Siamo circondati da cuffiette, mp3, ipod, che rappresentano i nuovi oggetti di culto del marketing pubblicitario, le nuove frontiere del desiderio musicale. La musica, di ogni stile e genere, scaricata dai siti, si comprime dentro file sonori, pronti ad essere condivisi da utenti di ogni età, ceto sociale, cultura di appartenenza, ideologia. La musica riprodotta diviene arredamento sonoro negli studi dentistici, relax preliminare prima della partenza di un volo di linea intercontinentale, reagente muscolare per i frequentatori di palestre, colonna sonora degli oltre un milione di spot televisivi italiani, oltre ai già ben noti usi cinematografici e spettacolari, tesi alla preparazione psicologica del consumatore presente nei luoghi anonimi, ma sempre più distrattamente frequentati, come megastore e grandi centri commerciali.
L'intensità della musica consumata è pari allo sforzo degli opinion maker di fare della musica in toto il più grande business globalizzato.
È ovvio che in queste nuove frontiere della fruizione "domestica" l'avvento delle nuove tecnologie ha di fatto rivoluzionato e condizionato pesantemente il pubblico degli ascoltatori "intermittenti", ovvero di tutti coloro che non producono musica neanche a livello amatoriale, cantando in una corale, suonando uno strumento musicale in una banda cittadina o riproducendo tramite un karaoke una canzone di successo. Di fatto l'educazione musicale è ancora nel 2008 assente dalle scuole elementari italiane, e le povere maestre si industriano, in mancanza di un progetto statale, per compensare "all'italiana" il deficit, arrangiando almeno una canzoncina musicale natalizia per soddisfare i poveri analfabeti (musicalmente parlando) genitori italiani.
La musica è veramente trascurata nonostante la creazione del Parco della Musica, più che altro un nuovo Parco Centrale dei divertimenti, dove tutto si vende, dai programmi di sala, alle conferenze, oltre ai concerti ovviamente.
Ed è proprio il LIVE la vera questione sociologica: oggi, nell'epoca globalizzata, ascoltare dal vivo una serie di esecutori che suonano è diventato il nodo centrale della fruizione musicale. Infatti il musicista còlto nell'atto esecutivo torna ad essere un uomo che respira o canta davanti ad un pubblico pronto e disponibile all'ascolto "non intermittente", come l'ascoltatore televisivo o radiofonico, che può sempre riservarsi la possibilità dello "zapping" in qualunque momento desideri. Il DVD musicale resta poi insoddisfacente perché è pur sempre un problema visivo, da videoclip, da MTV, e pertanto perde fascino: come tutte le realtà virtuali non sentiamo il respiro vivo dell'esecutore. Certamente l'industria dell'entertainment cerca di creare mega-eventi da stadio per comprimere più pubblico pagante possibile entro un recinto prestabilito, così da avviare la moderna macchina impresariale fatta di prevendite, botteghini, agenzie di vendita on-line e profitti pubblicitari, ma dopo tanti sforzi la disponibilità dell'ascoltatore medio a lasciarsi coinvolgere nell'ingranaggio del mercato è sempre minore e varie forme di resistenze culturali si sono fatte largo, anche qui nel territorio dei Castelli Romani. Accanto ai modi consueti e tradizionali di fruizione musicale (bande musicali, scuole di musica, corali autogestite, concerti proposti dalle associazioni culturali del territorio) stanno avanzando nuove proposte di fruizione musicale che coniugano luoghi d'interesse storico (come il ciclo di concerti denominati "Museo in Musica" proposti dal Museo Civico Archeologico di Lanuvio in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica "Ottorino Respighi" di Latina) a nuove esperienze di ascolto musicale condiviso dal vivo, come i cicli di compositori contemporanei proposti dai giovani del T_nello di Genzano.
Perché nuova fruizione? Innanzitutto perché l'esperienza d'ascolto è limitata a piccoli gruppi di persone, uniti da una forte affinità culturale; poi perché si crea un afflato, una corrispondenza d'intenti fra i musicisti ed il pubblico lontani dalla retorica del rituale del concerto, oggetto di mercato consumato nell'epoca globalizzata e rigettato già negli anni Ottanta dal grande pianista canadese Glenn Gould.
In questo quadro di nuove iniziative musicali "decentrate" ben s'inseriscono le "Mattinate musicali di Casa Moncada", una serie di concerti vissuti entro la splendida cornice dell'Antico Casale del Conte Raimondo Moncada, proprietario di un'azienda agrituristica rigorosamente biologica attiva da oltre 25 anni nel territorio lanuvino. Il Casale in questione, sito in Via Monte Giove Vecchio, ha una storia notevole ed è stato teatro nel 1944 di una tremenda battaglia fra gli americani sbarcati ad Anzio e le truppe tedesche stanziate a Lanuvio e appostatesi proprio nell'antico casale, per la sua posizione strategica dominante. I pesanti bombardamenti che colpirono la città di Lanuvio (e che provocarono 149 vittime accertate fra i civili) coinvolsero anche l'antico Casale Moncada, che subì gravi danni, ma venne ricostruito prontamente a conflitto ultimato. Attualmente il Conte Moncada vive ancora nel suo casale e presenta egli stesso ai numerosi ospiti le bellezze artistiche della sua proprietà, i reperti archeologici, il salotto ottocentesco, la cappella privata secentesca con pitture di scuola siciliana del XVII secolo, le antiche grotte per il vino, offrendo deliziosi brindisi ai convenuti.
Di fatto la residenza è collocata all'interno di una vasta area di 25 ettari coltivati con metodologia biodinamica, e nell'ex vaccheria c'è ora un ristorante biologico con 250 posti.
A partire da domenica 27 gennaio 2008 sarà possibile abbinare la musica "domestica", ovvero l'Hausmusik italiana ed europea del XVIII e XIX secolo, a una visita all'antico casale, agli orti e giardini privati; nonché gustare un delizioso buffet vegetariano con i prodotti tipici dell'azienda. L'abbinamento musica classica - degustazione biologica è reso possibile dalla sensibilità dimostrata dal Conte Moncada, amante della musica colta in prima persona, pianista dilettante, possessore di due splendidi pianoforti d'epoca (di fine Ottocento ed inizio Novecento). Egli vuole infatti ripristinare non uno sterile salotto musicale ottocentesco assolutamente fuori epoca, bensì abbinare la buona musica, affidata a musicisti esperti e professionisti, alla concezione biodinamica dell'azienda, che si avvale di compostaggi naturali e può offrire prodotti agricoli di stagione sempre freschi e coltivati senza nessun intervento chimico. Una proposta di qualità che nel panorama della crescita culturale sia degli agriturismi castellani che della consapevolezza di scelte esistenziali sempre più ecocompatibili, ci restituisce un'immagine del Moncada come di operatore culturale raffinato e sobrio. I concerti musicali spaziano all'interno del genere "domestico", ovvero quel repertorio vissuto e praticato dai dilettanti di musica dell'epoca fuori dal teatro in ambito privato, per un pubblico legato da forti affinità culturali, e lontani anche dalle Accademie Filarmoniche, una forma di fruizione totalmente "riservata" della musica. Esempi di generi musicali hausmusik sono i repertori biedermaier germanici e austriaci, le "romanze vocali da camera" di scuola francese e italiana, la liederistica schubertiana, il virtuosismo salottiero dei vari strumentisti europei, la letteratura domestico-amatoriale settecentesca legata a una committenza aristocratica di corte (di scuola napoletana o dei vari stati preunitari italiani). È ovvio che per muoversi all'interno di questo "viaggio musicale" c'è bisogno di una guida. Il musicologo e flautista Maurizio Bignardelli, direttore artistico delle "Mattinate musicali", illustrerà al pubblico convenuto i repertori che verranno proposti dai vari esecutori che si alterneranno con cadenza bimensile per tutto il 2008. Che la musica "domestica" del passato possa disgelare una nuova sociologia della fruizione musicale? Che nuovamente si possano godere i frutti dell'arte insieme a quelli autentici della vita stessa, in comunione sociale? Ci attendiamo questo ed altro da questa nuova proposta culturale.
Musica “domestica”: una nuova fruizione nell’epoca globalizzata?
Per la rubrica
Musica
- Numero 68 febbraio 2008