaggio in Martinica. L'esperienza bretone è fondamentale per l'elaborazione del cosiddetto "sintetismo", uno stile che il critico contemporaneo Albert Aurier definirà tipico di un'arte "idealista, simbolista, sintetica, soggettiva e decorativa"; alla base del sintetismo sono la conoscenza delle stampe giapponesi, il primitivismo espressivo della scultura bretone, il colore piatto e il "cloisonnisme" delle vetrate gotiche. Nell'ottobre 1888 raggiunge Van Gogh ad Arles. L'incompatibilità di carattere tra i due e l'instabilità psichica di Vincent rendono la convivenza impossibile. Gauguin riparte per Parigi all'indomani del gesto disperato di Van Gogh di tagliarsi un orecchio.
L'8 giugno 1891 l'artista arriva a Tahiti dopo aver acquistato un biglietto di sola andata. Qui colora di esotismo il suo già eclettico primitivismo, elaborato anche sulla conoscenza "fotografica" delle pitture egizie, delle sculture del Partenone e di Borobodur. La vita nel paradiso ritrovato dell'Oceania non sarà comunque così edenica, ma segnata da malattie, dall'alcolismo, dalla sifilide, da un tentativo di suicidio e - nelle Isole Marchesi, dove si trasferisce nel 1901 - da un periodo di detenzione per aver istigato gli indigeni alla ribellione. Muore a Hiva Oa nel 1903.
(tratto dal Comunicato stampa dell'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio)
Si inaugura, con la mostra di Gauguin, un rapporto più stretto di cooperazione tra la Regione e i Sistemi bibliotecari del Lazio. In questa occasione, in collaborazione con il Consorzio per il Sistema bibliotecario dei Castelli Romani, verrà organizzato il 22 novembre presso il museo dell'Infiorata di Genzano di Roma un evento/presentazione della Mostra, rivolto al mondo delle biblioteche, delle scuole, delle realtà associative che operano per la promozione e la valorizzazione del patrimonio artistico e per favorire l'organizzazione di momenti ed eventi educativi nei confronti di giovani e adulti. Le 21 biblioteche comunali del sistema infatti, tra i tanti servizi di cui usufruiscono, hanno l'opportunità di utilizzare il patrimonio di documenti e percorsi guidati della Mostra bibliografica e multimediale "La biblioteca dell'arte" che la Provincia di Roma ha donato al Consorzio per farne una sorta di laboratorio permanente di educazione all'arte per tutta l'area dei castelli romani. I primi laboratori a tema sono stati attivati grazie al contributo del Comune di Genzano e in collaborazione con l'associazione Mamanè. In occasione dell'evento del 22 novembre verranno distribuiti dalla Regione Lazio alcune centinaia di ingressi promozionali.